La “DISTRUZIONE CREATIVA” (concetto noto anche come “la Tempesta di Schumpeter”) è un concetto in economia che negli anni ’50 è stato identificato dall’economista austriaco Joseph Schumpeter che lo ha derivato dal lavoro di Karl Marx e l’ha resa popolare come Teoria dell’Innovazione Economica e del Ciclo Economico .
Secondo Schumpeter, la “tempesta della distruzione creativa” descrive il “processo di mutazione industriale che rivoluziona continuamente la struttura economica dall’interno, distruggendo incessantemente quella vecchia, creando incessantemente una nuova”. Nella teoria economica marxiana il concetto si riferisce più ampiamente ai processi collegati di accumulazione e annientamento della ricchezza sotto il capitalismo … Secondo Schumpeter sono le guerre, le epidemie e le catastrofi naturali che attivano la Distruzione Creativa.

Il “Gruppo dei Trenta (G30)”, di cui Mario Draghi era nel 2020 co-presidente del Comitato direttivo, nel dicembre 2020 in seguito alla pandemia Covid-19, ebbe a redigere per i Responsabili Politici delle Nazioni le linee guida necessarie a contrastare la crisi economica e finanziaria.
In questo documento si legge che i decisori politici dovrebbero identificare obiettivi politici mirati per diverse categorie di imprese, definiti dalle loro dimensioni, dai vincoli finanziari, la natura di eventuali fallimenti del mercato e i costi del fallimento aziendale.
Gli obiettivi politici per le imprese dipenderanno dalle priorità e dai vincoli sociali e politici specifici di ogni giurisdizione [dei G30] in questione.
Nel documento si ipotizzano cinque macro-categorie d’impresa:
- Imprese economicamente sostenibili, con bassa leva finanziaria e facile accesso ai finanziamenti
- Imprese economicamente sostenibili, con bassa leva finanziaria, ma con accesso limitato ai finanziamenti (tipicamente piccole imprese e start-up)
- Imprese che hanno un modello di business economicamente sostenibile ma hanno troppa leva finanziaria e sono illiquide
- Imprese che hanno un modello di business economicamente sostenibile, ma hanno troppa leva finanziaria e sono insolventi
- Imprese che non sono economicamente sostenibili in base al loro attuale modello di business
Gli interventi politici dovrebbero mirare a garantire che le imprese della categoria 1 non siano svantaggiate e che le imprese della categoria 5 subiscano i necessari adeguamenti aziendali o siano chiuse, contribuendo a evitare la creazione di imprese zombie.
Gli interventi politici per le categorie da 2 a 4 dovrebbero essere progettati per differenziare i bisogni delle imprese nelle diverse categorie al fine di realizzare tutti gli obiettivi politici in modo efficiente ed efficace. Ulteriori interventi politici possono essere giustificati, anche per le imprese “strutturalmente malsane”, se i costi di esternalità sociale del fallimento che altrimenti si concretizzerebbero sono giudicati sufficientemente elevati.

Le Imprese Zombie sono imprese che non sono in grado di coprire i debiti contratti e i costi di servizio dell’indebitamento con i profitti correnti e che dipendono quindi dai creditori per la loro esistenza.
Il termine “Imprese Zombie” è stato coniato per riferirsi a quelle imprese sostenute dalle banche giapponesi durante il cosiddetto decennio perduto in Giappone in seguito al crollo nel 2001 dovuto alla bolla dei prezzi delle attività giapponesi. Numerosi studi suggeriscono che queste aziende hanno contribuito alla stagnazione economica del Giappone distorcendo la concorrenza di mercato e deprimendo i profitti e gli investimenti delle aziende sane. Il concetto è stato successivamente utilizzato in altri casi, anche in seguito alla crisi finanziaria mondiale del 2008 e con riferimento all’economia cinese ed europea.
Tra gli esperti aumentano i timori che il sovraccarico di debiti nel settore aziendale dovuta alla crisi generata dal Covid-19 possa creare una nuova ondata di imprese zombie, con conseguenze dannose per le prospettive di ripresa economica.
Il morto che cammina in Giappone
In Giappone, si è scoperto che le imprese zombie sono proliferate a causa delle banche che hanno prestato denaro a mutuatari fondamentalmente insolventi: sia per evitare di riconoscere le perdite sui bilanci delle banche (il che avrebbe portato le banche a scendere al di sotto dei livelli patrimoniali richiesti). Come anche per evitare un contraccolpo pubblico e politico che avrebbero ricevuto per aver negato credito alle aziende bisognose: una pressione politica che si può esemplificare riportando le parole dell’allora ministro delle Finanze Takeo Hiranuma che dichiarò: “Daiei, un’azienda che impiega 96.000 persone è troppo grande per fallire”. Si è notato inoltre che è stato più probabile che le imprese che hanno ricevano credito lo abbiano ricevuto da banche con bilanci deboli o dai sistemi creditizi all’interno delle stesse keiretsu.
I cali dei tassi di interesse durante la recessione economica hanno sostenuto la proliferazione delle imprese zombi riducendo alcune pressioni finanziarie e consentendo loro di evitare ristrutturazioni o fallimenti. La questione dei prestiti deteriorati fu esacerbata dalle autorità politiche e regolamentari giapponesi, poichè evitarono di chiedere riforme o ristrutturazioni delle banche, annunciando invece che non sarebbe stato necessario alcun denaro pubblico per assistere le banche, affermando nel 1998 che la questione sarebbe finita entro poche settimane.
Una analisi (di Caballero, Hoshi e Kashya, 2008) della Borsa di Tokyo ha rilevato che tra il 1981 e il 2002 quasi un terzo delle imprese ad un certo punto di questo periodo sarebbe potuto essere classificato come Impresa Zombie.
Questa analisi ha indicato che la crescita dell’occupazione, la produttività media e gli investimenti sarebbero stati maggiori senza la presenza di aziende zombi. Le industrie con più imprese zombi avevano prezzi più bassi e salari più alti, limitando la crescita per le imprese redditizie e riducendo i profitti delle nuove imprese, creando barriere d’ingresso a nuovi players.
Tuttavia molte aziende zombie si sono riprese negli anni 2000: ciò si riporta in uno studio condotto appunto sul tema della ripresa delle imprese zombie del Giappone, che ha rilevato che la combinazione di ristrutturazioni aziendali e un ambiente macroeconomico positivo ha contribuito a far rivivere le imprese. In particolare, hanno contribuito alla ripresa le strategie impiegate dalle aziende giapponesi che hanno provveduto: alla riduzione del numero di dipendenti, alla vendita di immobilizzazioni e all’aumento delle perdite speciali.
Proliferazione di zombi
Uno studio incentrato su 11 paesi europei in seguito alla crisi del debito sovrano ha rilevato che una più forte presenza di imprese zombi ha creato un eccesso di capacità di produzione e, di conseguenza, è stata la causa di ricarichi medi delle imprese, di prezzi dei prodotti ed investimenti e produttività più bassi con un relativo aumento delle materie prime e dei costi di manodopera.
Uno studio recente ha rilevato che in quattordici economie avanzate, la prevalenza di imprese zombie tra le imprese non finanziarie è salita al 12% tra la fine degli anni ’80 e il 2016, con rialzi che si verificano specificamente durante i periodi di recessione economica e tassi di interesse più bassi. Ad esempio, le stime sulla percentuale di imprese zombie tra le imprese industriali cinesi nel periodo 2013-2014 è variato dal 3,3% al 13,46%
Apocalisse zombie
Poiché i tassi di interesse restano bassi e i governi continuano a sostenere le imprese in difficoltà, il rischio di imprese zombie aumenta.
Uno studio recente ha rilevato che il rapporto di queste aziende aumenta al diminuire delle dimensioni delle imprese. Sollevando preoccupazioni per un numero crescente di morti viventi invisibili tra le aziende più piccole.
Piyush Gupta, CEO della banca DBS con sede a Singapore, prevede che la questione delle imprese zombie rappresenti una vera sfida tra le PMI e prevede un’ondata di default che aumenterà la pressione sul settore finanziario, ponendo una questione che i decisori politici devono affrontare: “Continuiamo… ad usare le finanze pubbliche per sostenere le aziende o lasciamo che la distruzione creativa di Schumpeter si realizzi …?”
Geniale Vittorio! Anche questo lo voglio pubblicare non solo perché zombi e legionari sono sinonimi ma perché il tuo modo di procedere è bellissimo, cioè etico. Grande stima!
"Mi piace""Mi piace"