la CAMPAGNA (ELETTORALE) PERMANENTE

‘CAMPAGNA (ELETTORALE) PERMANENTE, che cosa significa?

E’ da qualche settimana, e precisamente da quando Klaus Davi ha  introdotto al grande pubblico italiano l’espressione:  ‘Campagna Elettorale Permanente’ durante il talkshow televisivo “Non è l’Arena di Giletti” che giornalisti, opinionisti e politici hanno intensificato citazioni  del tipo “siamo in campagna permanente.  Salvini, Di Maio? … sono in campagna permanente; …”

‘Campagna permanente’ che cosa significa?

K. Davi non ha fatto altro che presentare al grande pubblico italiano un concetto che non è estraneo agli addetti ai lavori, che afferisce alle strategie di comunicazione nel campo delle Scienze Politiche; la Campagna Elettorale Permanente descrive “l’attenzione che i leader politici, in particolare quelli con incarichi di governo, danno alle preoccupazioni elettorali durante l’esercizio della carica che ricoprono; sottolineando la distinzione che diventa sempre più labile tra il tempo che dedicano nel ‘governare’ e quello che trascorrono nelle ‘attività di propaganda politica.”

Possiamo far rientrare quindi l’applicazione di strategie da Campagna Elettorale Permanente nel set di strumenti ad uso del marketing politico? Si, senza dubbio!

Molti osservatori politici sostengono l’opinione secondo il quale il fenomeno ha riscontrato un impatto significativo sulle ultime Presidenze degli Stati Uniti, sostenendo che le decisioni prese da alcuni Presidenti sono state sempre più influenzate dal potenziale impatto e dal conseguente grado di approvazione dei loro elettori.

Gli esperti ritengono che un aumento nella raccolta di fondi elettorali possa essere un sintomo che rivela la sussistenza di una ‘Campagna permanente’; la quantità di tempo sproporzionatamente elevata che i Presidenti hanno speso per visitare i loro stati elettorali chiave rispetto ad una quantità relativamente piccola di tempo speso in visita a regioni che sono ritenute di scarsa importanza elettorale, viene indicata come ulteriore prova dei motivi elettorali che influenzano una governance presidenziale, a dimostrazione di quanto sia sfocata la linea che divide la Campagna elettorale dalla Governance presidenziale.

Fu Patrick Caddell (scienziato politico, sondaggista e consulente del Presidente Jimmi Carter) che concepì la “Campagna permanente” come una teoria delle Scienze Politiche, con una nota del 10 dicembre 1976 intitolata “Documento di lavoro iniziale sulla strategia politica”; Caddell scrisse: ” … essenzialmente la mia tesi rivela che il governare con approvazione pubblica richiede una continua campagna politica“.

L’espressione “Campagna permanente”, il suo concetto e la sua storia, furono definite per la prima volta nel 1980  dal giornalista (diventato poi consigliere presidenziale senior) Sidney Blumenthal nel suo libro “The Permanent Campaign”. Nel suo saggio, Blumenthal spiega i cambiamenti nella politica americana, passata dal mecenatismo ed una organizzazione di partito vecchio stile a quella basata sulla moderna tecnologia dei sondaggi e dei media guidati dai computer, creando un sistema fondamentalmente nuovo; il giornalista evidenziava inoltre come i ‘consulenti politici’ stavano andando a sostituire i capi di partito, instaurando  un nuovo modello in cui le campagne elettorali diventano ‘forme di governo’.  Secondo Walter Dean Burnham,  lo scienziato politico portatore della ‘Teoria del Riallineamento’, l’intuizione di Blumenthal ha risolto il problema del ‘Riallineamento critico’ nelle Scienze politiche, che è avvenuto intorno al 1968, quando nuove strategie si sono sviluppate ed usate attivamente con l’amministrazione di Lyndon Johnson, in cui viene data priorità al guadagno tattico a breve termine rispetto ad una visione politica a lungo termine : “l’atmosfera frenetica e coinvolgente delle campagne presidenziali si trasferisce dopo le elezioni nell’ufficio presidenziale del vincitore stesso,  creando così una campagna permanente che limita la capacità dell’attuale Politica di deviare da una volontà percepita delle persone, che viene riscontrata attraverso la pratica dei sondaggi intensivi”


Un assunto centrale nella Teoria del Riallineamento è il cambiamento nel comportamento dei gruppi di voto: ‘RIALLINEAMENTO’ significa cambio di preferenza degli elettori da una parte all’altra, in contrasto con ‘ASSEGNAZIONE’ dove un gruppo di elettori abbandona una parte per diventare indipendente o non votante.  La Teoria del Riallineamento fu espressa pubblicamente per la prima volta nell’articolo del 1955 (dallo scienziato  politico Valdimer Orlando Key, Jr.)  dal titolo “Una teoria per le elezioni critiche”,  teorizzando che le elezioni, i partiti e le politiche americane abitualmente si modificano in modo periodico attraverso rapide e drammatiche vicende. Gli studiosi hanno generalmente concluso che schemi sistematici di cambiamento sono identificabili nelle elezioni nazionali americane, con dei cicli che avvengano secondo un programma regolare: una volta ogni 36 anni circa. Questo periodo di circa 30 anni si adatta all’idea che questi cicli sono strettamente collegati ai cambiamenti generazionali, fornendo agli scienziati sociali una base sociologica obiettiva per lo sviluppo della teoria.


 Nel 2012, Brendan J. Doherty (professore associato in Scienze politiche presso l’Accademia della Marina Militare degli Stati Uniti), nel suo testo “The Rise of the President’s Permanent Campaign” analizza il fenomeno e le mutevoli dinamiche che fanno presagire quale potrà essere l’evoluzione di una leadership politica al governo che pratica una ‘Campagna Elettorale Permanente’, sostenendo che un agire secondo tali strategie può a volte rafforzare la mano di un presidente, ma può anche indebolire il ruolo di un leader nazionale unificante, accrescendo il cinismo pubblico e limitando le prospettive di un compromesso bipartisan.

Ciò a cui abbiamo il (dis)piacere di assistere quotidianamente, non conferma la riflessione del prof. Doherty …?  


References

  • tradotto ed adattato da :  Permanent Campaign
  • B.Doherty, “the Rise of the President’s permanent campaign”,2012, University Press of Kansas
  • Wayne P. Steger, “the Permanent Campaign: Marketing from the Hill”, 1998, Department of Political Science DePaul University
  • Nick Sparrow, “The permanent campaign ‐ The integration of market research techniques in developing strategies in a more uncertain political climate”, 2001, European Journal of Marketing, Vol. 35
  • Peter Van Onselen\Wayne Errington,”The Democratic State as a Marketing Tool: The Permanent Campaign in Australia”,2007, Commonwealth and Comparative Politics
  • Catherine Needham, “Brand Leaders: Clinton, Blair and the Limitations of the Permanent Campaign”, 2005, Political Studies
  • Donato Bendicenti, “La televisione e la campagna elettorale permanente”,2006,il Mulino – AA.VV, “Dai comizi a Internet:la campagna permanente”, 2008, giornali FERPI
  • Franca Roncarolo,“Leader e media. Campagna permanente e trasformazioni della politica in Italia”, 2008, Guerini e Associati

Approfondimenti: 

>  MARKETING EMOZIONALE e MARKETING POLITICO … perché nella propaganda politica si parla più di problemi che di soluzioni?

> MARKETING POLITICO e STRATEGIA OCEANO BLU

> La CAMPAGNA (POLITICA) PERMANENTE

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