Dopo l’ultimo ciclo elettorale delle presidenziali americane, tra spin-doctor, esperti di marketing politico ed accademici si è aperto un importante dibattito sull’impatto che assumono i sondaggi nella creazione o la trasformazione di realtà politiche.
Da quella che fu cinque anni fa l’inaspettata ascesa di Donald Trump a leader politico a quanto in molti si aspettavano che scoppiasse l’anno scorso la bolla di Trump, in questo dibattito si discute su come e perché si formano le immagini politiche dei candidati e se i sondaggi effettivamente influenzino le percezioni negli elettori orientando la loro scelta di voto.
Nessuno può oggi negare quanto il marketing applicato alla politica, l’elaborazione di nuove strategie e l’impiego di tecniche e di strumenti che gli appartengono, siano decisivi per l’elezione di un candidato.
Sono sempre di più coloro che affermano che l’attenzione dei media alimenta i sondaggi ….
… che poi alimenta l’attenzione dei media,
che poi a sua volta alimenta i sondaggi più recenti e così via fino alle elezioni.
Ma è davvero è così? E’ vero che i sondaggi possono influenzare l’elezione di un candidato? Fino a che punto una sapiente copertura mediatica dei sondaggi influenza i successivi sondaggi stessi? In che modo le rivelazioni sulla posizione di un candidato in un sondaggio influenzano i comportamenti di voto degli elettori?
Un esperimento condotto da Global Strategy Group dimostra il potenziale impatto che la conoscenza dei risultati di un sondaggio può avere su chi decidere di votare. Facendo sorgere spontaneamente la domanda: fino a che punto l’attenzione intensa e sempre crescente dei media sui sondaggi sta influenzando le decisioni degli elettori?
Nel novembre dello scorso anno, GSG ha condotto una ricerca in cui ha chiesto agli elettori repubblicani una stessa domanda di voto di base: se le elezioni primarie repubblicane si svolgessero oggi, per quale candidato voteresti?
Alla metà degli intervistati è stato anche mostrato un grafico pubblicato da Huffington Post Pollster che mostrava i risultati aggregati dei recenti sondaggi di opinione pubblica, che mostravano Trump con un vantaggio decisivo.

Tra gli intervistati che hanno visto i risultati del sondaggio, Trump ha ottenuto 10 punti in più, con il supporto della grafica che mostrava Trump come il vincitore previsto rispetto agli altri candidati, rispetto agli intervistati ai quali non era stato mostrato il grafico.
Il marketing è una scienza interdisciplinare che trae linfa vitale anche dallo studio delle scienze cognitive applicate. Gli esperti sanno gli effetti che la comunicazione ha su distorsioni cognitive come l’Effetto Bandwagon (effetto carrozzone). Come e quanto fanno presa sull’elettore i sondaggi di opinione non è una novità. Questi ultimi studi lo confermano, e spingono gli addetti ai lavori a prendere in grande considerazione anche la crescente influenza che la copertura mediatica dei sondaggi ha nei risultati elettorali.
Gli esiti delle ultime ricerche parlano da soli. Una persistente copertura mediatica dei sondaggi, quasi quotidiana protratta nel tempo in vista di una tornata elettorale, riveste una significativa importanza.
Tanto significativa da diventare la causa della cosiddetta Profezia che si Autoavvera, innescando l’effetto Rosenthal negli elettori.
Quel fenomeno psico-sociale che spiega come un “qualcuno che predice qualcosa” contribuisce affinche la previsione, l’aspettativa, si avveri semplicemente perché un individuo (e l’insieme di individui) crede che così sarà. La conseguenza risultante sarà che i comportamenti della persona (e dei gruppi di persone di cui l’individuo fa parte) si allineano alla sua azione per soddisfare la sua convinzione. Ciò suggerisce che le convinzioni delle persone influenzano le loro azioni. Il principio alla base di questo fenomeno è che le persone creano conseguenze sugli eventi sulla base di conoscenze che precedono l’argomento che influenza la decisione.
Candidati, attenzione ai sondaggi … le profezie si avverano!