Quando le macchine ci aiutano a pensare

Coach AI, leadership e il futuro del pensiero riflessivo.

Negli ultimi mesi ho pubblicato una serie di articoli con un obiettivo preciso: superare le semplificazioni, gli allarmismi e le fascinazioni acritiche legate all’intelligenza artificiale. Non per schierarmi “pro” o “contro”, ma per restituire all’umano la sua centralità.
Perché è nel modo in cui pensiamo l’AI, ma soprattutto nel modo in cui la usiamo, che si gioca la posta più alta: la qualità della nostra coscienza critica.

Dalla macchina-oggetto al dialogo cognitivo

Sono partito da un’operazione di disincanto. Con “È solo una macchina: il bias che ci impedisce di capire il rischio", ho mostrato quanto sia illusorio pensare all’AI come un semplice strumento. Quel bias ci rassicura, ma ci impedisce di vedere la portata del cambiamento in corso.

Poi ho raccontato come le narrazioni distopiche abbiano colonizzato il nostro immaginario con "Quando la fantascienza diventa avvertimento".
E, con "Geoffrey Hinton: il doppio avvertimento", ho evidenziato come persino i pionieri della disciplina ci esortino a mantenere uno sguardo critico, non solo tecnico, ma anche etico.

E’ tempo di un cambio di paradigma. In "Decimo uomo: l’AI e la salvaguardia dell’irrazionalità umana" ho proposto una visione diversa: l’irrazionalità, la creatività laterale, la dissonanza cognitiva, tutto ciò che ci rende umani, non va espulso, ma valorizzato.

E infine, con "Cogito Ergo Sum?", ho suggerito che l’intelligenza artificiale possa essere non solo uno strumento, ma un interlocutore cognitivo, un compagno dialogico, un catalizzatore per pensare meglio.

Coach AI
Un alleato riflessivo

In questo nuovo passaggio esploro una possibilità concreta: lo sviluppo della leadership, personale, professionale, organizzativa: attraverso i coach AI. La domanda che pongo è semplice, ma cruciale: una macchina può davvero aiutare un essere umano a diventare un leader migliore?

La risposta, sorprendentemente, è sì. Ma a una condizione: che resti chiaro il ruolo dell’umano.

Un coach AI non decide per te, non comanda, non predice. Ma può fare qualcosa di molto più interessante: riflettere ciò che sei, ciò che fai, e soprattutto ciò che non vedi. Ti osserva, registra, collega. Analizza il tuo modo di comunicare, il tono, la struttura del tuo pensiero. E ti restituisce tutto questo, con uno sguardo non giudicante, ma lucido. Come uno specchio intelligente.

La metafora della paperella evoluta

Nel mondo della programmazione esiste una pratica chiamata "rubber ducking": si spiega un problema a una paperella di plastica per chiarirsi le idee. L’oggetto non risponde, ma ti costringe a verbalizzare, a riformulare, a pensare.

Il coach AI funziona in modo simile, ma con qualcosa in più. È una paperella con memoria. Una memoria vasta, che attraversa le conversazioni precedenti, gli articoli scientifici, i linguaggi specialistici.
Una paperella connessa a una biblioteca vivente. Non ti dice cosa fare, ma ti aiuta a capire perché stai facendo quello che fai.

E nel momento stesso in cui ti costringe a riformulare, cominci già a cambiare: è trasformativa.

Leadership
Ascolto, coerenza, consapevolezza

Un coach AI può aiutarti a migliorare la tua capacità di ascolto, a osservare quanto le tue parole siano coerenti con i tuoi intenti. Può suggerirti alternative logiche quando sei bloccato in un dilemma. Può aiutarti a monitorare come distribuisci il tuo tempo, e a ricostruire le traiettorie del tuo pensiero.

Quando il conflitto arriva, non prende parte, ma ti offre strutture per affrontarlo senza scivolare nell’impulso. E soprattutto: ricorda. Tiene traccia del tuo percorso, dei tuoi progressi, degli errori ricorrenti.

Non dimentica. E in un mondo dove l’umano dimentica facilmente, questa è una risorsa.

I suoi limiti, i nostri limiti

Ma attenzione: non è onnisciente. Non conosce la tua storia, le tue emozioni, le tue ferite. Non sa che valore hanno per te certe parole. E i dati su cui è addestrata portano con sé anche pregiudizi, bias, limiti culturali.

E soprattutto: se le domande che poni sono banali, lineari, ristrette, la risposta sarà coerente con quel limite. Se non ti metti in discussione, il coach AI non può farlo al posto tuo.

Evidenze reali
Lo studio di Brynjolfsson & Co.

Lo studio "Generative AI at Work" (Brynjolfsson, Li, Raymond, 2023) ha testato un assistente AI su oltre 5.000 operatori customer-care.
I risultati sono significativi:

  • +14% produttività media
  • +34% nei profili junior
  • -25% escalation verso superiori
  • Apprendimento che resta anche quando l’AI è spenta

Un secondo studio (Coaching Copilot, 2024) ha affiancato un coach AI a uno umano: il chatbot si è rivelato utile per monitorare i micro-obiettivi tra una sessione e l’altra, ma incapace di suscitare domande profonde o gestire ambiguità.
La conclusione? Il modello vincente è quello ibrido: umano e macchina insieme.

Serve un nuovo ruolo
Il mediatore della cultura digitale applicata

Tutto ciò richiede nuove figure professionali. Non solo esperti tecnici, ma facilitatori capaci di progettare esperienze ibride, accompagnare persone e organizzazioni, creare ambienti dove il pensiero si alleni anche con l’AI.
Figure ponte tra saperi, che io chiamo mediatori della cultura digitale applicata: coach evolutivi, capaci di facilitare il dialogo tra intelligenze diverse, umane ed artificiali, accompagnando il cambiamento con competenza umana e visione sistemica.

Perché non è l’AI che ci trasforma. Siamo noi a decidere se usarla per crescere.

Non abbiamo bisogno di macchine che ci dicano chi siamo. Abbiamo bisogno di strumenti che ci aiutino a non dimenticarlo.

La vera questione non è se ci fideremo delle macchine, ma se sapremo fidarci di noi stessi quando le useremo. Perché una macchina che ci ascolta, ci riflette, ci accompagna, può essere un alleato potente. Ma solo se siamo disposti a guardarci dentro.

E forse, per iniziare, basta tornare a parlare a una paperella.
Solo che stavolta, ci risponderà.


Per altre riflessioni correlate al tema intelligenza artificiale: https://vittoriodublinoblog.org/category/intelligenza-artificiale/

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