L’effetto Proteus

Christian Bale, che impersonava Batman nel film Il Cavaliere Oscuro di C. Nolan, ricorda come il suo collega Heath Ledger si trasformava letteralmente impersonando la parte di Joker.  

“Nella scena dell’interrogatorio in cui Batman colpisce Joker, Heath mi chiese più volte di colpirlo realmente al viso, così da rendere più reale quella scena così importante del film. Al mio rifiuto, lui arrivò ad insultarmi pesantemente pur di istigarmi… Quando alla fine lo colpii due volte in faccia, lui scoppiò a ridere come si vede nella scena del film. Gli dissi: «Sai Heath, non devo colpirti per davvero. La scena verrà benissimo anche senza tutto questo!», e lui mi rispose: «Non ti fermare! Continua! Vai avanti.. avanti… colpiscimi ancora!» …  Pensai che fosse completamente pazzo. Più lo colpivo e più lui rideva e si divertiva… C’erano mattonelle e vetri del muro che si rompevano perché lui ci si lanciava contro. Rimasi impressionato per la sua totale dedizione a quel ruolo. In quel momento iniziai ad avere una sensazione stranissima che mi avvolse completamente… avevo realmente il Joker davanti ai miei occhi… Fin quando sul set indossava il trucco, costume ed era sul set, lui era completamente posseduto dal personaggio. Una volta tolti, tornava in sé. Una persona fantastica e di cuore. Ma come Joker faceva davvero paura…”.

Posseduti da una Maschera è il titolo di un mio precedente articolo

“ … Ogni Cultura umana ha usato le maschere per la disinibizione rituale, per combattere la timidezza o per giocare, …

In Psicologia sociale, una revisione della ricca letteratura scientifica mostra che l’uso di una maschera ipotizza quattro principali effetti psicologici: disinibizione, deindividuazione e trasformazione, facilitazione dell’espressione degli aspetti del Sè e vari cambiamenti psicosomatici. Studi recenti che hanno come oggetto i comportamenti sociali virtuali (tramite social media, chat room, etc. etc.) stanno dimostrando che modelli di comportamento nelle relazioni sociali on-line appaiono identici a quelli osservati nella Realtà

Può essere un’identità online, un Avatar, l’ultima frontiera delle mascherate?

Nick Yee & Jeremy Bailenson del dipartimento di Scienze della Comunicazione alla Stanford University credono di si: “gli ambienti virtuali, come i giochi online e le chat room basate sul web, ci consentono sempre di più di alterare le nostre autorappresentazioni digitali in modo drammatico e semplice. Ma quando cambiamo le nostre rappresentazioni dell’ Io , le nostre rappresentazioni di sé cambiano a loro volta i nostri comportamenti?”

In 2 studi sperimentali gli scienziati hanno esplorato l’ipotesi che il comportamento di un individuo sia conforme alla sua autorappresentazione digitale indipendentemente da come gli altri la percepiscono: un processo chiamato Effetto Proteus.

Nel primo studio, i partecipanti assegnati ad avatar più attraenti in ambienti virtuali immersivi erano più intimi con i confederati in un compito di auto-rivelazione e distanza interpersonale rispetto ai partecipanti assegnati ad avatar meno attraenti. Nel secondo studio, i partecipanti a cui sono stati assegnati avatar più alti si sono comportati in modo più sicuro in un’attività di negoziazione rispetto ai partecipanti a cui sono stati assegnati avatar più bassi.

L’Effetto Proteus descrive il fenomeno in cui il comportamento di un individuo, all’interno di mondi virtuali si modifica sulla base delle caratteristiche del suo Avatar.

L’Effetto Proteus ci fa riflettere sul fatto che le caratteristiche visive ed i tratti di un avatar si associno a specifici stereotipi e aspettative comportamentali: quando un individuo crede che gli altri si aspetteranno determinati comportamenti a causa dell’aspetto del suo Avatar, questo individuo si impegnerà nell’assumere con il suo Avatar il comportamento atteso. Heath è davvero Joker quando veste la sua maschera.  

Lo studio dell’effetto Proteus trae spunto anche da altre ricerche riferite allo studio di altri fenomeni osservati nel mondo reale.

“le persone belle ottengano trattamenti più favorevoli in sede processuale e vengano condannate a pene più miti rispetto a quelle brutte; le persone belle tendono ad ottenere punteggi mediamente più elevati in sede d’esame rispetto alle brutte; la bellezza in un colloquio di lavoro è più importante dei titoli di studio e dell’esperienza ai fini dell’assunzione; le persone belle, pur se sconosciute sarebbero ritenute più felici nella vita e più realizzate professionalmente; i candidati politici più belli vengono eletti molto più spesso rispetto ai più brutti” 

Questa qui sopra è una sintesi dell’ l’Effetto Aureola (Halo Effect), i cui studi hanno dimostrato come alcune caratteristiche fisiche, come l’attrattiva e l’altezza, siano spesso associate a risultati sociali e professionali più positivi.

Lo studio di fenomeni psicosociali come l’effetto Proteus, fa parte di un più ampio campo di ricerca che esamina il comportamento degli individui impegnati nella Comunicazione Mediata dal Computer (CMC).

La CMC si presenta in molte forme (testo, audio, video, ecc.) e il suo studio in queste forme è già avviato da tempo, ma l’effetto Proteus è un aspetto particolarmente rilevante per la comunicazione mediata digitale e la social-medialità di nuova generazione che stanno iniziando ad emergere. I progettisti di Sistemi in Realtà Virtuale e i creatori di Metaversi dovranno tenerne in debita considerazione se aspirano a facilitare interazioni efficienti con il mondo reale.  

Il ricercatore Brett Sherrick in una sua pubblicazione afferma:  “l’avatar di un utente potrebbe avere un impatto psicologico su se stesso e sul sistema sociale circostante.”


Approfondimenti

  • Yee N. & Bailenson J., (2007), “The Proteus Effect: The Effect of Transformed Self-Representation on Behavior”, Human Communication Researc
  • Sherrick B.-Howe J.-Waddell T., (2014), “The role of stereotypical beliefs in gender-based activation of the Proteus effect“, Computers in Human Behavior Vol. 38/2014
  • Michaël Oosterlinck, (2014),“Role-Playing in Role-Playing Games”, Master Thesis in ‘Master of Arts in Art Science, Gent University

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