L’accordo recentemente siglato tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), l’organo della Presidenza del Consiglio a capo dei servizi segreti italiani, ha dato vita ad nuovo programma: “I come Intelligence”. Questa iniziativa rappresenta un altro passo nella promozione della Cultura della Sicurezza e dell’Intelligence tra gli studenti delle scuole italiane, affrontando temi cruciali per la formazione di cittadini consapevoli e responsabili. Che si aggiunge ad altre iniziative del DIS – come “Partecipiamo alla Sicurezza Nazionale”, “Roadshow Intelligence Live” o il videogioco “Cybercity Chronicles” – che rappresentano un impegno concreto per coinvolgere le nuove generazioni nella comprensione e nella promozione della sicurezza nazionale, attraverso concorsi, progetti educativi, videogiochi e percorsi itineranti. Il DIS punta a costruire una cultura della sicurezza diffusa e condivisa, preparando i giovani a diventare cittadini consapevoli e responsabili in un mondo sempre più interconnesso, ambiguo e complesso.
Trasparenza e Sicurezza. Un bilanciamento necessario
Il concetto di trasparenza e sicurezza nei servizi di intelligence fu uno dei temi centrali del saggio “Intelligence: un problema di comunicazione istituzionale?“, già pubblicato nel 2000, sulla Rivista Italiana di Intelligence, di Mario Caligiuri – professore ordinario all’Università della Calabria, considerato uno dei massimi studiosi europei di intelligence a livello accademico. La storia dei servizi segreti, non solo in Italia ma in tutto il mondo, è intrinsecamente legata all’evoluzione degli Stati moderni e alla necessità di proteggere la sicurezza nazionale. Tuttavia, questa missione, che in passato poteva essere svolta lontano dagli occhi del pubblico, oggi richiede un equilibrio delicato tra segretezza operativa e trasparenza istituzionale.

Le radici storiche dei Servizi Segreti
I servizi segreti, come li conosciamo oggi, hanno origini che risalgono a molti secoli fa. Già nell’antichità, gli Stati riconoscevano la necessità di raccogliere informazioni riservate per proteggere i propri interessi. Ad esempio, i veneziani furono tra i primi a sviluppare un sistema di spionaggio sistematico. Nei secoli successivi, altre potenze come la Gran Bretagna, la Francia e, più recentemente, gli Stati Uniti con la CIA, lo FSB-SVR della Russia – che hanno ereditato le attività del KGB dell’URSS – e Israele con il Mossad, hanno perfezionato e istituzionalizzato questi servizi.
L’esigenza della trasparenza
Nell’era moderna, la trasparenza è diventata una componente fondamentale della democrazia. Internet ha amplificato questa esigenza, rendendo l’accesso alle informazioni un diritto quasi universale. Tuttavia, per i servizi segreti, la trasparenza può sembrare un paradosso.
Come possono queste organizzazioni, il cui successo spesso dipende dalla segretezza, operare in modo trasparente?
Questa dicotomia non è solo un problema tecnico, ma anche culturale. In Italia, i servizi segreti sono ancora spesso percepiti come “lo Stato parallelo” o il “lato oscuro dello Stato”. Questa visione negativa è amplificata da una serie di scandali e episodi controversi che hanno coinvolto i Servizi nel corso della Storia repubblicana italiana.
Adattamento ai cambiamenti globali
La globalizzazione e l’avanzamento tecnologico hanno trasformato il panorama della sicurezza nazionale. Oggi, le minacce non sono solo di natura militare, ma anche economica, cibernetica e terroristica. I Servizi devono essere pronti ad affrontare queste nuove sfide, il che richiede un adattamento continuo delle loro strategie e operazioni.
In questo contesto, la trasparenza non è solo una questione etica, ma anche operativa. Una maggiore trasparenza può migliorare l’efficacia dei Servizi, favorendo la collaborazione con altre Istituzioni pubbliche e private e aumentando la fiducia del pubblico. La fiducia, a sua volta, è essenziale per il supporto e la legittimazione delle operazioni dei Servizi.
Il paradosso della trasparenza nei Servizi Segreti
Mentre da un lato, i Servizi devono mantenere un certo livello di segretezza per proteggere le loro operazioni e fonti, dall’altro, devono anche essere abbastanza trasparenti da garantire che le loro azioni siano percepite come legittime e giustificate.
Esempi internazionali come la CIA negli Stati Uniti, l’MI5 nel Regno Unito e il Mossad in Israele evidenziano come questi abbiano sviluppato pratiche di comunicazione trasparente pur mantenendo la necessaria riservatezza. Questi modelli dimostrano che è possibile trovare un equilibrio tra segretezza e trasparenza.
La percezione distorta dei Servizi Segreti italiani
L’Impatto degli scandali e della politicizzazione
La percezione dei servizi segreti in Italia è spesso negativa e controversa. I Servizi sono visti non come un’istituzione di sicurezza nazionale, ma come uno “Stato parallelo” o il “lato oscuro dello Stato”. Questo punto di vista è il risultato di numerosi episodi oscuri e scandali che hanno segnato la loro storia, come le vicende del SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate), sciolto nel 1977 a seguito della gestione controversa del generale De Lorenzo, e la successiva creazione del SID (Servizio Informazioni Difesa). Tali eventi hanno contribuito a dipingere un quadro di inefficienza e oscurità, alimentando un clima di sospetto e sfiducia nei confronti dei Servizi, percepiti non come difensori della sicurezza nazionale, ma come entità autonome con agende proprie.
La politicizzazione dei servizi
La politicizzazione dei Servizi è un altro fattore che ha contribuito a questa percezione negativa. La letteratura e i media italiani spesso trattano i Servizi attraverso una lente politica, utilizzandoli come capri espiatori per giustificare fallimenti o crisi politiche. Questo approccio ha impedito una comprensione equilibrata e oggettiva del loro ruolo e delle loro funzioni, accentuando l’immagine di un’istituzione oscura e segreta. La maggior parte dei testi e delle analisi sui Servizi segreti sono fortemente connotati politicamente, focalizzandosi sugli aspetti più controversi e oscuri della loro storia.
La necessità di riforme e maggiore trasparenza
Nel documento di Caligiuri si suggerisce che per cambiare questa percezione negativa sia necessario un approccio riformista e una maggiore trasparenza. La comunicazione istituzionale deve essere migliorata, rendendo più accessibili le informazioni sui compiti e le operazioni dei Servizi, pur mantenendo la necessaria riservatezza. Questo potrebbe contribuire a costruire una nuova immagine dei Servizi come istituzioni professionali e responsabili, impegnate nella protezione della sicurezza nazionale. Per superare la percezione distorta, è essenziale instaurare un nuovo paradigma di fiducia tra i Servizi e il pubblico. Questo richiede un impegno costante da parte dei Servizi per operare con integrità e trasparenza, e una comunicazione chiara e continua sulle loro attività e obiettivi.
Mancanza di contributi scientifici
Uno degli aspetti più problematici evidenziati nel documento è la carenza di contributi scientifici nella letteratura sui Servizi segreti italiani. Mentre in altri paesi esistono studi accademici approfonditi che analizzano i Servizi da una prospettiva tecnica e operativa, in Italia questo tipo di ricerca è estremamente limitato. La prevalenza di una prospettiva politica ha ostacolato lo sviluppo di un corpus di conoscenze oggettive e basate su dati empirici.
Effetti sulla percezione pubblica
La prospettiva politica dominante ha avuto un impatto significativo sulla percezione pubblica dei Servizi. La popolazione italiana tende a vedere i Servizi come entità negative e pericolose, piuttosto che come istituzioni indispensabili per la sicurezza nazionale. Questa percezione negativa alimenta la sfiducia e rende difficile per i Servizi operare con il supporto pubblico necessario.
La necessità di una prospettiva equilibrata
Per correggere questa distorsione, è fondamentale promuovere una letteratura più equilibrata e scientifica sui Servizi. Gli studiosi e i ricercatori dovrebbero essere incoraggiati a sviluppare studi che analizzino i Servizi da una prospettiva operativa e tecnica, basata su dati concreti e priva di pregiudizi politici. Inoltre, è importante che i media e i politici adottino un approccio più responsabile nel trattare il tema dei Servizi, evitando di usarli come capri espiatori per questioni politiche.
La cultura moderna dello Stato
La carenza di una cultura moderna dello Stato significa che le istituzioni italiane, inclusi i Servizi segreti, non sono sempre al passo con le evoluzioni tecnologiche e le innovazioni necessarie per operare efficacemente nel contesto contemporaneo. La cultura moderna dello Stato implica l’adozione di pratiche amministrative e operative che sfruttino appieno le nuove tecnologie per migliorare la trasparenza, l’efficienza e la capacità di risposta
Il Libro Verde sulle informazioni del Settore Pubblico
Il Libro Verde rappresenta un punto di riferimento importante per comprendere il ruolo delle informazioni pubbliche nell’economia moderna. Pubblicato dalla Commissione Europea, questo documento analizza come le informazioni generate, raccolte e detenute dagli enti pubblici possano essere utilizzate per favorire l’innovazione, migliorare i servizi pubblici e stimolare la crescita economica. Il documento sottolinea la necessità di rendere queste informazioni facilmente accessibili e utilizzabili per le imprese e i cittadini.
Il nuovo filo conduttore dei Servizi Segreti
Economia e Sicurezza
L’evoluzione dei contesti globali ha portato a una trasformazione significativa nella priorità e nelle funzioni dei servizi segreti. Il già citato documento “Intelligence: un problema di comunicazione istituzionale?” mette in evidenza come la globalizzazione economica abbia spostato l’attenzione dei Servizi dall’ambito strettamente militare a quello economico. In questo nuovo scenario, l’informazione efficace e tempestiva diventa essenziale per supportare le imprese e proteggere gli interessi economici nazionali.
Dall’ambito militare a quello economico
Storicamente, i servizi segreti hanno avuto un ruolo primario nella difesa militare dello Stato. Le informazioni raccolte erano utilizzate per prevenire minacce militari, spionaggio e sabotaggi. Tuttavia, con la fine della Guerra Fredda e l’inizio della globalizzazione, le dinamiche della sicurezza nazionale sono cambiate drasticamente. Le minacce oggi non sono più solo militari, ma anche economiche e cibernetiche.


La globalizzazione economica
La globalizzazione ha integrato i mercati a livello mondiale, creando un ambiente in cui le economie nazionali sono interconnesse e interdipendenti. In questo contesto, la competizione economica tra Stati è diventata feroce, e la capacità di attrarre investimenti, proteggere le industrie strategiche e sostenere le imprese nazionali è diventata cruciale. La sicurezza economica è ora vista come un aspetto fondamentale della sicurezza nazionale.
L’informazione economica
Per le imprese, avere accesso a informazioni accurate e tempestive è essenziale per prendere decisioni strategiche. I servizi segreti possono svolgere un ruolo chiave in questo ambito, raccogliendo e analizzando informazioni economiche provenienti da fonti aperte e riservate. Questo include dati su mercati emergenti, tecnologie innovative, politiche commerciali di altri Stati e rischi economici globali.
Il supporto alle imprese
I Servizi possono supportare le imprese nazionali non solo proteggendo i segreti industriali, ma anche aiutandole a navigare nei complessi mercati internazionali. Ad esempio, possono fornire informazioni su rischi geopolitici, regolamentazioni locali e pratiche commerciali in diversi Paesi. Questo supporto è particolarmente importante per le piccole e medie imprese, che potrebbero non avere le risorse per condurre queste analisi autonomamente.
Il ruolo dei Servizi Segreti
I servizi segreti possono svolgere un ruolo significativo nel raccogliere e analizzare informazioni economiche, contribuendo a creare un ambiente favorevole per le imprese nazionali. Questo include l’intelligence economica (business intelligence) , che consiste nella raccolta di dati economici attraverso fonti aperte (OSINT) e/o riservate, e la loro analisi per supportare le decisioni strategiche delle imprese e del governo.
L’Intelligence economica, il confronto con altri paesi
In molti paesi, l’intelligence economica non si limita alla raccolta di informazioni per la sicurezza, ma include anche la ricerca di nuove opportunità di crescita per il sistema economico-finanziario nazionale. Questo approccio dinamico e proattivo potrebbe essere utile anche per l’Italia, considerando il crescente ruolo dell’intelligence economica nelle operazioni tecniche e finanziarie.
Francia
In Francia, l’intelligence economica è vista come uno strumento fondamentale per prevenire comportamenti economici ostili. Dal 1994, l’Agence pour la diffusion de l’information technologique (ADIT) svolge attività di business e competitive intelligence, supportando le piccole e medie imprese (PMI). Le Camere di commercio francesi diffondono le pratiche di intelligence economica, promuovendo la sicurezza dei dati e il monitoraggio del mercato. Il Ministero dell’economia gestisce le operazioni di targeting economico attraverso la Direction générale des entreprises (DGE), con un Commissario all’informazione strategica e alla sicurezza economica (CISSE) che coordina le attività con altri ministeri e servizi di intelligence.
Giappone
Il Giappone ha una lunga tradizione di condivisione di informazioni strategiche, integrando pubblico e privato in una strategia comune. Il Cabinet Intelligence and Research Office e il Ministero dell’economia (METI) coordinano la politica economica e raccolgono informazioni strategiche. La Japan External Trade Organization (JETRO) e la Japan Business Federation (JBF) supportano il commercio internazionale e promuovono lo sviluppo economico. Questa rete di relazioni contribuisce alla crescita industriale e all’innovazione tecnologica.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti, la sicurezza economica è stata riconosciuta come priorità nazionale con l’amministrazione Clinton nel 1993. L’Advocacy Center (AC) monitora i mercati industriali stranieri, mentre il National Economic Council (NEC) coordina la politica economica nazionale e internazionale, garantendo coerenza con le direttive presidenziali. Il NEC funge da collegamento tra l’intelligence operativa e le decisioni politiche.
Svezia
La Svezia ha sviluppato un solido sistema di intelligence economica sin dal XVI secolo, con il Bergskollegium che guidava l’industria mineraria e metallurgica. La cooperazione tra pubblico e privato è alla base del successo svedese, con agenzie come Business Sweden e ALMI che supportano l’innovazione e l’internazionalizzazione delle aziende. Organizzazioni come la Säkerhetspolisen (SÄPO) e il Swedish Defence Research Agency (FOI) si occupano di intelligence economica, favorendo una visione strategica proiettata a livello globale.
La situazione in Italia
Nonostante siano trascorsi 20 anni dall’analisi di Caligiuri, in Italia l’utilizzo delle informazioni pubbliche per le attività economiche sembra essere ancora limitato. Nel suo documento si evidenziava infatti come il Paese fosse sistematicamente in ritardo rispetto ad altre nazioni industrializzate nell’adozione e nella diffusione di queste informazioni. La mancanza di un sistema efficiente di informazioni pubbliche rappresenta un ostacolo per le imprese italiane, che spesso devono affrontare decisioni strategiche con informazioni incomplete o obsolete. Nel rapporto 2021-2022 del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR) si evince che l’Italia potrebbe beneficiare dall’adozione di modelli di intelligence economica simili a quelli di altri paesi democratici, rafforzando la cooperazione tra pubblico e privato, per migliorare la trasparenza e promuovere una cultura di intelligence economica che potrebbero contribuire a una crescita economica sostenibile e alla sicurezza nazionale.
Concludendo. Ho letto, su alcuni social e blog, delle riflessioni di denuncia pubblicate da qualche docente contrario all’immissione nella Scuola pubblica di questo genere di attività.
Vorrei rispondere, a coloro che hanno una percezione distorta del tema, che invece è probabilmente più appropriato affermare (se si è debitamente consapevoli, perchè informati) che attività di politiche culturali elaborate ad hoc, per sensibilizzare i giovani sulle effettive funzioni dei Servizi Segreti moderni, non solo sono utili, ma strategici per lo sviluppo del paese. Questo tipo di iniziative, come “I come Intelligence” promosso dal DIS in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, mira a costruire una cultura della sicurezza diffusa e consapevole tra le nuove generazioni.
Formare i giovani su temi cruciali come la sicurezza nazionale e l’intelligence può contribuire a creare cittadini più informati e responsabili, capaci di comprendere e supportare le necessità di sicurezza del proprio paese. Inoltre, questa consapevolezza può aiutare a superare la percezione negativa e distorta dei servizi segreti, spesso considerati come “Stato parallelo” o “lato oscuro dello Stato”, favorendo una maggiore trasparenza e fiducia pubblica.
La promozione di una cultura moderna dello Stato, che integri le innovazioni tecnologiche e l’adattamento ai cambiamenti globali, è essenziale per affrontare le nuove sfide della sicurezza nazionale, che non sono più solo di natura militare, ma anche economica e cibernetica. In questo contesto, politiche culturali mirate possono supportare lo sviluppo economico e sociale del paese, promuovendo un dialogo costruttivo tra istituzioni e cittadini e contribuendo alla costruzione di una nazione più sicura e prospera.
Inoltre, iniziative come “I come Intelligence” si connettono perfettamente con le iniziative tese alla promozione della Cultura per la Legalità.
Entrambe mirano a educare e sensibilizzare i giovani su temi fondamentali per la società, e il rispetto delle leggi.
Promuovere una cultura della legalità significa non solo diffondere la conoscenza delle norme e dei diritti, ma anche rafforzare la fiducia nelle Istituzioni e il senso civico
Ecco alcuni punti di connessione tra queste iniziative:
- Educazione alla Cittadinanza attiva: entrambe le iniziative mirano a formare cittadini consapevoli e responsabili. Conoscere le funzioni dei servizi segreti e l’importanza della sicurezza nazionale aiuta i giovani a comprendere meglio il loro ruolo all’interno dello Stato e il valore del rispetto delle leggi.
- Trasparenza e fiducia nelle Istituzioni: promuovere la trasparenza nelle operazioni dei servizi segreti e sensibilizzare i giovani sull’importanza della legalità contribuisce a costruire un rapporto di fiducia tra cittadini e Istituzioni. Questo è fondamentale per la coesione sociale e per il funzionamento democratico del paese.
- Prevenzione e Sicurezza: iniziative come “I Come Intelligence” possono contribuire a prevenire comportamenti illeciti informando i giovani sui rischi legati alla criminalità e sul ruolo delle Istituzioni nella protezione della sicurezza nazionale. La cultura della legalità, a sua volta, rafforza questo approccio preventivo, educando i giovani sui danni che le attività illegali possono causare alla società.
- Responsabilità ed Etica: entrambe le iniziative promuovono valori di responsabilità e etica. Conoscere e rispettare le funzioni dei servizi segreti e le leggi del paese aiuta i giovani a sviluppare un forte senso di responsabilità civile e morale.
- Coinvolgimento delle nuove generazioni: coinvolgere i giovani in progetti educativi, concorsi e altre attività legate alla sicurezza nazionale e alla legalità li rende protagonisti del cambiamento e li prepara a diventare futuri leader responsabili.

In sintesi, le politiche culturali mirate alla sensibilizzazione sui servizi segreti moderni e quelle per la promozione della legalità si integrano e rafforzano reciprocamente, contribuendo allo sviluppo di una società più sicura, giusta e coesa.
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