Cultura, Identità e Made in Italy

Fare rete per dare nuove radici al futuro

“L’identità è la fonte di significato e di esperienza per le persone. Quando viene costruita collettivamente, l’identità può diventare la più potente fonte di legittimazione e di mobilitazione.” (Manuel Castells, Il potere dell’identità)

In un mondo in cui tutto corre veloce, dove merci, parole e immagini attraversano il globo in pochi istanti, rischiamo di perdere ciò che ha richiesto secoli per nascere: l’identità. Eppure, è proprio questa identità – radicata nei territori, nelle tradizioni, nei gesti tramandati – a rendere unico il Made in Italy.
Dietro ogni formaggio DOP, ogni vino DOC, ogni artigianato tipico, non c’è solo un prodotto: c’è una cultura viva, un territorio che parla, una storia che si rinnova.


Il potere delle identità
di Manuel Castells

In un mondo che corre sulle autostrade digitali della globalizzazione, Manuel Castells ci guida in un viaggio profondo dentro ciò che ancora ci tiene ancorati: l’identità. Con uno sguardo lucido e visionario, lo studioso catalano ci mostra come, mentre il potere si muove nei flussi invisibili delle reti globali, le persone costruiscono rifugi di senso nei territori simbolici dell’appartenenza.

Castells non si limita a descrivere l’identità come categoria sociologica: ne svela il potenziale politico, la forza trasformativa, ma anche il rischio regressivo. Distinguendo tra identità legittimanti, resistenziali e progettuali, il libro ci mostra come l’identità non sia un’etichetta, ma una risposta – a volte ribelle, a volte creativa – al vuoto lasciato da un mondo sempre più uniforme e disincantato.

In questo quadro, l’identità si intreccia con le dinamiche del soft power, inteso non solo come influenza culturale, ma come capacità di generare visioni del mondo, significati condivisi e comunità interpretative. Un tema che approfondisco anche nel mio articolo:
 Soft power: il potere, lungi dall’impedire il sapere, lo produce

Una lettura essenziale per comprendere i conflitti del presente e le energie che plasmano il futuro. Perché, ci ricorda Castells, quando l’identità si fa collettiva, può diventare la più potente delle forze sociali.


Difendere questo patrimonio non è più solo una sfida nazionale, ma una missione collettiva che richiede alleanze, visione e strumenti condivisi. È qui che entra in gioco il concetto di “fare network”: unire produttori, istituzioni, esperti, territori e comunità in una rete solida capace di proteggere ciò che di più autentico abbiamo da offrire al mondo. Non si tratta solo di marketing o di commercio, ma di custodire un capitale culturale e simbolico che dà valore all’economia e dignità alle radici.

In questo scenario, le Indicazioni Geografiche rappresentano non soltanto un sistema di tutela, ma un linguaggio comune per raccontare le specificità locali su scala globale. Ad esempio, una delle organizzazioni che si impegna a far parlare queste voci, a costruire ponti tra le identità territoriali, è l’organizzazione internazionale oriGIn: una rete nata per fare della diversità culturale un baluardo di sostenibilità, legalità e innovazione.

Fare network, oggi, significa dunque molto più che collaborare. Significa creare comunità attorno al senso di appartenenza, affermare che un prodotto non vale solo per ciò che contiene, ma per ciò che rappresenta: il luogo da cui viene, le mani che l’hanno fatto nascere, la memoria che lo rende irripetibile. Significa, in ultima istanza, difendere l’Italia là dove è più vulnerabile ma anche più potente: nella sua capacità di trasformare la cultura in eccellenza.

Il viaggio di un gusto autentico

Immagina di passeggiare tra le colline verdi della Toscana. Il sole accarezza i filari di vite e l’aria profuma di terra, di vento e di tradizione. Ora immagina che quel sapore, racchiuso in una bottiglia di Chianti o in una forma di Pecorino, finisca sugli scaffali di un supermercato a migliaia di chilometri da lì. Cosa garantisce che quello sia davvero un prodotto nato da quelle colline, da quel sapere tramandato di generazione in generazione?

La risposta sta in tre lettere: IG, Indicazioni Geografiche. Ma dietro questa sigla non si nasconde solo un’etichetta tecnica. C’è un intero mondo fatto di territori, culture, mestieri e comunità. Un mondo che l’organizzazione internazionale oriGIn, con sede a Ginevra, difende con passione e rigore sin dal 2003. Nata come un’alleanza globale di produttori legati alle radici locali, oggi rappresenta più di 600 associazioni provenienti da oltre 40 Paesi.

Il loro obiettivo è tanto semplice quanto ambizioso: proteggere l’identità dei prodotti legati a un luogo, quei formaggi, vini, tè, caffè, spezie o manufatti artigianali che raccontano una storia, un paesaggio, una memoria. Perché se un prodotto può essere copiato nel nome, non può essere replicato nel valore. Il valore di un olio extravergine d’oliva pugliese, ad esempio, non si misura solo nel gusto, ma nel tempo: il tempo del sole, del terreno, della raccolta fatta a mano. Il tempo di un sapere che attraversa le generazioni.

Oltre la tutela la costruzione di una comunità del valore

È proprio a partire da questa consapevolezza che oriGIn ha costruito qualcosa di più di una semplice rete: ha dato vita a uno spazio di confronto e sviluppo, dove le Indicazioni Geografiche diventano anche strumenti di crescita economica e sostenibilità sociale. Con il suo GI Kit, oriGIn fornisce strumenti pratici e conoscenze a produttori e istituzioni. Organizza workshop, promuove progetti, raccoglie buone pratiche. Il suo messaggio è chiaro: l’autenticità non è un lusso, è un diritto collettivo.

Ma la missione di oriGIn va ancora più in profondità. Difendere una IG non significa solo proteggere un nome, ma custodire un ecosistema, salvaguardare la biodiversità, sostenere le comunità locali e preservare le tradizioni. In un mondo sempre più globalizzato, dove i sapori rischiano di diventare tutti uguali, le IG ci ricordano che esiste un’altra via alla modernità: una via consapevole, dove ogni prodotto è un racconto di identità, un frammento di cultura.

Il Made in Italy,
un presidio culturale globale

Per l’Italia, questo racconto è particolarmente importante. Siamo il Paese con il maggior numero di IG riconosciute in Europa: un primato che non è solo simbolico, ma strategico. Perché nel momento in cui il consumatore globale chiede qualità, tracciabilità, etica, il Made in Italy può rispondere con i suoi territori e i suoi saperi, con la sua capacità di unire l’innovazione alla tradizione. Le IG, in questo contesto, diventano ponti tra economia e cultura, tra locale e globale.

E il cammino non si ferma qui. Nel 2025, oriGIn darà vita a due appuntamenti fondamentali: l’Expert Meeting di Ginevra a giugno e il Meeting Biennale in Messico a ottobre. Occasioni per rilanciare idee, rafforzare le reti internazionali, discutere delle sfide future.

Ma soprattutto, per ricordare a tutti che senza territorio non c’è identità.
E senza identità, il futuro perde sapore.


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