Nel corso della storia, molte civiltà sono collassate, lo studio e la comprensione delle cause della estinzione di queste civiltà possono fornire preziose lezioni per affrontare le sfide del nostro tempo.

Jared Diamond, nel suo lavoro, “Collasso”, ha evidenziato quattro punti critici che possono portare al collasso di una civiltà: la mancanza di previsione del problema, l’assenza di consapevolezza, l’inazione nonostante la consapevolezza e l’incapacità di risolvere il problema nonostante gli sforzi. Questi punti possono essere analizzati alla luce della nostra percezione del rischio e delle distorsioni cognitive che influenzano il nostro giudizio.
La percezione del rischio è un processo soggettivo e complesso che coinvolge valutazioni individuali sulla probabilità e la gravità degli eventi negativi. Tuttavia, questa percezione può essere alterata da distorsioni cognitive che influenzano il nostro pensiero razionale e le nostre decisioni. Una delle dissonanze cognitive più comuni è la negazione del rischio, in cui sottovalutiamo o neghiamo la gravità di una minaccia, come il degrado ambientale o i cambiamenti climatici.
Il film “Dont’look up” scritto e diretto da Adam Mckay, recitato da Leonardo di Caprio che impersona un inascoltato scienziato che percepisce il rischio di una imminente distruzione dell’Umanità narra in maniera magistrale questo tema.
Don’t Look Up è un film che mette in luce i cambiamenti epocali della scienza e della comunicazione nel nostro mondo contemporaneo. Attraverso una trama che riguarda l’impatto di una cometa sulla Terra e le conseguenze delle nostre azioni, il film analizza in modo dissacrante e realistico le crisi e le contraddizioni della nostra società. Il film si concentra sulla teoria della comunicazione, esaminando il ruolo della politica, dei media e delle aziende. Gli scienziati sono rappresentati come incapaci di comunicare efficacemente, mentre i politici si preoccupano principalmente della loro sopravvivenza personale. I media, alla ricerca di titoli sensazionalistici, sono spesso influenzati dalle pressioni politiche. I social media alimentano il panico e l’isteria, trasformando la percezione pubblica della scienza e dell’accademia. Don’t Look Up affronta anche temi come le diseguaglianze e la povertà nel mondo, la space economy e l’estrazione di risorse extraterrestri. Il film solleva il problema del negazionismo e della credulità irrazionale delle masse, che spesso si lasciano distrarre e polarizzare le opinioni. Il film sottolinea anche la ricerca di esopianeti abitabili e la possibilità di vita extraterrestre, offrendo un’ultima speranza di sopravvivenza oltre la Terra. Tuttavia, il film ci ricorda che la verità alla fine viene sempre alla luce. In conclusione, Don’t Look Up è un’opera cinematografica che attraverso una narrazione grottesca e ironica, ci invita a riflettere sulle crisi attuali e sulle responsabilità che abbiamo come società. Ci spinge a considerare l’importanza della comunicazione, della ricerca della verità e della tutela del nostro pianeta.
La negazione del rischio può derivare da una serie di motivi, tra cui la difficoltà di affrontare pensieri minacciosi, la fiducia eccessiva nelle soluzioni tecnologiche o l’aspettativa che i problemi riguardino principalmente gli altri, ma non noi stessi.
Questo atteggiamento può portare alla mancanza di azioni preventive adeguate e di una volontà politica per affrontare le sfide ambientali e di salute pubblica.
Inoltre, le distorsioni e trappole cognitive come l’ottimismo irrealistico, l’effetto di ancoraggio, l’effetto di disponibilità e l’effetto di rappresentatività possono influenzare la nostra percezione del rischio. Questi bias cognitivi, associati a scarse conoscenze su temi specifici, possono portare a valutazioni distorte e decisioni inconsce o irrazionali, limitando la nostra capacità di affrontare in modo efficace le sfide che ci troviamo ad affrontare.
Tuttavia, è fondamentale riconoscere che la consapevolezza del rischio e l’azione sono fattori cruciali per prevenire il collasso delle società e promuovere un futuro sostenibile. Ciò richiede un impegno collettivo per superare le distorsioni cognitive e promuovere una cultura del rischio consapevole. È necessario un miglioramento dell’educazione e dell’informazione sulle problematiche ambientali e di salute pubblica, insieme a una comunicazione chiara e trasparente da parte delle autorità.
Il collasso della società previsto da uno studio del MIT di Boston pubblicato nel 1972, trova conferma della sua validità in un nuovo studio.
Uno studio del 1972 predisse che la società avrebbe subito un collasso a metà del 21° secolo a causa della crescita economica insostenibile. Sebbene questo studio sia stato inizialmente criticato, un nuovo studio condotto da Gaya Herrington di KPMG sostiene che la previsione potrebbe essere stata corretta. L’analisi di Herrington esamina diverse variabili e indica che siamo sulla strada del collasso della società entro il prossimo decennio o entro il 2040. Questo studio, pubblicato sullo Yale Journal of Industrial Ecology nel novembre 2020, conferma le preoccupazioni sollevate dallo studio del 1972.
Il modello del 1972 e i limiti alla crescita
Lo studio del 1972, pubblicato dal Club di Roma, si concentrava sui rischi di collasso della civiltà e sui limiti alla crescita (Limits to Growth, LtG | i Limiti della Crescita ). Il modello di dinamica dei sistemi sviluppato dal MIT ha identificato i limiti imminenti alla crescita e ha previsto un collasso della civiltà industriale nella metà del 21° secolo. Questo studio ha ricevuto molte critiche in passato, ma il nuovo studio suggerisce che potrebbe essere stato corretto.
Il nuovo studio di Gaya Herrington e i risultati: Gaya Herrington, direttore senior di KPMG, ha intrapreso uno studio personale per valutare la validità del modello del MIT. L’analisi di Herrington si basa su 10 variabili, tra cui popolazione, produzione industriale, produzione alimentare, risorse non rinnovabili e benessere umano. I risultati indicano un declino terminale della crescita economica e suggeriscono che la società si sta dirigendo verso un collasso entro il prossimo decennio o entro il 2040.
Questo studio solleva importanti preoccupazioni sullo stato attuale delle civiltà globali e sulla sostenibilità del nostro modello di crescita economica. Indica che l’attuale percorso potrebbe portare a conseguenze disastrose per l’umanità. È necessario affrontare seriamente le questioni ambientali, le disuguaglianze sociali e la gestione delle risorse per cercare di evitare il collasso previsto.
La ricerca della Herrington , pubblicata sullo Yale Journal of Industrial Ecology, fornisce una base scientifica per ulteriori discussioni e azioni riguardanti la sostenibilità e il futuro della società. È importante che le decisioni politiche, le imprese e la società nel suo complesso tengano conto di queste prospettive e lavorino insieme per trovare soluzioni a lungo termine che promuovano la sostenibilità e la resilienza delle nostre società.
Concludendo, la comprensione della percezione del rischio e delle distorsioni cognitive che influenzano il nostro pensiero è essenziale per affrontare le sfide del nostro tempo. L’analisi dei punti descritti da Jared Diamond riguardo ai collassi delle civiltà passate ci permette di riflettere sulle nostre azioni e decisioni attuali. È necessario superare la negazione del rischio e affrontare in modo proattivo le minacce ambientali e di salute pubblica. Solo attraverso l’educazione, l’informazione accurata e una cultura del rischio consapevole possiamo sperare di evitare un potenziale collasso e costruire un futuro sostenibile per le generazioni future.
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