“Il potere è il supremo afrodisiaco”
Il potere è il supremo afrodisiaco, queste le parole di Henry Kissinger, che ci porta a chiederci : … perché le persone al Potere riescono ad avere comportamenti contradditori, incomprensibili, talmente arroganti che l’uomo comune difficilmente sopporta?
Una risposta la possiamo trovare nella definizione, di Morgese ed altri, del termine Dissociazione in psicologia
“Dissociazione : un processo di disintegrazione mentale, la mente viene a perdere la sua capacità di integrare alcune funzioni superiori, e svariate osservazioni cliniche stabiliscono un legame causa-effetto tra trauma e dissociazione (Dutra et al., 2009). Tale rapporto sembrerebbe essere non lineare: la dissociazione non è una difesa dal dolore del trauma, essa si configura piuttosto come una disintegrazione di coscienza e intersoggettività. La dissociazione compromette le relazioni interpersonali e causa una deficitaria capacità di regolare le emozioni in caso di stress, uno sviluppo difettoso e una carente mentalizzazione (Liotti & Farina, 2011)
Lo storico Henry Adams ci descriveva il potere come: … una sorta di tumore che finisce per uccidere le simpatie della vittima
Oggi è la Scienza che ci spiega: “ … i soggetti sotto l’influenza del potere agiscono come se avessero subito un danno cerebrale traumatico, diventando più impulsivi, meno consapevoli del rischio e, in maniera cruciale, meno abili nel vedere le cose dal punto di vista delle altre persone” (Dacher Keltner, professore di psicologia presso l’Università della California-Berkeley Social Interaction Laboratory). A questa conclusione lo scienziato ci è arrivato dopo oltre venti anni di studi e di esperimenti di laboratorio e test sul campo.
Ma non è solo la psicologia che indaga e studia questo genere di problema nel comportamento dei ‘potenti’. Anche le neuroscienze sono arrivate alle stesse conclusioni, questa volta con una visione oggettiva del funzionamento cerebrale nelle persone di potere.
Il neuroscienziato Sukhvinder Obhi,docente all’università di McMaster in Ontario, ha recentemente descritto qualcosa di simile. A differenza di Keltner, che studia i comportamenti, Obhi studia i cervelli. E quando ha messo sotto esame delle macchine le teste ‘del potente e del non-potente’, procedendo con stimolazioni transcranico-magnetiche, ha scoperto che in queste persone sono alterati i processi neurali specifici dei Neuroni specchio che sono la pietra angolare dell’Empatia.
Questa perdita delle capacità empatiche, di un incremento di disturbi narcisistici di personalità’ e di pulsioni manipolatorie (da sindrome da manipolazione relazionale) nelle persone che gestiscono il potere è stata osservata e dimostrata in diversi modi applicando i test ed esami più creativi. Questi studi confermano anche altri studi sul comportamento umano, quali ad esempio la sindrome da Overconfidence.
Nelle sue conclusioni scientifiche , Keltner definisce questo fenomeno che spesso affligge le persone di potere: il Paradosso del potere. Quando le persone acquisiscono potere, perdono (o meglio: il loro cervello perde) alcune capacità fondamentali. Diventano meno empatiche, cioè meno percettive. Meno pronte a capire gli altri. E, probabilmente, meno interessate, spesso poco disposte a riuscirci … Non è raro che le persone di potere si circondino di una corte di subordinati, che tendono a rispecchiare il loro capo per ingraziarselo, cosa che non aiuta certo a mantenere un sano rapporto con la realtà … è il ruolo stesso a chiedere che le persone di potere siano veloci a decidere (anche se non hanno elementi sufficienti per farlo, né tempo per pensarci), assertive (anche quando non sanno bene che cosa asserire; o quando sarebbe meglio prestare attenzione alle sfumature) e sicure di sé al limite dell’insolenza.”
Keltner aggiunge: “… come polli senza testa i top manager delle multinazionali girano freneticamente per il mondo come polli decapitati: decidono guidati dall’ansia, senza pensare, senza capire, senza vedere e senza confrontarsi. Spesso ho sentito dire da relatori più anziani e autorevoli di società internazionali di consulenza cose senza senso nel corso di riunioni riservate ai partner, mi sarei aspettato qualche brusio di sconcerto tra gli astanti, e invece: clamorosi segnali di assenso …
Ho il sospetto che la sindrome del pollo possa appartenere non solo a chi guida le imprese, ma anche a chi governa le istituzioni e le nazioni” (D.Keltner)
L’esperta di comunicazione aziendale Annamaria Testa riporta in una intervista: “c’è una parola molto antica che descrive bene tutto ciò: l’Hỳbris. Che indica la tracotanza presuntuosa di chi ha raggiunto una posizione eminente e si sopravvaluta. È notevole il fatto che nel termine greco sia implicita anche la fatalità di una successiva punizione, divina o terrena: il fallimento, la caduta.
Adrian Furnham, docente di psicologia all’University College di Londra, aggiunge:si stima che il 47 per cento dei manager falliscano. È una percentuale molto alta. Uno dei principali motivi di fallimento è il narcisismo: un cocktail deteriore di arroganza, freddezza emozionale e ipocrisia. (In questo) c’è un paradosso: è facile ammirare e rispettare le persone carismatiche e fiduciose in se stesse. Ma non è così semplice distinguere il carisma dal narcisismo, che per molti versi ne è il lato oscuro. Sappiamo davvero individuare il confine che c’è tra assertività e prepotenza? Tra sicurezza e ostinazione? Tra fascino e manipolazione? Tra pragmatismo e cinismo?
Approfondimenti
- The Power Paradox: How We Gain and Lose Influence
- Power Can Make Leaders Less Effective By Changing Their Brains
- Power is such an impactful force
- Power Causes Brain Damage
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Fin dai miei studi universitari, nella facoltà di sociologia, e precisamente nell’esame di neuropsichiatria, ho maturato l’idea che nel “mestiere” di politico fosse implicato un comportamento simil/drogato. Mi spiego: nell’individuo avezzo ad alcune droghe, si produce a livello cerebrale una sostanza, la “feniletilamina”, che induce nell’individuo una forma di “ebrezza esistenziale”, più si assume droga e più si assume un’atteggiamento comportamentale “maniaco/depressivo. La forma maniacale si manifesta quando si è al massimo dell’ “orgia di potere”: subalterni che svolazzano al suo seguito, interviste pressanti sulle sue attività pubbliche, attrazione verso l’altro genere etc. che lo porta, appunto, a esperire il narcisismo: come dice l’articolo di Vittorio Dublino, un insieme di arroganza, di frenetico attivismo misto a ansia e ipocrisia. La forma depressiva, subentra quando si è lontani dalle “luci della ribalta”, quando si teme l’allontanamento dallo status acquisito e di tutti i privilegi che ne conseguono. Il politico, soprattutto nella sua attività parlamentare, per ben cinque e più anni ha “fame” di tale sostanza per cui diventa quasi un “drogato cronico”. Questo è il motivo per cui una volta fuori dal Parlamento quel soggetto tenta in tutti i modi (leciti e illeciti) di tornarci (benedetta feniletilamina).
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