Scoprire le Neuroscienze

Ho iniziato questo blog convinto della significativa importanza delle Scienze cognitive. Da tempo, riproponendomi di avere il tempo e l’opportunità di organizzare le mie riflessioni in un unico testo, in una sorta di manuale di difesa contro la manipolazione mediatica, che credo siano alla base dei molti guai nel mondo, che l’Umanità soffre da millenni.   

E’ appena iniziata la distribuzione nelle edicole di un progetto editoriale che mancava. Semplice nella sua descrizione di temi spesso complicati da apprendere per l’Uomo comune nelle pubblicazioni scientifiche di settore.

Voglio per questo motivo adattare l’introduzione al primo numero della collana promuovendola per l’Uomo di buona volontà nel voler capire quali possono essere i suoi limiti,  dovuti a niente altro che la Natura come ci ha modellato. Buona Lettura.


Scoprire le Neuroscienze [*]

Il nostro cervello elabora, integra e immagazzina senza sosta grandi quantità d’informazione e di frequente, incluso quando dormiamo, lo fa in modo inconscio. La nostra personalità, i nostri pensieri e le nostre azioni sono modellati dalla stretta relazione esistente tra il cervello inconscio e quello conscio. Non sarebbe affascinante poter conoscere in che modo le migliaia di cellule nervose del nostro cervello danno origine a ciò che impariamo, ricordiamo, sogniamo, desideriamo e percepiamo come noi stessi? Questa conoscenza non concorrerebbe solo alla cura delle persone affette da malattie o disturbi neurologici (come le fasi più avanzate della malattia di Alzheimer o le crisi epilettiche con perdita di coscienza), ma potrebbe servire anche a favorire la memoria e l’apprendimento.

 Se individuassimo il «codice neurale» alla base dell’esecuzione di diversi comportamenti, dall’andare in bicicletta al ben più complesso processo di creazione (o di pianificazione) di un’opera d’arte, potremmo hackerare il sistema e permettere a chi ha perso la memoria di Se trovassimo la chiave della comprensione della coscienza umana, diventerebbe possibile cercare le tracce della coscienza anche in altre specie a noi molto simili (in termini evolutivi)  come gli scimpanzé, oppure molto familiari come i nostri amati animali domestici.

Se un giorno dovessimo scoprire che gli animali che sacrifichiamo per i nostri consumi (cibo, scienza, indumenti ecc.) sono dotati di coscienza, come risolveremmo questo dilemma etico? Saremmo disposti a cambiare la nostra alimentazione? Continuerebbero a esistere gli zoo?

In effetti, già da alcuni decenni esistono sufficienti basi teorico-scientifiche, continuamente supportate da nuove scoperte, per ritenere possibile questo quadro futuro.

Per comprendere la [mente inconscia] dobbiamo esaminare anche il cervello conscio. Il primo agisce come un filtro che separa ciò che è rilevante da ciò che non lo è, al fine di evitare sprechi di risorse nei compiti che non hanno bisogno della nostra coscienza.

È opportuno ricordare che il nostro cervello riceve ininterrottamente milioni di stimoli sotto forma di esperienze sensoriali.

È impensabile che questa enorme mole di informazioni possa accedere in blocco alla coscienza e, proprio per questa ragione, il sistema di filtraggio del cervello inconscio è così importante.

 [Attenzione, però, al fatto che questo Sistema però ci può anche ingannare …]

Il cervello conscio, quindi, elabora solo una piccola parte degli stimoli ricevuti dal cervello; tuttavia, per quanto numericamente inferiori, essi contengono l’informazione più rilevante (anche se non necessariamente più utile alla sopravvivenza) per quanto riguarda la formazione della nostra condotta e dei nostri pensieri.

D’altra parte, il cervello inconscio elabora la maggior parte dell’informazione trasformandola in pensieri e idee che guidano, più di quanto si pensi, le nostre azioni e il nostro comportamento.

Inoltre, si occupa di conservare le funzioni vitali del corpo senza avere bisogno dell’intervento della coscienza (o della nostra volontà). E fa tutto ciò senza riposarsi un momento, da quando nasciamo fino all’istante della nostra morte!

Per tutte queste ragioni [tutti dovrebbero analizzare, conoscere, sapere]  in che cosa consista la coscienza per poi, di rimbalzo, definire ed esaminare l’inconscio.

E’ evidentemente determinante poter iniziare a conoscere che cos’è il cervello e come funziona;  [sapere] come i vari stimoli, che dall’ambiente che ci circonda viaggiano fino alla nostra mente, vengono elaborati, e [distinguere] gli aspetti dei quali siamo pienamente consapevoli da quelli che invece non percepiamo, o [percepiamo in maniera difforme dalla realtà a causa delle distorsioni cognitive alle quali nessuno è immune: sia un professore universitario, uno scienziato, un politico o un “semplice” manovale].

E’ importante conoscere  anche il sistema sensoriale del cervello, ovvero i famosi «cinque sensi». Ed iniziare a sapere il cammino che la coscienza [dell’Uomo] ha tracciato [lungo il corso evolutivo  della sua esistenza] ed esaminere le possibili variazioni alle quali essa è soggetta in ogni fase della vita. [Ciò] ci porterà a chiederci che cos’hanno in comune la memoria e le emozioni con la coscienza.

Infine, è significativo  affrontare la questione degli stati alterati (non fisiologici) di coscienza, che possono essere il prodotto di una malattia oppure venire indotti artificialmente per dotare il cervello di nuove capacità sensoriali e percettive [in questa epoca di trasformazione digitale e di sviluppo delle cosiddette “protesi digitali” e della Intelligenza artificiale]


[*] tratto ed adattato da “Introduzione, Il Cervello Inconscio, Collana: Conoscere le Neuroscienze

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