Lo scontro globale è tra due Sistemi

Nel mio articolo “se il marxismo si evolve con confucio” elucubravo sull’ipotesi che forse non solo l’economia fosse la causa principale di nuovi conflitti. Riflettendo sul fatto che tra il mondo occidentale (cosiddetto euro-atlantico) e quello orientale (asiatico-pacifico) si presentano sostanziali differenze nel modo di vivere e, in generale, nell’approccio alla vita.

Se poi inizio a maturare una maggiore consapevolezza, approfondendo le dinamiche e gli asetti globali in atto, su come si sta delineando la contrapposizione tra due Sistemi, quello atlantico e quello asiatico, inizio a diventare sempre più convinto che effettivamente è in atto uno scontro globale tra oriente ed occidente. Con la Russia (l’unica nazione che, per l’estensione e i confini del suo territorio, può posizionarsi, geopoliticamente, o nel sistema euro-atlantico o nel sistema asiatico-pacifico) che doveva decidere quale modello ideologico-filosofico-politico abbracciare.

Se leggiamo con attenzione i fatti ricorrenti nella storia delle relazioni russo-occidentali degli ultimi venti anni (ascoltando con attenzione interviste e dichiarazioni del leader russo) sembrerebbe che questi abbia aver tentato per anni di farsi accettare definitivamente nel blocco occidentale – anche sulla scorta delle “promesse” profuse dalle nazioni occidentali al crollo della USSR – ma invano.

Sembra quasi che il fattore scatenante la decisione di Putin possa essere stato l’esito dei rapporti con l’Occidente a causa del conflitto russo-ucraino. Laddove la Russia avrebbe avuto la conferma definitiva che non sarebbe mai stato bene accetto nel Sistema euro-atlantico. “Tratto il dado”, oggi Putin sembra dunque voler accelerare di conseguenza il processo d’integrazione della Russia nel Sistema Asiatico-Pacifico.
La lettura del recente articolo, che ho tradotto qui sotto, a firma del corrispondente giornalista politico Pepe Escobar pubblicato su The Cradle ci offre un quadro degli assetti che si stanno configurando. Escobar riporta in sintesi i temi e gli esiti delle discussioni che si sono tenute al recente Forum EEF di Vladivostok sul tema : “Sulla strada per un mondo multipolare”.


Il futuro dell’Asia prende forma a Vladivostok, nel [oceano] Pacifico russo
Sessantotto paesi si sono riuniti sulla costa orientale della Russia per ascoltare la visione economica e politica di Mosca per l’Asia-Pacifico

L’ Eastern Economic Forum  (EEF) di Vladivostok è una delle tappe annuali indispensabili per stare al passo nel comprendere non solo con il complesso processo di sviluppo dell’Estremo Oriente russo, ma anche con i principali eventi in atto per l’integrazione dell’Eurasia.

Rispecchiando un 2022 immensamente turbolento, il tema attuale di Vladivostok è ” Sulla strada per un mondo multipolare”.  Il  presidente russo Vladimir Putin, in un breve messaggio ai partecipanti alle imprese e al governo di 68 nazioni, ha dichiarato le basi:

“L’obsoleto modello unipolare viene sostituito da un nuovo ordine mondiale basato sui principi fondamentali di giustizia e uguaglianza, nonché sul riconoscimento del diritto di ogni Stato e popolo al proprio percorso sovrano di sviluppo. Potenti centri politici ed economici stanno prendendo forma proprio qui nella regione Asia-Pacifico, agendo da forza trainante in questo processo irreversibile”.

Nel suo discorso alla sessione plenaria dell’EEF , l’Ucraina è stata a malapena menzionata. La risposta di Putin alla domanda al riguardo: “Questo paese fa parte dell’Asia-Pacifico?”

Il discorso è stato in gran parte strutturato come un serio messaggio all’Occidente collettivo, divulgato da quello che il principale analista Sergey Karaganov chiama la “maggioranza globale”.

Tra i vari punti chiave da tenere a mente, questi potrebbero essere i più significativi:

  • La Russia come stato sovrano difenderà i suoi interessi.
  • La “febbre” delle sanzioni occidentali sta minacciando il mondo e le crisi economiche non stanno scomparendo dopo la pandemia.
  • L’intero sistema delle relazioni internazionali è cambiato. C’è un tentativo di mantenere l’ordine mondiale cambiando le regole.
  • Le sanzioni alla Russia stanno provocando chiusura delle attività in Europa. La Russia sta affrontando l’aggressione economica e tecnologica da ovest.
  • L’inflazione sta battendo tassi record nei paesi sviluppati. La Russia sta guardando ad un 12%.
  • La Russia ha svolto il suo ruolo nelle esportazioni di grano in partenza dall’Ucraina, ma la maggior parte delle spedizioni è andata alle nazioni dell’UE e non ai paesi in via di sviluppo.
  • Il “benessere del ‘Miliardo d’Oro’ viene ignorato”.
  • L’Occidente non è in grado di imporre i prezzi dell’energia alla Russia.
  • Rublo e yuan saranno utilizzati per i pagamenti del gas.
  • Il ruolo del Sistema Asia-Pacifico è notevolmente aumentato.

In poche parole: l’Asia è [ritenuta] il nuovo epicentro del progresso tecnologico e della produttività. Non più un ‘oggetto di colonizzazione’

L’EEF si svolge solo due settimane prima di un altro importante incontro annuale:  il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) a Samarcanda. Non sorprende che alcune delle discussioni principali tenute all’EEF siano ruotate attorno alla crescente interpolazione economica tra la SCO e l’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN).

Questo tema è cruciale quanto lo sviluppo dell’Artico russo: con il 41% del territorio totale, questa è la più grande base di risorse della federazione, distribuita su nove regioni e comprende la più grande Zona Economica Speciale (ZES) del pianeta, collegata al porto franco di Vladivostok. [Le terre] dell’’Artico vengono sviluppate attraverso diversi progetti strategicamente importanti che trattano di risorse minerali, energetiche, idriche e biologiche.

Quindi è perfettamente appropriato che l’ex ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissel ( che si autodefinisce: “una storica appassionata”) abbia scherzato sul suo fascino per il modo in cui la Russia e i suoi partner asiatici stanno affrontando lo sviluppo della rotta del Mare del Nord: “Una delle mie espressioni preferite è che le compagnie aeree e gli oleodotti si stanno spostando verso est. E lo dico da vent’anni”.

In mezzo a una vasta gamma di tavole rotonde che esplorano tutto, dal potere del territorio, alle catene di approvvigionamento e all’educazione globale – le “tre balene” (scienza, natura, umanistica) –  probabilmente la discussione principale di questo martedì al forum è stata incentrata sul ruolo della SCO.

Oltre agli attuali membri a pieno titolo del Forum (Russia, Cina, India, Pakistan e quattro dell’Asia centrale:  Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan) assistiamo alla più recente adesione dell’Iran, con non meno di altre 11 nazioni che vogliono aderire: dall’osservatore Afghanistan alla Turchia partner di dialogo.

Grigory Logvinov, vice segretario generale della SCO, ha sottolineato come il potenziale economico, politico e scientifico degli attori che costituiscono “il centro di gravità” dell’Asia ( che appresenta oltre un quarto del PIL mondiale e il 50 per cento della popolazione mondiale)  non è stato completamente sfruttato ancora.

Kirill Barsky, dell’Istituto statale per le relazioni internazionali di Mosca, ha spiegato come la SCO sia in realtà,  secondo il suo statuto, un modello di multipolarità rispetto allo scenario dei “processi distruttivi” lanciati dall’Occidente. Portando l’agenda economica, nel progresso dell’integrazione eurasiatica, con l’Unione economica eurasiatica (EAEU) guidata dalla Russia configurata come il partner più importante della SCO.

Barsky identifica la SCO come: “la struttura centrale eurasiatica, che forma l’agenda della Grande Eurasia all’interno di una rete di organizzazioni di partenariato”. Ed è qui che entra in gioco l’importanza della cooperazione con l’ASEAN. Barsky non poteva non evocare Mackinder, Spykman e Brzezinski,  che consideravano l’Eurasia “come un oggetto da agire secondo i desideri degli stati occidentali, confinati all’interno del continente, lontano dalle coste oceaniche, in modo che il mondo occidentale potesse dominare in un confronto globale di terra e mare. Lo SCO così come si è sviluppato può trionfare su questi concetti negativi”.

E qui si forma un’idea ampiamente condivisa da Teheran a Vladivostok: L’Eurasia non è più da considerare “un oggetto di colonizzazione da parte della Europa civile”, ma un nuovo un agente di politica globale” (…) “L’India vuole un 21 ° secolo asiatico”

Sun Zuangnzhi dell’Accademia cinese delle scienze sociali (CASS) ha approfondito l’interesse della Cina per la SCO. Si è concentrato sui risultati: nei 21 anni dalla sua fondazione, un meccanismo per stabilire la sicurezza tra Cina, Russia e stati dell’Asia centrale si è evoluto in “meccanismi di cooperazione multi-livello e multisettoriale”.

Invece di “trasformarsi in uno strumento politico”, la SCO dovrebbe capitalizzare il suo ruolo di forum di dialogo per gli Stati [che hanno tra loro] una storia difficile di conflitti,  “le interazioni sono talvolta difficili”, ma [è importante] concentrarsi sulla cooperazione economica “su salute, energia, sicurezza alimentare, riduzione della povertà”.

Rashid Alimov, ex segretario generale della SCO, ora professore al Taihe Institute, ha sottolineato le “grandi aspettative” dalle nazioni dell’Asia centrale che sono il cuore dell’organizzazione. L’idea originale rimane basata sull’indivisibilità della sicurezza a livello transregionale in Eurasia. [Alimov] ha rimarcato : “Ebbene, sappiamo tutti come hanno reagito gli Stati Uniti e la NATO quando la Russia alla fine dell’anno scorso ha proposto un dialogo serio sull'”indivisibilità della sicurezza”.

Alimov ha sottolineato: “Poiché l’Asia centrale non ha uno sbocco sul mare, è inevitabile, come la politica estera dell’Uzbekistan privilegi il coinvolgimento nel commercio accelerato all’interno della SCO. Russia e Cina potrebbero essere i principali investitori e ora anche l’Iran gioca un ruolo importante. Oltre 1.200 aziende iraniane lavorano in Asia centrale”.

Si ribadisce ancora una volta che la connettività deve aumentare: “La Banca Mondiale valuta l’Asia centrale come una delle economie meno connesse al mondo”. Sergey Storchak della banca russa VEB ha spiegato il funzionamento del “consorzio interbancario SCO”. I partner hanno utilizzato “una linea di credito della Bank of China” e vogliono firmare un accordo con l’Uzbekistan. Il consorzio interbancario SCO sarà guidato dagli indiani a rotazione che vogliono intensificare il proprio gioco. Al prossimo vertice di Samarcanda, Storchak prevede una tabella di marcia per la transizione verso l’uso delle valute nazionali nel commercio regionale.

Kumar Rajan della School of International Studies dell’Università Jawaharlal Nehru ha articolato la posizione indiana. È andato dritto al punto: “L’India vuole un 21 ° secolo asiatico. È necessaria una stretta collaborazione tra India e Cina, [questo] può far succedere il secolo asiatico”. Rajan ha osservato come l’India non veda la SCO come un’alleanza, ma come impegnata nello sviluppo e nella stabilità politica dell’Eurasia. Ponendo il punto cruciale sulla connettività che ruota attorno all’India: “lavorando con la Russia e l’Asia centrale con l’INSTC” (l’International North South Transportation Corridor) e [sfruttando]  uno dei suoi hub chiave, il porto di Chabahar in Iran: L’India non ha una connettività fisica diretta con l’Asia centrale. L’INSTC ha la partecipazione di una compagnia di navigazione iraniana con 300 navi, in collegamento con Mumbai. Il presidente Putin, nel [recente] incontro del Caspio, ha fatto riferimento direttamente all’INSTC”.

Fondamentalmente, l’India non solo sostiene il concetto russo di Greater Eurasia Partnership, ma è impegnata nella creazione di un accordo di libero scambio con l’EAEU: il primo ministro Narendra Modi, per inciso, ha presenziato al forum di Vladivostok l’anno scorso.

Tra tutti gli interventi introdotti qui sopra, alcuni temi sono costanti. Dopo il disastro in Afghanistan e la fine dell’occupazione statunitense, il ruolo stabilizzatore della SCO non può non essere abbastanza valutato. Un’ambiziosa tabella di marcia per la cooperazione è d’obbligo, probabilmente da approvare al vertice di Samarcanda. Tutti i giocatori cambieranno gradualmente [lo scenario economico] per commerciare in valute bilaterali. E la creazione di corridoi di transito sta portando alla progressiva integrazione dei sistemi di transito nazionali.

Una tavola rotonda chiave, dal titolo “Gateway to a Multipolar World”,  ha ampliato il ruolo della SCO, sottolineando come la maggior parte delle nazioni asiatiche siano “amichevoli” o “benevolmente neutrali” quando si tratta della Russia dopo l’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina .

Dunque le possibilità di espandere la cooperazione in tutta l’Eurasia rimangono praticamente illimitate. La complementarità delle economie è il fattore principale. Tra gli altri sviluppi, ciò porterebbe alla trasformazione dell’Estremo Oriente russo come hub multipolare diventando la “porta della Russia verso l’Asia” entro il 2030.

Wang Wen, del Chongyang Institute for Financial Studies, ha sottolineato la necessità per la Russia di riscoprire la Cina, stabilendo “fiducia reciproca nel livello medio e nelle élite”.  Allo stesso tempo, afferma sempre Wang,  sembra esserci una sorta di corsa globale per unirsi ai BRICS da parte dell’Arabia Saudita l’Iran, l’Afghanistan e l’Argentina: “Ciò significa un nuovo modello di civiltà per le economie emergenti come la Cina e l’Argentina perché vogliono sollevarsi pacificamente (…) Penso che siamo nella nuova era della civiltà”.

BK Sharma,  della United Service Institution of India,  (…): “l’India ora ha molteplici strategie, dal collegamento con l’Asia centrale alla politica Act East. Nel complesso, è un contatto con l’Eurasia, poiché l’India non è competitiva e ha bisogno di diversificare per ottenere un migliore accesso all’Eurasia, con l’aiuto logistico della Russia”. Sharma sottolinea come l’India prenda molto sul serio la SCO, il BRICS e il RIC mentre vede la Russia svolgere “un ruolo importante nell’Oceano Indiano”. Sfuma la prospettiva indo-pacifica: l’India non vuole Quad come alleanza militare, privilegiando invece “l’interdipendenza e la complementarità tra India, Russia e Cina”.

Tutte queste discussioni si collegano con i due temi generali trattati nelle diverse tavole rotonde di Vladivostok: l’energia e lo sviluppo delle risorse naturali dell’Artico. Pavel Sorokin, primo viceministro russo dell’Energia, ha respinto l’idea di tempesta o tifone nei mercati energetici: “È tutt’altro che un processo naturale. È una situazione creata dall’uomo”. Al contrario l’economia russa, è vista dalla maggior parte degli analisti progettare, lentamente ma inesorabilmente,  il suo futuro di cooperazione artico/asiatica, incluso, ad esempio, la creazione di una sofisticata infrastruttura di trasbordo per il gas naturale liquefatto (GNL).

Il ministro dell’Energia Nikolay Shulginov ha assicurato che la Russia aumenterà effettivamente la sua produzione di gas, considerando l’aumento delle consegne di GNL e la costruzione della Power of Siberia-2 alla Cina: “Non aumenteremo solo la capacità del gasdotto, ma amplieremo anche la produzione di GNL: ha mobilità e ottimi acquisti sul mercato globale”.

Per quanto riguarda la rotta del Mare del Nord, l’enfasi è posta sulla costruzione di una flotta rompighiaccio potente e moderna, compreso quella nucleare. Gadzhimagomed Guseynov, Primo Vice Ministro per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, è irremovibile: “Quello che la Russia deve fare è rendere la rotta del Mare del Nord una rotta di transito sostenibile e importante (…) C’è un piano a lungo termine, entro il 2035,  per creare un’infrastruttura per una navigazione marittima sicura, seguendo le “migliori pratiche artiche” di apprendimento passo per passo. NOVATEK, secondo il suo vicepresidente Evgeniy Ambrosov, negli ultimi anni ha condotto una rivoluzione in termini di navigazione artica e costruzione navale.”

Kniessel, la già citata ex ministro austriaco che ora vive in Libano, ha ricordato di [aver notato] che si tendeva a perdere sempre il quadro geopolitico più ampio delle sue discussioni quando era attiva nella politica europea: “Ho scritto del passaggio di testimone dall’atlantismo al Pacifico. Compagnie aeree, oleodotti e corsi d’acqua si stanno spostando verso est. L’Estremo Oriente è in realtà la Russia del Pacifico”.

Qualunque cosa ne pensino gli atlantisti, l’ultima parola per il momento potrebbe spettare a Vitaly Markelov, del consiglio di amministrazione di Gazprom: la Russia è pronta per l’inverno. Ci saranno calore e luce ovunque” —— (Pepe Escobar 8 Settembre 2022- The Cradle)


Per un approfondimento su BRICS: The BRICS and Collective Financial Statecraft , 2017, Oxford University Press

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