La Mappa non è il Territorio! Le nostre rappresentazioni mentali e descrizioni del mondo non corrispondono mai pienamente alla Realtà. Questo perché, come afferma il celebre principio: la mappa non è il territorio, il significato della tua comunicazione, dunque, non risiede nelle intenzioni di chi parla, ma nella risposta che ottieni da chi ti ascolta. La responsabilità della comunicazione ricade interamente su di te. Se non riesci a farti comprendere, è probabile che tu non abbia saputo arricchirti della mappa che definisce il mondo del tuo interlocutore.
Se domandassimo: “…Chi confonderebbe una cartina dell’Italia con il suo territorio reale?”, la risposta più comune sarebbe probabilmente: “Nessuno.”
Eppure, come ci fanno notare gli scienziati, nella vita quotidiana questa distinzione non è sempre così chiara. Le persone, infatti, tendono spesso a confondere il Territorio con la Mappa, ovvero la Realtà con la sua Percezione.
Accade di frequente che ciò che pensiamo venga scambiato per ciò che è realmente. Questa sovrapposizione tra rappresentazione mentale e realtà porta gli individui a interpretare il mondo non per come esso è, ma attraverso il filtro delle proprie percezioni.
Questa intuizione, ovvero la distinzione tra modello e realtà, è stata messa in evidenza dallo studioso Alfred Korzybski già nel 1933, nel suo libro Scienza e Sanità. Fu in quell’opera che enunciò la celebre frase: La Mappa non è il Territorio! Le nostre rappresentazioni mentali, le nostre descrizioni, non sono la Realtà, … perchè la Mappa non è il Territorio!
La celebre frase “La mappa non è il territorio” è oggi uno dei presupposti fondamentali della P.N.L. (Programmazione Neuro-Linguistica). Questo principio sottolinea come le nostre rappresentazioni mentali del mondo siano solo modelli soggettivi e mai una riproduzione fedele della realtà.

In molte persone, la loro personale lettura della Realta’ diventa
LA REALTA’, tout court!
Fin dall’infanzia, siamo programmati a seguire una mappa di comportamenti che plasmano la nostra personalità, le nostre idee sulla vita e la percezione degli altri. Ogni individuo pensa e agisce in base alla propria mappa del mondo, un filtro personale costruito attraverso la percezione della realtà e le esperienze passate.
Ciascuno di noi legge la realtà attraverso il proprio filtro, ma esiste un’irriducibile differenza tra il mondo reale e l’esperienza che ne abbiamo.
Non agiamo direttamente sul mondo: “Ciascuno di noi crea una propria rappresentazione del mondo in cui vive; una mappa o modello che utilizziamo per orientare il nostro comportamento. La nostra rappresentazione del mondo determina in larga misura l’esperienza che avremo, il modo in cui lo percepiremo e le scelte che ci sembreranno disponibili, vivendoci dentro…” (Bandler & Grinder).
L’Arte del Comunicare
Comunicare significa saper entrare nel mondo percepito dagli individui, nella loro mappa mentale. È in questo delicato processo che il comunicatore si assume la responsabilità al 100% dei risultati che ottiene o non ottiene.
Il significato della comunicazione, infatti, è determinato dalla risposta che suscita nel destinatario. La comunicazione non è mai semplicemente giusta o sbagliata, ma piuttosto efficace o inefficace, in relazione all’obiettivo scelto.
Come recita un principio cardine:
“Il significato della tua comunicazione è dato dalla risposta che ottieni. Sei tu il solo responsabile della tua comunicazione; se non vieni compreso, probabilmente non sei riuscito ad arricchirti della mappa che disegna il mondo del tuo interlocutore.“
Cicerone, il grande oratore, aveva già intuito tutto questo. Nel suo trattato sull’arte oratoria, egli invita a utilizzare soprattutto l’empatia come strumento fondamentale per entrare in sintonia con il pubblico.
Oggi la scienza ci fornisce ulteriori strumenti, tra cui il concetto di Illusione di Conoscenza, un fenomeno che affligge molte, troppe persone. Questa illusione porta a confondere ciò che si pensa di sapere con una reale comprensione, complicando ulteriormente il processo comunicativo.
la COMPETENZA SPECIFICA DELL’ORATORE (*) “Egli non mira dunque a risultare un saggio in mezzo a degli sciocchi, perché in tal modo coloro che lo ascoltano lo riterrebbero un saccente, oppure, pur ammirandone le doti intellettuali e la saggezza, si infastidirebbero di passare per ignoranti. Un vero oratore, invece, conosce gli animi degli uomini e sa gestire la loro attenzione e le loro emozioni in modo tale che non ha bisogno delle definizioni dei filosofi, e nei suoi discorsi non indaga, ad esempio, se il sommo bene risieda nello spirito o nel corpo, se sia riconducibile al piacere o alla virtù, o se queste cose possano essere collegate e unite tra loro. L’importanza e la complessità dei temi oggetto della filosofia è indubbia, come numerose e diverse sono le varie teorie; ma qui si sta tentando di definire qualcosa di differente, di gran lunga differente; qui si parla di un uomo intelligente, acuto sia per doti naturali sia per esperienza, il quale sappia individuare con sagacia che cosa e in che modo pensino, sentano, giudichino e desiderino i suoi concittadini, o coloro che egli cerca di persuadere parlando. Bisogna allora che un bravo oratore sappia tastare il polso a persone di qualunque genere, età e ceto sociale, e percepire pensieri e stati d’animo di coloro presso i quali si trova o si troverà a trattare un determinato argomento. Dunque se vuoi narrare qualcosa , e cercare di farti comprendere dall’interlocutore per raggiungere lo scopo di indurlo a farlo agire, allora questi suggerimenti qui sotto, ti possono tornare utili.”
LA NARRAZIONE E’ COME RACCONTI LA TUA STORIA (**)
- per essere ed essere visti bisogna sapersi narrare;
- sapersi narrare implica non soltanto il sapersi narrare agli altri ma anche, e forse soprattutto, saper(si) narrare a se stessi;
- tutti sappiamo narrare e narrarci nella vita quotidiana perché lo impariamo vivendo, ma nessuno, senza specifiche esperienze acquisite attraverso lo studio o le esperienze professionali, saprà costruire narrazioni in quegli ambiti specifici che trascendono la vita quotidiana;
- quando si è all’interno di un gruppo, di un’organizzazione, di una comunità è ancor più indispensabile sapersi narrare anche all’interno, oltre che all’esterno;
- le narrazioni più coerenti, legittime e solide sono quelle in cui la narrazione interna e quella esterna coincidono e non divergono;
- ‘essere’ implica automaticamente essere narrati e, per questo, chi non sa narrarsi è soggetto alle narrazioni altrui;
- ‘narrare’ è molto di più che comunicare;
- comunicare è soltanto ‘il trasmettere’ moduli informativi a una via;
- narrare non è trasmettere soltanto informazioni, ma anche visioni ed istruzioni per l’uso e, dunque, modalità per utilizzarle in modo dinamico in percorsi che, attraversando universi complessi, si snodano tra problematiche, alternative e soluzioni.
(*) tratto da: Cicerone,”Arte di Comunicare”
(**) tratto da: D. Pinardi, “Teoria narrativa”, in “Narrativa d’impresa. Per essere ed essere visti”,2013, F. Angeli
