La Guerra Psicotronica

Neuroscienziati dell’Università del Texas ad Austin hanno sviluppato una tecnica innovativa per tradurre le scansioni dell’attività cerebrale in parole, utilizzando la stessa tecnologia di intelligenza artificiale che alimenta il chatbot ChatGPT. Questa scoperta potrebbe rivoluzionare la comunicazione per le persone che hanno perso la capacità di parlare.

Questi progressi, sebbene motivati da scopi benefici, sollevano anche interrogativi etici sul loro potenziale utilizzo in ambiti più oscuri, come l’Information Warfare. Le tecnologie di monitoraggio cerebrale potrebbero infatti aprire la strada a nuovi tipi di human network attack, dove le informazioni neurali vengono sfruttate per manipolare comportamenti collettivi o individuali all’interno di reti sociali.

Queste applicazioni rappresentano una delle frontiere pionieristiche dell’intelligenza artificiale, una tecnologia che avanza rapidamente e si prevede influenzerà ogni aspetto della nostra vita e società. I ricercatori dell’università texana hanno sfruttato GPT-1, il primo modello linguistico sviluppato da OpenAI, startup con sede a San Francisco, addestrandolo su un vasto database di libri e siti web, il modello ha così appreso la struttura delle frasi e i meccanismi del linguaggio umano.

Il team di ricerca ha poi addestrato l’IA ad interpretare l’attività cerebrale di Alexander Huth, neuroscienziato e informatico presso l’Università del Texas, e di altri volontari mentre ascoltavano parole specifiche. Dopo un altro periodo di addestramento, l’intelligenza artificiale è stata in grado di prevedere ciò che Huth e gli altri stavano ascoltando o guardando, analizzando unicamente la loro attività cerebrale.

Nonostante il progresso significativo, Huth ha dichiarato alla CNN, sottolineando un’importante distinzione: “Non ci piace usare il termine ‘lettura della mente’ (…) Pensiamo che evochi cose che in realtà non siamo capaci di fare,”

Tuttavia, l’affermazione di Huth potrebbe non essere del tutto sincera o, in alternativa, inconsapevole. È lecito chiedersi se, esplorando tra gli “X-Files” della ricerca scientifica, si possano trovare traccia di teorie od ipotesi che abbiano influenzato gli studi nell’ambito della Information Warfare (IW) .. ? Questa disciplina militare si concentra sul controllo e l’uso strategico delle informazioni, e potrebbe rappresentare una delle motivazioni sottostanti a ricerche come quella condotta dal team di Austin.

Il legame tra avanzamenti tecnologici ed applicazioni militari non è nuovo: molte innovazioni inizialmente sviluppate per scopi civili hanno trovato impieghi nel campo della difesa e viceversa evidenziando il concetto dual-use.
L’idea che il monitoraggio delle attività cerebrali possa diventare uno strumento per la information warfare apre scenari che richiedono una riflessione etica profonda. Se è vero che la tecnologia qui descritta mira a scopi benefici, come restituire la voce a chi l’ha persa, è altrettanto vero che il confine tra uso civile e applicazioni meno trasparenti è spesso labile.

Nell’Information Warfare, la guerra Psicotronica

La guerra psicotronica rappresenta uno degli ambiti più controversi e meno esplorati nella IW e delle PSYOP.
Si tratta di una dimensione che combina neuroscienze, tecnologia avanzata e manipolazione delle informazioni per influenzare la mente umana.
Un esempio concreto di interesse militare per questo campo è riportato in un articolo della nota rivista Wired, che menziona una definizione pubblicata su un sito dell’esercito americano relativa ad armi non letali.

La definizione di “arma non letale” descriveva due dispositivi innovativi e inquietanti:

  1. Un dispositivo neuroelettromagnetico, capace di trasmettere suoni direttamente nel cranio di persone o animali tramite radiazioni a microonde modulate a impulsi.
  2. Un dispositivo sonoro silenzioso, progettato per inviare suoni direttamente al cervello, sfruttando meccanismi simili.

Entrambi i dispositivi permettono la modulazione del suono, che può includere messaggi subliminali vocali o audio. Un’applicazione dichiarata di questa tecnologia è sorprendentemente pragmatica: il suo uso come una sorta di “spaventapasseri elettronico” per allontanare gli uccelli dagli aeroporti. Tuttavia, l’idea che tali tecnologie possano essere usate per scopi più sofisticati – o potenzialmente dannosi – rimane una questione aperta.

Questa descrizione alimenta interrogativi etici e strategici. Se tali strumenti possono trasmettere messaggi subliminali o influenzare direttamente il comportamento umano, quali implicazioni potrebbero avere in un contesto di IW? La possibilità che queste tecnologie possano essere impiegate per manipolare le percezioni, i pensieri o le decisioni di interi gruppi di persone solleva preoccupazioni profonde sulla protezione della libertà cognitiva e sull’integrità delle comunicazioni. La nota rivista Wired riporta infatti che – sebbene la definizione voice to skull device (in gergo: V2K) sopra menzionata sia stata successivamente rimossa dal sito governativo dove era stata pubblicata – essa è ancora reperibile sul sito della Federation of American Scientists (FAS). Questo dettaglio è particolarmente significativo, poiché la FAS è un’organizzazione indipendente che si occupa di monitorare e analizzare questioni legate alla sicurezza nazionale e alla scienza, spesso pubblicando documenti e informazioni che altrimenti potrebbero non essere facilmente accessibili.

Il fatto che una definizione così dettagliata di tecnologie neuro-elettromagnetiche e dispositivi sonori silenziosi sia stata catalogata e conservata dalla FAS suggerisce l’esistenza di un interesse concreto e documentato per questo tipo di strumenti. Anche se gli scopi dichiarati, come l’uso “non letale” per allontanare gli uccelli dagli aeroporti, possono sembrare innocui, il potenziale di queste tecnologie in ambiti più oscuri, come la manipolazione psicologica o l’influenza cognitiva, non può essere ignorato.

Questa persistenza nei registri della FAS solleva interrogativi non solo sullo sviluppo di queste tecnologie, ma anche sulla trasparenza dei governi riguardo al loro utilizzo. La rimozione della definizione dal sito ufficiale potrebbe riflettere una volontà di ridurre l’attenzione pubblica o di evitare controversie, mentre la sua conservazione in archivi indipendenti come quello della FAS garantisce un importante strumento di accountability e di discussione pubblica.


In Cina

Durante una conferenza cinese dedicata allo studio della Guerra della Conoscenza (o dell’informazione), l’analista Wu Jianguo ha dichiarato:
“I confronti della conoscenza sono al centro degli scontri militari, e il segno distintivo della forza di un esercito è la sua capacità di combattimento intellettuale. (…) Le nuove tecnologie dell’informazione stanno permeando e funzionando in tutte le sfere della società in modo pervasivo, rendendo l’informazione e la conoscenza importanti risorse e ricchezze. Se diciamo che la conoscenza equivale alla ricchezza nella vita economica, allora nel campo militare equivale alla vittoria. Con l’avvento di un’era di militari intellettuali, i cambiamenti nel campo militare porteranno a trasformazioni straordinarie, come se ‘migliaia e migliaia di peri fiorissero durante la notte sulla scia di un vento primaverile’.”

Questa riflessione evidenzia come la Cina consideri la conoscenza e l’informazione elementi strategici nella definizione delle dinamiche militari contemporanee, enfatizzando il concetto di combattimento intellettuale. Tuttavia, gli scritti cinesi si differenziano significativamente da quelli occidentali o russi, che spesso pongono l’accento su armi “psicotroniche” e “tecniche suggestive” per influenzare le percezioni umane.

Il focus sulle “armi di nuova concezione”
La Cina, invece, si concentra su armi di nuova generazione, tra cui:

  • Armi a infrasuoni, laser e microonde
  • Armi a raggi di particelle e fonti di luce incoerenti

Questi strumenti rappresentano ciò che la Cina definisce tecnologie innovative per la gestione delle dinamiche militari moderne. Durante la conferenza, un altro analista cinese, Wang Zhi, ha ampliato l’elenco includendo:

  • Radiazioni ultraviolette
  • Armi anti-ambiente, come strumenti in grado di scatenare terremoti
  • Armi biologiche

Secondo Wang Zhi, queste innovazioni permettono ai decisori militari di personalizzare l’intensità delle operazioni:
“Basta semplicemente alzare il volume”, se una tecnica non produce i risultati desiderati.

Questa visione descrive un approccio flessibile e adattabile alla guerra post-moderna, in cui l’uso delle tecnologie è regolato con precisione in base alle necessità strategiche.

Riflessioni etiche e geopolitiche
Questa prospettiva solleva interrogativi sulle implicazioni etiche e geopolitiche di tali tecnologie. Se da un lato queste innovazioni promettono efficienza e precisione, dall’altro aumentano i rischi di escalation e di utilizzi non convenzionali che potrebbero avere conseguenze devastanti sia per i militari che per i civili.

I russi

Il maggiore russo S.V. Markov, scrivendo sulla rivista Bezapasnost (Sicurezza), ha definito l’arma informativa come: “Un’informazione appositamente selezionata in grado di provocare cambiamenti nei processi informativi dei sistemi informativi (fisici, biologici, sociali) secondo l’intento dell’entità che usa l’arma.”

Questa definizione evidenzia come il concetto di arma informativa superi il confine delle tecnologie convenzionali, abbracciando un approccio sistemico che combina informazioni e tecnologie per influenzare sistemi complessi, incluse le menti umane.

L’interesse russo per le “influenze suggestive
Le forze armate russe studiano da anni come informazioni e onde elettroniche possano influenzare la mente umana. Un recente libro, ufficialmente approvato e commissionato dal Comitato per la sicurezza della Duma di Stato, esplora una vasta gamma di algoritmi progettati per impiantare “influenze suggestive”, o come l’autore li definisce, “psicovirus” nella mente di una persona. Questi studi evidenziano un interesse specifico nel controllo mentale, non solo come strumento militare, ma anche come arma strategica per manipolare la percezione e il comportamento.

Un articolo pubblicato sulla rivista militare Orientier ha affrontato queste tematiche con un titolo provocatorio:


“Può un sovrano creare zombi fuori dal mondo?”,

accompagnato dal sottotitolo:
“È del tutto possibile che l’umanità sia sull’orlo di una guerra psicotronica.”

L’articolo elenca diverse tecnologie “psy” già disponibili, come:

  • generatori VHF
  • laser
  • apparecchiature a raggi X
  • ultrasuoni
  • onde radio

Tra queste, viene citato nei rapporti dei servizi l’ipotetico generatore psicotronico (tecnologia di controllo mentale o psico-correzione acustica sviluppato già a partire dagli anni ’70) che viene descritto in un documento ( U.S. explores russian mind-control technology) come un dispositivo in grado di produrre potenti emanazioni elettromagnetiche (onde sonore) , con lo scopo di alterare o influenzare il comportamento umano sia su soggetti consenzienti che non consenzienti che potrebbe essere usata per sopprimere rivolte, controllare dissidenti, demoralizzare forze nemiche e migliorare le performance delle forze alleate.

L’Unità 10003: il misticismo al servizio del controllo mentale
Secondo il quotidiano Novaya Gazeta-Ponedelnik (una fonte non mainstream, ma considerata affidabile come fonte per informazioni meno convenzionali), il Ministero della Difesa russo ha istituito una speciale unità militare nota come “Unità 10003”. Questa divisione è incaricata di indagare nelle scienze noetiche, tra il il misticismo e l’occulto, con l’obiettivo primario di comprendere gli eventuali meccanismi di un controllo mentale. Gli studi spaziano dal reclutamento psicologico alle tecniche avanzate di manipolazione in situazioni specifiche.

Verso una guerra psicotronica?
L’interesse russo per questi studi e possibili tecnologie suggerisce che il controllo mentale e le armi psicotroniche rappresentano una frontiera strategica. La ricerca si concentra non solo sull’uso diretto in conflitti militari, ma anche su applicazioni indirette, come il reclutamento e la gestione delle masse.

Questi sviluppi sollevano interrogativi profondi su etica, trasparenza e sicurezza internazionale. L’idea che tecnologie capaci di influenzare profondamente la mente possano essere utilizzate per scopi militari o strategici ci pone davanti a un futuro che richiede una regolamentazione chiara e una consapevolezza globale sulle potenziali conseguenze.


Il termine “Human Network Attacks” si riferisce a un concetto nell’ambito della sicurezza informatica e della protezione delle reti. Indica un tipo di attacco informatico in cui gli hacker mirano alle persone all’interno di una rete come punto di accesso vulnerabile, anziché concentrarsi esclusivamente sulle vulnerabilità tecniche o sui sistemi informatici stessi. Gli attacchi alle reti umane coinvolgono l’ingegneria sociale, che è l’arte di manipolare le persone per ottenere informazioni o l’accesso non autorizzato a sistemi o reti. Questo può avvenire attraverso tecniche come la phishing, in cui gli aggressori inviano messaggi ingannevoli o fanno leva sulla curiosità o sulla fiducia delle persone per indurle a rivelare informazioni sensibili o ad aprire file o link dannosi. L’obiettivo degli attacchi alle reti umane è sfruttare la componente umana come debole punto di ingresso per ottenere accesso non autorizzato a informazioni riservate o per compromettere la sicurezza di un sistema o di un’organizzazione. Questo tipo di attacco sfrutta spesso la tendenza delle persone a fidarsi o ad agire in modo inconsapevole, manipolandole per ottenere ciò che gli aggressori desiderano. Per difendersi dagli attacchi alle reti umane, è fondamentale educare e sensibilizzare le persone sui rischi e sulle tecniche utilizzate dagli aggressori. Ciò include la formazione sul riconoscimento delle minacce, l’adozione di buone pratiche di sicurezza informatica e l’implementazione di misure di protezione, come l’autenticazione a due fattori e le politiche di accesso controllato. Inoltre, è importante mantenere costantemente aggiornati i sistemi di sicurezza informatica per identificare e mitigare le nuove minacce che emergono nel panorama delle reti umane.


Le scienze Noetiche, o più semplicemente Noetica, rappresentano un campo di studio emergente che esplora il ruolo della mente e della coscienza nella comprensione del mondo fisico, fondendo discipline tradizionali come filosofia, fisica e neuroscienze con approcci più innovativi e interdisciplinari. Il termine deriva dal greco noesis (νοεῖν), che significa “pensare” o “percepire intuitivamente”, e si concentra sull’indagine della conoscenza non solo razionale, ma anche intuitiva ed esperienziale.

Nata dall’esigenza di colmare il divario tra il riduzionismo scientifico e una visione olistica della realtà, la Noetica si interroga su questioni fondamentali: Come la coscienza interagisce con la materia? Qual è il ruolo della mente nella creazione e percezione della realtà? Esistono fenomeni cognitivi che sfuggono alle spiegazioni meccanicistiche della scienza tradizionale?

In questo contesto, la Noetica offre una prospettiva unica, proponendo che la coscienza non sia un semplice epifenomeno del cervello, ma una componente intrinseca dell’universo, in grado di influenzare il mondo fisico. Questa idea si collega direttamente a tematiche di confine come quelle affrontate nella psicotronica, una disciplina che combina neuroscienze, fisica ed energie sottili per indagare fenomeni altrimenti considerati parascientifici.

Psicotronica e Noetica

In questo testo pubblicato da UNESCO si esplorano temi relativi alle parascienze e alla psicotronica, con riferimenti a fenomeni e teorie che collegano la scienza moderna con discipline non tradizionali, come la parapsicologia. Vengono analizzate le interazioni tra campi elettromagnetici e organismi viventi, inclusi studi sull’effetto di questi campi sul cervello umano, e la loro potenziale applicazione terapeutica, ecologica e persino militare.
Ci si addentra in alcuni degli aspetti più controversi e affascinanti della psicotronica, esplorando fenomeni psico-fisici come la telepatia, l’influenza a distanza e gli effetti dei campi elettromagnetici sul cervello umano. Questi fenomeni sono spesso relegati ai margini della scienza ufficiale, ma trovano nella Noetica un quadro teorico in grado di legittimarne l’indagine.

In particolare, la psicotronica propone che esistano interazioni ancora poco comprese tra mente e materia, mediate da energie non convenzionali che si manifestano in campi elettromagnetici e biologici. Tali studi non solo aprono nuove possibilità per applicazioni terapeutiche ed ecologiche, ma pongono anche interrogativi etici e filosofici sul rapporto tra scienza, tecnologia e libertà cognitiva.

Telepatia:  l’ ipotetica comunicazione da mente a mente di pensieri, idee, sentimenti ed immagini mentali. Nella ricerca Psichica, nellìInvestigazione paranormale e la Mediumship, la Telepatia è considerata come un potenziale mezzo per la trasmissione di dati che sembra essere di origine paranormale. La telepatia è stata studiata in parapsicologia in esperimenti di laboratorio controllati e nella ricerca DREAM . La telepatia può essere entrambe le cose sia spontanea che inconscia o deliberata attraverso l’intenzione .

Panoramica Storica

La Telepatia era nota ai popoli antichi ed è descritta negli scritti e nella tradizione orale. Essa è stata considerata sia come una capacità umana naturale condivisa da tutti che come una capacità speciale posseduta da un dotato naturale, da speciali persone appositamente allenate, o da adepti religiosi.Il termine Telepatia deriva dal greco tele (“ distante ”) e pathe (“ occorrenza ” o “sentimento”). Il termine è stato coniato nel 1882 da Frederic Myers , uno dei fondatori della Society for Psychical Research (SPR). Myers pensava che la ” telepatia ” esprimesse la natura del fenomeno meglio di altri termini usato all’epoca, come “ comunicazione de pensees , ” trasferimento del pensiero ” e ” lettura del pensiero “.  La telepatia coinvolge più il “pensato”, ma anche immagini visive, emozioni, sensazioni fisiche come il dolore, e quale motore d’impulsi che spingono i destinatari all’azione e una miriade di altri impercettibile impressioni . L’interesse  nella psico-ricerca per la telepatia iniziò alla fine del XVIII secolo , quando Franz Anton Mesmer rese popolare il mesmerismo o il magnetismo animale. I Magnetisti avrebbero scoperto molti soggetti magnetizzati (o ipnotizzati) che avrebbero potuto leggere i pensieri del magnetista ed eseguire le sue istruzioni mentali. Nell’ultima parte del 19° secolo , la telepatia inzia ad essere osservata regolarmente nel campo emergente della psicoterapia e nei fenomeni legato allo spiritualismo . William James è diventato un interessato e sostenuto studioso scientifico. Quando la SPR fu fondata nel 1884, la telepatia divenne la prima capacità psichica ad essere studiata scientificamente, nel tentativo di trovare un ponte tra lo psichico e la scienza. Lo studio della telepatia era uno dei tre principale obiettivi nella fondazione della Società Americana per la ricerca Psichica (ASPR) nel 1885. James era tra i primi membri che ebbe a  condurre esperimenti . I primi test erano semplici, coinvolgendo due persone in stanze separate che agivano come mittente e destinatario di parole, numeri ed immagini. Charles Richet , fisiologo francese, introdusse la possibilità matematica di test e avrebbe scoperto che la telepatia si verificherebbe indipendentemente dall’ipnotismo Con l’ introduzione del casistica, i test diventano più sofisticati. Nel 1930, J.B. Rhine iniziò i test di Percezione extrasensoriale (ESP) alla Duke University in North Carolina, utilizzando carte da gioco e speciali mazzi con simboli, chiamati prima carte Zener e poi carte ESP.  I suoi studi scoprirono che era spesso difficile stabilire se l’informazione fosse comunicata attraverso la telepatia, la chiaroveggenza o la preconoscenza. La conclusione fu che la telepatia e la chiaroveggenza sono essenzialmente la stessa cosa: una psichico-funzione che si manifesta in modi diversi. Rhine avrebbe anche trovato che la telepatia non è influenzata dalla distanza o dagli ostacoli fra mittente e destinatario. Il lavoro di Rhine ha ispirato altri test negli anni ’40 attivando controversie che sono rimaste nella comunità scientifica sull’esistenza della percezione extrasensoriale.

Spiegazione di sintesi della telepatia

Varie teorie sono state avanzate nei secoli per spiegare come la telepatia funzioni, ma nessuna è stata adeguata. Come Rhine ha scoperto, i fenomeni sensitivi si insinuano in ogni modo, ed è difficile, se non impossibile, separare e quantificare i diversi elementi di una esperienza sensitiva. L’antico filosofo greco Democrito avanzò la teoria delle onde e dei corpuscoli. Nel diciannovesimo secolo, William Crookes affermò che “telepatia cavalca su onde cerebrali simili alle onde radio”, postulando le teorie elettromagnetiche del 20° secolo. Carl Jung rifletté sulla telepatia come una funzione dell’inconscio collettivo. Più recentemente , la telepatia è stato vista come una funzione della coscienza non locale. Essa trascenderebbe sia il tempo che lo spazio . La scienza ha ancora poca comprensione di come esattamente la telepatia funzioni.

Certe caratteristiche sono state osservate, ma non valgono per tutti i casi:

  • La Telepatia sarebbe correlata a particolari stati di emotività, sia del mittente che del destinatario
  • Le donne hanno maggiori probabilità di sperimentare la Telepatia rispetto agli uomini
  • Le facoltà telepatiche a volte si affinano con l’età, forse perché i sensi fisici iniziano a diventare compromessi con l’avanzare dell’età
  • La Telepatia può essere indotta nello stato di sogno
  • La Telepatia ha connessioni biologiche : variazioni sia del volume del sangue durante l’invio telepatico che le onde cerebrali dei destinatari si modificherebbero per trovare corrispondenza con quelle dei mittenti
  • La Telepatia è avversamente influenzata da farmaci dissociativi ed è positivamente influenzata dalla caffeina
  • La Telepatia è più probabile che si verifichi durante la Luna piena, suggerendo che i campi di energia gravitazionale o cosmica giochino un ruolo nei presunti processi telepatici

Alcune parti di questo articolo sono apparse in Military Review ( Sept-Oct, 1999) : Timothy L. Thomas, “Human Network Attacks” (1999), Foreign Military Studies Office, Fort Leavenworth, KS

articolo aggiornato e rieditato: 21/01/2025

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