QUANDO L’ANZIANO E’ UN ‘TROLL’ INCONSAPEVOLE e diventa: ..un divulgatore di fake-news

Secondo uno studio pubblicato dai ricercatori dell’Università di New York e Princeton, le persone più anziane sono sproporzionatamente più propense a condividere notizie false su Facebook.

La ricerca dimostra che gli internauti più anziani sottoposti all’indagine condividevano più notizie false rispetto a quelli più giovani, indipendentemente dal loro grado d’istruzione, il sesso, la razza, il reddito o per il tempo speso su internet, condividendo post sui social media. Di fatto, l’età ha predetto il loro comportamento meglio di qualsiasi altra caratteristica descritta nel profilo del cluster socio-demografico in esame, ed a prescindere le preferenze politiche.

“Molti anziani sono soli, relativamente ricchi, alienati e bloccati in posti in cui non conoscono nessuno … e si sentono arrabbiati …

… Le ricerche stanno dimostrando che le persone con più di 65 anni  spesso soffrono un sorta di disabilità digitale.  Sono sociologicamente vulnerabili, spesso sono sole, isolate ed arrabbiate, perche si sentono abbandonate. E gli studi dimostrano che sono molto più suscettibili a divulgare notizie false e disinformare, e sono più soggetti a truffe finanziarie”

“Le persone di età pari o superiore a 65 anni costituiranno presto la fascia di età più numerosa negli Stati Uniti e rimarranno così per decenni. Le persone che lottano di più con l’informazione digitale e la tecnologia rischiano, perchè sono lasciate a se stesse. Vengono prese di mira e sfruttati mentre i cambiamenti demografici aumentano la loro influenza . Quattro studi recenti hanno rilevato che gli americani più anziani hanno maggiori probabilità di consumare e condividere notizie false online rispetto ad altri gruppi di età. Il 36% di queste persone, di età compresa tra 60 e 69 anni,  sono o si sentono sole. L’isolamento e la solitudine sono fattori importanti nel comportamento online delle persone anziane. È essenziale comprendere meglio gli effetti dei social media, della solitudine e della mancanza di alfabetizzazione digitale sugli anziani”

Il ruolo delle notizie false (fake news)  nell’influenzare il comportamento degli elettori è diventato grande oggetto di discussione tra esperti ed opinionisti a partire dalla sorprendente vittoria di Donald Trump su Hillary Clinton nel 2016. Più di uno studio ha scoperto che le false notizie pro-Trump hanno probabilmente convinto alcuni elettori a votare per lui, a sfavore di Clinton, influenzando il risultato delle elezioni. Altri studi hanno rilevato che una relativamente  bassa percentuale di persone è solita cliccare i link, i collegamenti,  connessi alle notizie, evidenziando che una percentuale molto più ampia si focalizza solo sui titoli delle notizie distribuite sulla rete, rivelando la superficialità che affligge mediamente le persone che usano internet.”

Lo studio, pubblicato su Science Advances , ha esaminato il comportamento degli utenti nei mesi precedenti e successivi alle elezioni presidenziali americane del 2016. All’inizio del 2016, gli accademici hanno iniziato a collaborare con la società di ricerche YouGov per riunire un panel di 3.500 persone, che includeva sia utenti Facebook che non utenti. Il 16 novembre, subito dopo le elezioni, hanno chiesto agli utenti Facebook di installare sul pannello dei loro profili un’applicazione che consentisse loro di condividere dati, compresi campi del profilo pubblico, punti di vista religiosi e politici, post nelle loro linee temporali e i tipi di pagine che seguivano. Gli utenti potevano scegliere se condividere o meno le singole categorie di dati. Circa il 49% delle persone che hanno partecipato allo studio, utilizzando Facebook,  ha accettato di condividere i dati del proprio profilo. I ricercatori hanno quindi controllato i collegamenti pubblicati nelle rispettive timeline con un elenco di siti Web che erano attenzionati per la loro predisposizione a condividere o a lanciare notizie false.

I risultati dello studio sono inequivocabili! In tutte le fasce di età, la condivisione di notizie false si è rivelata relativamente rara, tranne una: quella 65/+, in cui la percentuale di persone che  hanno condiviso fake news saliva significativamente. L’11% degli utenti di età superiore ai 65 anni condivideva una bufala, mentre solo il 3% degli utenti tra 18 e 29 anni lo faceva. Gli utenti di Facebook di età pari o superiore a 65 anni hanno condiviso più del doppio di articoli di notizie false rispetto al gruppo di età più giovane tra i 45 e 65 anni, e quasi sette volte più articoli di notizie false del gruppo di età più giovane, dai 18 ai 29 anni. Gli utenti che si sono identificati come conservatori ( di destra, o repubblicani)  erano più propensi degli utenti identificati come liberali a condividere notizie false: il 18% dei repubblicani ha condiviso link a siti di notizie false, rispetto a meno del 4% dei democratici.

Con questi risultati, i ricercatori incrociando i risultati di altri studi,  hanno dimostrato che nel 2016 le notizie false sono servite in modo significativo a promuovere la candidatura di Trump a Presidente degli Stati Uniti.

Lo studio non ha tratto una conclusione sul motivo per cui gli utenti più anziani hanno maggiori probabilità di condividere le bufale, sebbene i ricercatori pongono l’attenzione su due teorie che ne motiverebbero la giusta causa.

La prima è che le persone anziane (nate analogiche) mancano delle competenze di Alfabetizzazione digitale che invece si riscontrano nelle loro controparti più giovani: in sostanza sono maggiormente affette dal DIGITAL DIVIDE CULTURALE. La seconda è che le persone sperimentano un ‘Declino cognitivo’ quando invecchiano, rendendole più ‘credulone’, dunque propensi a cadere nelle trappole cognitive insite nelle ‘bufale’, motivo per il quale gli Anziani sarebbero anche più  inclini ad essere preda di molte truffe: tanto che il Federal Bureau of Investigations (FBI) ha deciso di dedicare un manuale appositamente dedicato agli anziani,  distribuito sul sito ufficiale dell’agenzia governativa


Il gap culturale che divide coloro che hanno una buona Cultura Digitale da coloro che non l’hanno, sta influenzando negativamente il futuro del vivere sociale, privato e lavorativo  di una gran parte della Popolazione italiana.  Perché ostacola il Diritto alla e-Cittadinanza di numerosi cittadini alla Società dell’Informazione: il modello di Società in cui, volenti o nolenti, oggi tutti viviamo.

Gli Immigrati Digitali, quei   Cittadini Italiani che si avviano alla terza età, ma soprattutto quelli già Anziani, si trovano nella condizione di non poter godere con piena dignità dei nuovi, o emergenti, Diritti e benefici che si evidenziano, e si andranno ad evidenziare, nella Società dell’Informazione.

Questi Cittadini sono dunque soggetti ad essere affetti  da una nuova forma di Disabilità Sociale, le evidenti conseguenze della pandemia Covid-19, ce ne hanno dato conferma.  

Per questo motivo abbiamo definito, in collaborazione e gli auspici Istituzionali, già nel 2004,  l’inderogabile necessità di istituire una nuova figura professionale utile a contrastare queste disabilità: il Mediatore della Cultura Digitale. 


La scoperta che le persone anziane hanno maggiori probabilità di condividere notizie false su internet potrebbe aiutare i programmatori e i responsabili delle piattaforme di social media a progettare interventi più efficaci per impedire che una grossa percentuale di cittadini possa essere fuorviata cognitivamente da notizie false.

Già in passato il Digital Divide Culturale, indipendentemente dall’età, cioè il gap di alfabetizzazione digitale che soffrono le persone è stato attribuito alla disponibilità degli utenti a condividere le bufale e le fake news. Nel 2015, WhatsApp ha iniziato a sviluppare un programma per promuovere, agli utenti di tutte l’età,  l’alfabetizzazione digitale in India, dove molti dei suoi 200 milioni di utenti sono relativamente nuovi all’uso d’Internet, e dopo che si sono accorti  che una serie di omicidi potrebbero essere stati causati dall’inoltro virale di particolari ‘suggestioni’ su questa App.

Le nuove ricerche stanno orientando gli studi per verificare se esiste una relazione tra la visualizzazione di notizie false e la loro condivisione nel caso queste siano state già condivise da un conoscente, ipotizzando  che gli utenti potrebbero essere più propensi a condividere storie false se in precedenza queste sono state condivise da un amico fidato.

D’altro canto è ampiamente noto tra gli esperti di marketing che la pubblicità più efficace sia, da sempre, il ‘PASSAPAROLA’


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Ultimo aggiornamento 18 gennaio 2022

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