Perché, pur dichiarandoci contrari alla guerra, rimaniamo spesso passivi di fronte a essa?
Proseguendo le riflessioni sugli atteggiamenti incoerenti che caratterizzano molti di noi, il caso della guerra rappresenta un paradigma significativo di come valori e azioni spesso non si allineino. In particolare, il rischio di un conflitto nucleare mette in luce la complessità di questa dinamica.
Il caso del conflitto in corso in Ucraina, ed in particolare il rischio di un’escalation che possa portare a un conflitto nucleare, rappresenta un esempio emblematico di questa incoerenza. La maggior parte delle persone afferma di essere contraria a scenari catastrofici, ma raramente traduce tale atteggiamento in comportamenti concreti. Questa discrepanza non è casuale, ma il risultato di complessi meccanismi psicologici e sociali che generano una vera e propria distorsione cognitiva dell’incoerenza.
La distorsione cognitiva dell’Incoerenza
Molti di noi dichiarano con convinzione di essere contrari alla guerra, specialmente a scenari catastrofici come un conflitto nucleare dovuto ad un “first strike” capace di una “distruzione reciproca assicurata”. Eppure, questa opposizione spesso non si traduce in azioni concrete.
Perché accade? Questa apparente incoerenza non è casuale, ma il risultato di complessi meccanismi psicologici e sociali che generano una vera e propria distorsione cognitiva dell’incoerenza.
La percezione della Coerenza? Un’Illusione !
Come rifletto in un mio precedente post su questo blog, secondo il principio di coerenza, le persone dovrebbero agire razionalmente, allineando i propri comportamenti agli atteggiamenti. Tuttavia, numerosi studi di psicologia sociale dimostrano che questa aspettativa è spesso disattesa.
In realtà, tendiamo a sovrastimare la coerenza tra ciò che pensiamo e ciò che facciamo, alimentando una percezione erronea della nostra razionalità. Questo fenomeno deriva dal bisogno psicologico di sentirci coerenti con i nostri valori, ma nella pratica quotidiana fattori come pressioni sociali, contesti mutevoli e bias cognitivi complicano significativamente questa relazione.
Le distorsioni cognitive e la Guerra
La discrepanza tra atteggiamenti e comportamenti rispetto alla guerra è un esempio emblematico di questa incoerenza. Sebbene la maggior parte delle persone dichiari una forte opposizione ai conflitti, pochissimi adottano comportamenti coerenti, come sostenere politiche di disarmo o partecipare ad attività pacifiste. Questa dinamica si spiega attraverso alcune specifiche distorsioni cognitive:
- Illusione di impotenza
La guerra è percepita come un problema troppo grande e complesso per essere influenzato dalle azioni individuali. La natura astratta del rischio nucleare lo rende ancora più distante, amplificando la sensazione di inutilità delle proprie azioni. - Normalizzazione del rischio
L’esposizione continua a notizie su conflitti geopolitici può generare una desensibilizzazione emotiva, riducendo l’urgenza di agire. La guerra diventa così una minaccia relegata a uno sfondo cognitivo meno prioritario. - Conflitto tra valori e azioni
Le esigenze quotidiane, come lavoro e famiglia, spesso prevalgono su questioni globali, percepite come meno rilevanti o urgenti. Questo porta a relegare l’opposizione alla guerra a un semplice ideale astratto. - Bias di conformità sociale
La tendenza a seguire il comportamento dominante del proprio gruppo sociale disincentiva azioni visibili contro la guerra, soprattutto in assenza di un consenso collettivo forte e condiviso.
La percezione del rischio e le distorsioni cognitive
Questi meccanismi di incoerenza non sono un fenomeno isolato, ma si intrecciano con una più ampia difficoltà nell’affrontare minacce globali, come il cambiamento climatico o la guerra nucleare. La percezione del rischio, infatti, è profondamente influenzata da diversi bias cognitivi che modellano le nostre decisioni:
- Bias di ottimismo
La convinzione che eventi catastrofici, come un conflitto nucleare, siano meno probabili di quanto realmente siano. Questo bias riduce la percezione del rischio e, di conseguenza, la motivazione ad agire. - Bias di disponibilità
Poiché il rischio nucleare non si manifesta con eventi concreti nella quotidianità, esso appare meno pressante rispetto ad altre preoccupazioni più immediate. - Bias della giustificazione
Le persone trovano spesso giustificazioni per la propria inazione, attribuendo la responsabilità a terzi o ritenendo il problema irrisolvibile. - …
In un’altra mia precedente riflessione cito Jared Diamond che nel suo saggio Collasso, descrive quattro fattori critici che conducono al fallimento di una società:
- la comunità non riesce a prevedere il sopraggiungere del problema;
- non si accorge che il problema esiste;
- se ne accorge, ma non prova a risolverlo;
- cerca di risolverlo, ma non ci riesce.
Questi elementi trovano una perfetta corrispondenza nella nostra gestione delle crisi globali, dalla guerra al cambiamento climatico. Il film Don’t Look Up rappresenta efficacemente queste dinamiche, mostrando come distrazioni mediatiche, interessi politici e una mancata percezione del rischio possano paralizzare la risposta a una minaccia imminente.
Strategie per superare l’Incoerenza
Per ridurre l’incoerenza tra atteggiamenti e comportamenti, è fondamentale sviluppare strategie mirate su più livelli:
- Rendere il rischio tangibile
Narrazioni che illustrano scenari realistici e vicini possono contrastare la normalizzazione del rischio, stimolando consapevolezza e urgenza. - Aumentare la percezione di efficacia individuale
Dimostrare che ogni piccola azione può contribuire al cambiamento collettivo è cruciale. Esempi di iniziative locali che hanno avuto un impatto globale possono essere particolarmente motivanti. - Creare una narrativa condivisa
Promuovere una narrazione sociale forte, che colleghi gli individui a una causa comune, può ridurre il bias di conformità sociale e favorire il coinvolgimento attivo. - Educare alla gestione dei bias
Sensibilizzare le persone sui bias cognitivi che influenzano le loro decisioni aiuta a riconoscere le distorsioni e a intraprendere scelte più consapevoli e coerenti.
Una riflessione per il presente
Comprendere e affrontare l’incoerenza tra atteggiamenti e comportamenti non è solo un esercizio teorico, ma una necessità pratica per affrontare le sfide globali. La minaccia di una guerra nucleare, così come altre crisi planetarie, richiede un passaggio deciso dalla consapevolezza all’azione. Per farlo, dobbiamo riconoscere i limiti della nostra razionalità, superare le distorsioni cognitive e costruire strategie che favoriscano la coerenza tra ciò che pensiamo e ciò che facciamo.
La consapevolezza non basta …
è necessario il coraggio di agire, in qualsiasi modo, anche solo parlandone con altri

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