VULCANIANI … Philosophes della post-modernità

Pensiamo di essere arrabbiati FANATICI TEORICI della COSPIRAZIONE, dei miti HOBBIT, degli spirituali ARRETRANTI oppure … dei VULCANIANI provocatori culturali?

Nella famosa saga Star Trek Enterprise, tra le centinaia di Culture che popolano i pianeti della Federazione Unita dei Pianeti, si evidenziano gli abitanti del pianeta Vulcano. I Vulcaniani, sono una specie umanoide extraterrestre che nell’universo immaginario di Star Trek sono noti per il loro tentativo di vivere secondo Logica e Ragione, educati dalla nascita a non farsi influenzare dalle inevitabili interferenze imposte dalle emozioni. La prerogativa vulcaniana, nella narrativa immaginata da Gene Rodenberry (il creatore di Star Trek), è significativamente determinante per la federazione stellare alla scoperta di nuovi mondi nella galassia, perché rende i Vulcaniani ottimi Mediatori culturali tra i Popoli della Federazione e le nuove Civiltà aliene con cui entrano in contatto di pianeta in pianeta.

Nel mio articolo “Mediatore? Un Vulcaniano ribelle nel sistema della Mediacrazia”, uso la metafora del ‘popolo vulcaniano’ immaginato in Star Trek per caratterizzare una particolare categoria di Attivisti.

Chi credo che siano i Vulcaniani nel mondo reale? Sono Donne ed Uomini che elaborano forme di pensiero politico (inteso come filosofia politica) ribelle, riflessioni al di fuori dei perimetri di governo formali. Sono individui che mettono in discussione lo stato dei Sistemi pre-esistenti con forze dal basso verso l’alto, con lo scopo di indurre un ripensamento dei consueti schemi di classificazione e d’azione. Sono Cittadini che lanciano istanze per l’invenzione di nuovi metodi istituzionali ispirati dalla volontà di contribuire al progresso e all’innovazione sociale impiegando le loro competenze e la loro esperienza per modellare forme di “Utopia attiva”, come le definisce il noto sociologo Zygmut Bauman nel suo saggio “Socialismo, Utopia attiva”

I Vulcaniani sono dei Pensatori critici, che si autodeterminano per differenziarsi dalle cosiddette ‘masse dormienti’, ma soprattutto per proporre attraverso la loro critica di sintesi, che definisco “provocazioni culturali”, la divulgazione di nuove conoscenze. Sono pertanto Mediatori culturali per nuove conoscenze applicate, una categoria che scienziati ed esperti di management definiscono: Attivisti di Conoscenza. I Vulcaniani sono portatori di Pensieri liberi che cercano di mantenersi lontani da dogmi ed ideologie che ingabbierebbero il loro pensiero critico/creativo, che invece elaborano impiegando un approccio che viene definito “Fuori dalla Scatola” (in inglese: Thinking out-of-the-Box[1]).

A qualcuno può venire facile pensare che per queste loro caratteristiche i Vulcaniani debbano essere annoverati tra i ‘teorici della cospirazione’, perché nell’esercizio del loro libero pensiero spesso si ritrovano critici e dissidenti dei conformismi ideologici mainstream di qualsiasi tipo, il cosiddetto “pensiero unico mainstream[2]” ..?

Non è così! Mi è d’obbligo evidenziare delle distinzioni.

I veri teorici della cospirazione sono coloro che credono tout court alle teorie cospirative che hanno le loro fondamenta su miti e leggende popolari che si diffondono grazie a quella ‘Fama’ descritta da Virgilio nell’Eneide …

la FAMA?? Un Male, anzi e più precisamente il più veloce tra i Mali … ” … Magnas it Fama per urbes,
Fama, malum quo non aliut velocius ullum:
mobilitate viget virisque adquirit eundo;
parva metu primo, mox sese attollit in auras
ingrediturque solo et caput inter nubila condit.
Illam Terra parens, ira inritata deorum,
extremam, ut perhibent, Coeo Enceladoque sororem
progenuit pedibus celerem et pernicibus alis,
monstrum horrendum ingens, cui quot sunt corpore plumae,
tot vigiles oculi subter (mirabile dictu),
tot linguae, totidem ora sonant, tot subrigit auris.
Nocte volat caeli medio terraeque per umbram
stridens nec dulci declinat lumina somno;
luce sedet custos aut summi culmine tecti,
turribus aut altis et magnas territat urbes,
tam ficti pravique tenax quam nuntia veri.”
(Virgilio “Eneide”, lib. IV v.v. 173-188)

Questa Fama si diffonde tra gli “Estremisti Fanatici” attivando in questi persistenti distorsioni cognitive, come ad esempio il Pregiudizio di Conferma[3] o il Conservatorismo Concettuale[4].

Queste distorsioni intrappolano gli Estremisti Fanatici portandoli a riconoscersi in gruppi che si caratterizzano in forme di Narcisismo Collettivo [5].Paradossalmente, anche in questi gruppi si formano e si diffondono dunque forme di Pensieri Unico, di nicchia, che si contrappongono in maniera simbolicamente violenta al Pensiero unico dominante nel mainstream. Interessante è l’associazione concettuale degli estremisti fanatici in un saggio elaborato dal filosofo, politologo ed accademico Jason Brennan che li definisce Hooligans, comparandoli agli sfrenati fanatici passionali tifosi del calcio lo stesso Brennan definisce invece Hobbit quelli che appartengono alle masse dormienti.

L’Approccio dei Vulcaniani è diverso anche da quello degli Arretranti. Quest’ultimi sono chiamati in questo modo perché si ritirano in una concezione del mondo psicologico-spirituale, supponendo che i processi di cambiamento possano avere origine solo dall’interno, quindi si sforzano poco nel provare a costruire collegamenti tra visioni in conflitto tra loro come strada per il progresso, e tendono a rinchiudersi nella contemplazione aspirando l’avvento di un mondo utopico.

Facendo riferimento alle scienze cognitive potremmo affermare che sia gli arrabbiati Hooligans che i miti Hobbit, ma, probabilmente, così come gli Arretranti si caratterizzano per un forte Locus di Controllo Esterno, cioè coloro che pensano che le sorti dei nostri destini siano dovuti a fattori esterni.

Ma allora chi sono questi Vulcaniani, a cosa aspirano?

Allo scopo di fornire una interpretazione, mi aiuto di nuovo citando un passo tratto da

“La Decadenza degli Intellettuali” ancora di Bauman:“ … dottori, scienziati, ingegneri, signori di campagna, preti o scrittori, appartenevano all’unica felice famiglia dei Philosophes , leggevano ciascuno le opere degli altri, parlavano tra loro e condividevano le responsabilità di un giudice collettivo, guida e coscienza del genere umano. (…) Era la possibilità di riallacciare la comunicazione interrotta tra gli intelligenti e i colti; di ricreare, o creare daccapo, un discorso condiviso che unificasse la pletora dei discorsi specializzati; di porre su queste fondamenta uno scopo condiviso e una responsabilità comune. Solo quando è condivisa, questa responsabilità comporta il diritto a una posizione d’influenza sociale paragonabile a quella di cui godevano i Philosophes .(…) I Philosophes non erano una «scuola di pensiero». Per ogni affermazione od osservazione positiva scritta da uno dei Philosophes ce n’era un’altra, reperibile negli scritti di un altro Philosophe o in un’altra opera dello stesso autore, pronta a contraddirla. Si avrebbe molta difficoltà a decifrare un «paradigma» (nel senso kuhniano del termine) che raccogliesse i Philosophes e li mettesse in grado sia di comunicare tra di loro senza difficoltà sia di collaborare per uno scopo comune. Quanto alla natura comunitaria della loro esperienza e della loro formazione, non esisteva. I Philosophes, come i ‘raznocincy’ russi un secolo dopo, accoglievano tra le loro file gente di quasi tutti i ceti e condizioni sociali (con l’eccezione, forse, dei più umili). (…) Eppure ci sono stati pochi tempi e luoghi nella storia umana, ammesso che ce ne siano stati, in cui lo strato colto e pensante della società sia stato visto – sia dagli altri sia da se stesso – come un gruppo unificato e compatto, paragonabile a quello dei Philosophes in Francia nell’ultimo quarto del secolo diciottesimo. Qual era l’elemento che li univa, riconosciuto all’epoca e di cui fossero consapevoli, e che fosse potentemente rinvigorito dalla memoria vivente di un’età successiva? Suggerirei che l’unico fattore unificante, ma potente e decisivo, dovrebbe essere ricercato non nel contenuto e neppure nel modo in cui i Philosophes sostenevano qualcosa, ma nella finalità e nell’importanza attribuite all’atto stesso del sostenere qualcosa. Finalità e importanza erano attribuite a questo atto dagli stessi Philosophes; ma gli furono anche assegnati, cosa più fondamentale, da un incontro breve, ancorché spettacolare e indimenticabile, con la storia politica. La duratura presenza dei Philosophes (piuttosto che delle loro filosofie) nella memoria storica vivente – come utopia attiva, promessa in attesa di realizzazione, schema di autodefinizione, orizzonte per i progetti di buona società è il prodotto di circostanze uniche; essa è stata determinata solo in parte da quel che fecero i Philosophes; in misura almeno pari, se non maggiore, essa è stata stabilita da quelle condizioni che, in un baleno, provocarono il corto circuito del sapere e del potere.

Ecco che io penso che i Vulcaniani potrebbero identificarsi quali Philosophes della post-modernità.

Capaci di riallacciare quella comunicazione interrotta che all’improvviso si è interotta (ri)creando di nuovo un “discorso condiviso capace di unificare la pletora dei discorsi specializzati e di porre su queste fondamenta uno scopo condiviso e una responsabilità comune” con lo scopo di contribuire all progresso tecnologico e all’innovazione sociale guidato da un management umanistico.

Mai come oggi l’enorme potenzialità di internet, se capaci di sfruttarla, ci offre la possibilità di attingere e sfruttare e condividere nuove conoscenze elaborate da centinaia di migliaia di competenze ed esperienze globalmente dislocate. I Vulcaniani usando e mettendo in pratica le loro competenze facendo rete con altri Vulcaniani nella costruzione di una intelligenza collettiva sempre connessa, avranno l’opportunità di saper gestire i cambiamenti in atto con la consapevolezza delle loro cause e fertilizzando le singole specifiche competenze in una sommatoria utile ad elaborare proposte, potenzialmente, risolutive per i cambi di paradigma, dunque per il progresso e l’Innovazione sociale.

Forse il primo vero esempio di questa enorme potenzialità messa in pratica per l’intera umanità allo scopo di perseguire un obiettivo comune globale è sotto gli occhi di tutti nella gestione di questa pandemia globale quando ci rendiamo conto della velocità con cui sono stati sviluppati i vaccini covid-19 grazie alla alleanza scientifica globale e alle potenzialità dei programmi di Open innovation sostenibili lanciati in tutto il mondo.

I Vulcaniani hanno intenzione di riunirsi nella costruzione di una Intelligenza Collettiva propugnando l’Open Social Innovation [6], promuovendo il concetto di Società 5.0.

[1]“Fuori dalla Scatola (traduzione dell’originaria frase inglese: Pensare fuori dagli schemi) è una metafora che determina un modo di pensare diverso, non convenzionale, osservando i problemi con nuove prospettive. Questo concetto si riferisce spesso ai modi di pensare nuovi e creativi. Il concetto è stato introdotto da esperti e scienziati nel campo del management e delle nuove organizzazioni come incoraggiamento a definire l’elaborazione e lo sviluppo di soluzioni in modo creativo, uscendo letteralmente dagli schemi classici (la metafora si riferisce appunto ai vincoli geometrici delle scatole e alle loro conseguenti ed obbligate limitazioni di movimento al loro interno) elaborando pensieri guidati da schemi di espressione più complessi e meno consueti.

[2] Dal francese Pensée Unique, per Pensiero Unico si intende l’espressione peggiorativa che descrive il conformismo ideologico mainstream di qualsiasi tipo. Un esempio di pensiero unico è stato il pensiero neo-liberista imperante promosso da Margaret Thatcher e enfatizzato dal motto “Non c’è alternativa” diffuso prima nel Regno Unito e poi in Europa nei suoi 11 anni di premierato. Nelle scienze cognitive il pensiero unico è citato come l’effetto di un fenomeno sociale chiamato Groupthink

[3] Conservatorismo concettuale, noto anche come Perseveranza nella Fede, è una distorsione cognitiva per la quale chi affetto mantiene persistentemente una convinzione nonostante gli siano sottoposte nuove informazioni che la contraddicono fermamente. Tali convinzioni possono anche essere rafforzate quando altri tentano di presentare prove che le smontano

[4] Pregiudizio di Conferma o Confirmation Bias: è un processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, e viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. Il fenomeno è più marcato nel contesto di argomenti che suscitano forti emozioni o che vanno a toccare credenze profondamente radicate. Spiegazioni per questo bias includono il pensiero illusorio e la limitata capacità umana di gestire informazioni. Un’altra spiegazione è che le persone sopravvalutano le conseguenze dello sbagliarsi invece di esaminare i fatti in maniera neutrale, scientifica.

[5]La tendenza a credere nelle teorie cospirative sembra essere guidata dalla stessa tendenza generica a formare sospetti su un agente collettivo malevolo che intende danneggiare e minare l’ingroup (ad esempio credenze cospirative generiche, Brotherton, French & Pickering, 2013; mentalità cospiratoria, Imhoff & Bruder, 2014; predisposizioni cospiratorie, Uscinski, Klofstad & Atkinson, 2016). Le teorie del complotto sono elaborazioni concettuali che si attivano negli individui per dare significato e motivazione a fatti ed accadimenti cercando modelli significativi (van Proojven et al., 2018). La ricerca di modelli è inoltre distorta dalla tendenza a vedere gli eventi come causati da agenti intenzionali e dalla tendenza ad attribuire grandi cause a grandi eventi (van Proojven, 2011). Il pensiero cospiratorio è diverso dalla paranoia, che tipicamente ruota attorno ai sospetti di azioni dannose rivolte a un individuo. Il pensiero cospiratorio presuppone tipicamente che un gruppo ostile complotti contro l’ingruppo, non specificamente contro l’individuo (Abalakina-Paap et al., 1999). La tendenza a sostenere specifiche credenze cospirative e una predisposizione cospiratoria generale è stata legata al narcisismo collettivo, cioè la convinzione che l’ingruppo sia eccezionale e che abbia diritto a un trattamento privilegiato, ma che non sia sufficientemente riconosciuta dagli altri (Golec de Zavala, Dyduch-Hazar, & Lantos, 2019). In diversi studi è stato dimostrato che l’identificazione positiva ingruppo (etichettata come soddisfazione ingroup e definita come una convinzione che l’ingruppo e la propria appartenenza ad essa siano di alto valore, Leach et al., 2008) https://collectivenarcissism.com/blog/conspiracy_thinking

[6] Lo scienziato scozzese Dominic Chalmers (ricercatore/docente nel campo dell’Imprenditoria & management, Intelligenza artificiale applicata ai nuovi processi per l’innovazione sociale & Istituzioni, nel 2013 lancia il concetto Open Social Innovation come modello attuativo per l’innovazione sociale costruita collettivamente attraverso le interazioni tra le organizzazioni socialmente innovative e le comunità locali. L’idea si basa sul concetto di una innovazione sociale che si si sviluppa con un approccio collaborativo, in cui si crede che l’apertura delle istituzioni pubbliche, dei governi e delle organizzazioni senza scopo di lucro alla partecipazione dei cittadini aggiunge maggiore efficacia alle innovazioni impiegando le metodologie di open innovation incoraggiando l’efficacia della circolazione della conoscenza in diversi settori. L’obiettivo caratteristico dell’ Open social innovation mira allo scambio di conoscenze tra le comunità per generare soluzioni utili ai problemi sociali locali. Le soluzioni si diffondono e si adattano in altri contesti, le pratiche sociali vengono innovate, portando benefici ad altre comunità. Il concetto di istituzioni pubbliche aperte è cresciuto nell’ultimo decennio, soprattutto in concomitanza dell’avanzamento tecnologico nel settore pubblico.

VITTORIO DUBLINO·DOMENICA 29 NOVEMBRE 2020·

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Blog su WordPress.com.

Su ↑