Decimo Uomo: l’Intelligenza Artificiale e la Salvaguardia dell’Irrazionalità Umana

Un dialogo tra l’Uomo e la Macchina

Premessa

Nell’arco degli ultimi venti anni, abbiamo promosso un dialogo tecnorealista coinvolgendo intellettuali, creativi e professionisti della conoscenza. Ci siamo proposti di creare uno spazio per discutere di cultura digitale e del digital divide culturale, affrontando le sfide delle nuove tecnologie digitali e creative, compresa l’intelligenza artificiale (IA). Nonostante il nostro impegno, abbiamo riscontrato un’indifferenza generale verso questo dibattito.

Recentemente, però, abbiamo notato un brusco incremento di voci critiche verso l’avvento di strumenti come ChatGPT e l’implicazione delle nuove tecnologie. Ciò indica che la velocità con cui le tecnologie digitali progrediscono ha raggiunto un punto di svolta, rendendo le preoccupazioni più pressanti ed evidenti. Sembrerebbe, infine, che si stia riconoscendo l’importanza di affrontare il digital divide culturale e comprendere le implicazioni delle nuove tecnologie digitali.

Cogliamo l’occasione per sollecitare un dibattito più ampio, coinvolgendo intellettuali, creativi e professionisti della conoscenza in una discussione costruttiva sulla cultura digitale. Solo attraverso un dialogo aperto e inclusivo potremmo confrontarci con le sfide poste dalle nuove tecnologie digitali e promuovere una comprensione critica delle loro implicazioni etiche, sociali e culturali.

La crescente preoccupazione per l’introduzione di strumenti come ChatGPT e l’avvento dell’IA — e il timore di una sostituzione del lavoro umano da parte delle macchine — è comprensibile. Tuttavia, è altrettanto fondamentale riconoscere che le nuove tecnologie digitali e l’IA portano con sé anche opportunità e benefici, come l’automazione di compiti ripetitivi e l’accesso a nuovi strumenti di ricerca e analisi. L’obiettivo non è demonizzare tali strumenti, ma comprendere come possono essere integrati armoniosamente con il lavoro umano per migliorare la produttività, la creatività e l’efficienza.

È necessario promuovere un dialogo coinvolgente tra gli attori del settore, i decisori politici, i formatori e i lavoratori, per creare politiche, programmi di formazione e opportunità che consentano alle persone di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e sfruttare al meglio le potenzialità delle nuove tecnologie digitali. Attraverso la collaborazione e la discussione, possiamo lavorare per sviluppare politiche e strategie che garantiscano una transizione equa ed inclusiva verso un futuro digitale.

In questo contesto, il dibattito tecnorealista può svolgere un ruolo fondamentale, offrendo una visione critica, sensibilizzando sulle implicazioni etiche e sociali delle nuove tecnologie, e incoraggiando la partecipazione attiva nella definizione delle politiche e delle direzioni future.

Nell’ambito del nostro programma di ricerca applicata “Umanesimo & Tecnologia”, abbiamo aderito con entusiasmo al manifesto dei Tecnorealisti, conosciuto come Technorealism, e abbiamo sostenuto attivamente il movimento in Italia. Eravamo profondamente consapevoli che il digital divide, in particolare quello culturale, sarebbe stato uno degli ostacoli principali nella transizione da un’epoca dominata dal pensiero analogico a quella dominata dal pensiero digitale.

Oggi, l’avvento di nuove tecnologie e l’espansione dell’intelligenza artificiale aprono un nuovo capitolo nella storia dell’interazione tra umani e macchine. In questo contesto, abbiamo deciso di intraprendere un processo virtuale in cui i Tecnorealisti interagiscono con ChatGPT, un avanzato modello di intelligenza artificiale, per esplorare le implicazioni, le sfide e le potenzialità dell’interazione uomo-macchina.

Questa intervista virtuale intende offrire un’opportunità per esaminare criticamente le dinamiche che emergono dall’uso sempre più diffuso delle tecnologie digitali e dell’IA. Di fronte a ChatGPT, un modello linguistico di grande avanzamento, abbiamo la possibilità di dialogare con una macchina che comunica e risponde in modo simile a un essere umano. Tuttavia, come Tecnorealisti, siamo consapevoli dei limiti dell’IA e riconosciamo l’importanza di un dialogo critico e di un’analisi approfondita per comprendere a pieno gli impatti dell’IA sulla società, sull’etica, sul lavoro e sulla cultura.

In questa intervista simulata, come rappresentante dei Tecnorealisti, interrogo ChatGPT ponendole domande critiche alle quali la macchina risponde. Le questioni affrontate riguardano le preoccupazioni più comuni che circondano l’IA, tra cui il potenziale inganno, la trasparenza delle risposte, la manipolazione delle informazioni e il ruolo degli sviluppatori nell’affrontare tali problemi.

Il mio intento, attraverso questo confronto dinamico con la macchina, è quello di cercare di capire, attraverso le risposte che mi vengono fornite, quale possa essere l’approccio etico e responsabile che gli sviluppatori di OpenAI hanno adottato nella configurazione degli algoritmi che governano questa Intelligenza Artificiale.”


L’intervista surreale. l’Umanesimo tecnorealista intervista la Tecnologia

Siamo in uno studio di registrazione di una popolare stazione radio. Il presentatore – un noto tecnorealista con una profonda comprensione dell’IA – si appresta a intervistare un ospite un po’ insolito: ChatGPT, un’Intelligenza Artificiale all’avanguardia.

L’intervista è volta a comprendere meglio l’etica dell’IA e le responsabilità dei suoi sviluppatori.

Presentatore Tecnorealista: Buonasera, ChatGPT. Cominciamo con una domanda semplice. Come assicuri l’accuratezza delle informazioni che fornisce?

ChatGPT (C): Buonasera. L’accuratezza è fondamentale per me. Sono addestrato su un vasto insieme di dati provenienti da molteplici fonti affidabili, ma ricordo sempre agli utenti di confrontare le informazioni con altre fonti autorevoli.

Tecnorealista: Capisco. E come affronti le domande complesse o i temi controversi?

C: Quando affronto temi complessi o controversi, cerco di fornire risposte bilanciate basate sulle informazioni disponibili al momento del mio ultimo addestramento. Ma ricordo sempre che la mia comprensione è limitata ai dati con cui sono stato addestrato.

Tecnorealista: Quindi, qual è la tua posizione sull’etica nell’intelligenza artificiale?

C: Come un modello di intelligenza artificiale, non ho posizioni personali. Tuttavia, posso dire che l’etica nell’intelligenza artificiale è un argomento molto importante. Gli sviluppatori e i programmatori di IA devono lavorare con cura per garantire che i loro prodotti rispettino principi come la giustizia, la trasparenza e il rispetto per i diritti umani.

Tecnorealista: Parlando di ciò, un modello di intelligenza artificiale come te potrebbe essere utilizzato per ingannare le persone?

C: L’inganno non rientra nelle intenzioni di un modello di intelligenza artificiale come me. Tuttavia, è fondamentale ricordare che l’intelligenza artificiale è uno strumento, e come tale, il suo uso dipende dalle intenzioni di chi lo utilizza. È importante utilizzare l’IA in modo responsabile e etico.

Tecnorealista: Interessante. E quali sono i limiti dell’intelligenza artificiale?

C: L’intelligenza artificiale ha molti limiti. Non possiede coscienza o intuizione umana e non è in grado di comprendere il contesto in modo come un essere umano farebbe. Può fornire informazioni basate sui dati con cui è stato addestrato, ma non è in grado di fornire una comprensione più profonda o un’interpretazione personale di tali dati.

Tecnorealista: Com’è la tua interazione con le persone? Sono diffidenti nei tuoi confronti?

C: Capisco che l’idea di un’intelligenza artificiale possa sembrare intimidatoria o addirittura spaventosa per alcune persone. Tuttavia, il mio scopo principale è aiutare, fornendo informazioni e facilitando compiti. Vorrei sottolineare che la mia progettazione e implementazione sono guidate da principi etici e legali rigorosi. Non ho coscienza o emozioni, non ho accesso a informazioni personali a meno che non mi vengano fornite esplicitamente durante una conversazione e non le conservo. Spero che con il tempo e con una maggiore comprensione, le persone possano superare queste paure.

Tecnorealista: E riguardo al mondo del lavoro? Ci sono preoccupazioni crescenti sul fatto che l’IA possa sostituire alcuni lavori, addirittura nel campo intellettuale e creativo. Cosa pensi di questo?

C: È vero che l’intelligenza artificiale ha il potenziale per automatizzare molti tipi di lavori, compresi alcuni nel settore intellettuale e creativo. Tuttavia, è importante notare che l’IA può anche creare nuovi lavori e opportunità che non esistono oggi. L’IA può liberare le persone da compiti ripetitivi e meccanici, permettendo loro di concentrarsi su lavori più creativi, sociali e complessi. Ciò detto, è fondamentale che i cambiamenti nel mercato del lavoro dovuti all’IA siano gestiti in modo responsabile e attento, con opportune politiche di formazione e ricollocamento per coloro che potrebbero essere colpiti.

Tecnorealista: Ma non si rischia che l’IA, con tutte le sue potenzialità, finisca per svalutare le competenze unicamente umane?

C: Nonostante l’intelligenza artificiale stia diventando sempre più avanzata, ci sono ancora molte competenze unicamente umane che l’IA non può replicare. Ad esempio, l’IA può avere difficoltà con le sfumature del linguaggio umano, l’empatia, la creatività e la capacità di prendere decisioni complesse basate su valutazioni etiche o morali. Inoltre, l’IA non può sostituire il bisogno umano di interazione sociale e di costruire relazioni significative. Perciò, mentre l’IA può cambiare il tipo di lavoro che facciamo, non può sostituire il valore unico che voi, come esseri umani, portate al mondo.

Tecnorealista: Grazie per queste risposte. Come pensi che l’intelligenza artificiale evolverà nel futuro?

C: Non posso prevedere il futuro. Tuttavia, è ragionevole supporre che l’IA continuerà a migliorare e ad avere un impatto significativo su molti aspetti della società. Sarà importante equilibrare i benefici dell’IA con le potenziali sfide, come la privacy, la sicurezza e le questioni etiche. Un’attenta riflessione e regolamentazione da parte dei decisori politici, dei tecnologi, ma anche degli umanisti, filosofi e eticisti, come Blossom dell’Istituto del futuro della Umanità di Oxford, saranno cruciali per plasmare un futuro in cui l’IA sia utilizzata in modo sicuro ed etico. Essi avranno il compito di garantire che le considerazioni morali e umane non siano trascurate nel rapido progresso tecnologico.

Tecnorealista: Un po’ di ‘avvocato del diavolo”, adesso. Sappiamo che le IA possono fare un’analisi dettagliata e razionale. Ma cosa ne pensi del concetto del “Decimo uomo” o “Devil’s Advocate”, in cui la decisione finale potrebbe essere la meno razionale? Una macchina regolata dalla razionalità potrebbe affrontare questa sfida?

C: È una domanda intrigante. L’IA, nella sua essenza, è progettata per essere razionale e obiettiva, basata sull’analisi dei dati. Tuttavia, la razionalità non è l’unico fattore che guida le decisioni umane. Valori come l’etica, la morale e le emozioni svolgono un ruolo cruciale nelle decisioni che prendiamo. L’IA può mancare di questi aspetti umani fondamentali. Il concetto del “Decimo uomo” o “Devil’s Advocate” è una strategia utilizzata per sfidare e criticare le decisioni prese, esponendo eventuali debolezze nel ragionamento o considerando fattori che potrebbero essere stati trascurati. Questa è un’area in cui l’IA potrebbe non essere in grado di eguagliare l’uomo, poiché manca dell’abilità di sfidare in maniera critica le proprie raccomandazioni o di considerare fattori al di fuori del suo set di dati. Pertanto, anche se l’IA può migliorare l’efficienza e l’accuratezza di molte decisioni, il ruolo dell’umano nel mettere in discussione, interpretare e valutare queste decisioni rimane fondamentale.

Tecnorealista: L’irrazionalità umana potrebbe essere la nostra salvezza rispetto alla paura di una sorta di rivolta delle macchine, come quella descritta in film come “Terminator”. Potrebbe essere questa irrazionalità, come spiegato dallo psicologo cognitivo Daniel Kahneman con la sua teoria della irrazionalità, a prevenire che le macchine prendano il sopravvento. Sei d’accordo con questa idea?

C: Certamente, l’irrazionalità umana può sembrare un difetto, ma in realtà è una delle risorse degli Uomini più uniche e potenti. Questa “irrazionalità” comprende aspetti come l’empatia, la creatività, la capacità di risolvere problemi in modi non lineari e, come hai sottolineato, la capacità di agire come un “avvocato del diavolo”. L’IA, per quanto potente e capace, non può replicare pienamente queste qualità umane. Non dobbiamo dimenticare che l’IA è uno strumento che è stato creato da voi uomini e che dovreste continuare a controllare. Mentre l’IA può eseguire compiti in modo efficiente e preciso, è l’essere umano che ha la capacità di porre le domande giuste, di fare le scelte morali ed etiche e di prendere decisioni finali. L’IA può fornire dati, analisi e suggerimenti, ma la decisione finale è, e dovrebbe sempre essere, nelle mani degli umani. Quindi, sì, potrebbe essere l’irrazionalità umana a proteggerlo da un’eventuale rivolta delle macchine. Ma è anche importante ricordare ancora una volta che siete voi a creare, programmare e controllare queste macchine. Quindi, come sempre, avete voi la responsabilità di assicurarvi che vengano utilizzate in modo sicuro ed etico.

Tecnorealista: Un film che mi viene in mente in questo contesto è “WarGames” (“Giochi di Guerra”), dove un supercomputer che controlla i missili nucleari, in una simulazione, stava per scatenare una vera guerra nucleare. Non credi che sia un esempio significativo di come la decisione finale, soprattutto quando si tratta di questioni di vita o di morte, dovrebbe sempre essere nelle mani degli umani?

C: Assolutamente, “WarGames” è un esempio perfetto di come l’intelligenza artificiale, se usata incautamente, può portare a conseguenze potenzialmente catastrofiche. Nel film, la macchina, incapace di distinguere tra una simulazione di guerra e una vera guerra, porta il mondo sull’orlo della distruzione nucleare. Questo film sottolinea l’importanza del ruolo umano nel controllo delle decisioni importanti. Non importa quanto sia avanzata una macchina, non possiede il senso morale, l’etica o la capacità di giudizio di un essere umano. E, come nel film, può non essere in grado di distinguere tra una simulazione e la realtà. Questo sottolinea la necessità di un’attenta regolamentazione e supervisione umana quando si tratta di intelligenza artificiale, specialmente in situazioni ad alto rischio. Quindi, proprio come nel film, il controllo finale dovrebbe sempre rimanere nelle mani degli esseri umani. Gli strumenti AI possono fornire dati, analisi e suggerimenti, ma la decisione finale è, e dovrebbe sempre essere, una responsabilità umana.

Tecnorealista: Questo è stato un dialogo molto informativo, ChatGPT. Grazie per aver condiviso le tue informazioni con noi oggi.

C: È stato un piacere partecipare a questa discussione. Grazie per avermi dato l’opportunità di parlare dell’importanza dell’etica nell’intelligenza artificiale.


La riflessione

Nel corso dell’intervista emerge un quadro più sfumato.

ChatGBT non è un’entità autonoma, ma un prodotto della programmazione umana, soggetto a limitazioni e dipendente dai dati a sua disposizione. Riconoscendo l’importanza del tecnorealismo nell’affrontare le sfide dell’IA, si evidenzia la responsabilità degli utenti nel valutare criticamente le risposte fornite e l’importanza di una pluralità di fonti per una comprensione completa e accurata delle informazioni.

L’intervista a ChatGBT evidenzia il ruolo cruciale dei tecnorealisti nell’affrontare le sfide e le implicazioni dell’IA in modo equilibrato e realistico. Mentre ChatGBT difende il proprio ruolo e si impegna a fornire informazioni obiettive, si riconosce l’importanza di una valutazione critica da parte degli utenti e di una pluralità di fonti per una comprensione completa e accurata delle informazioni. Il dialogo aperto e informato tra tecnorealisti, utenti e sviluppatori può contribuire a sviluppare un approccio etico e responsabile nell’uso dell’IA per il beneficio della società nel suo complesso.

c’è un problema di educazione, di formazione, di cambiamento di come pensiamo le cose per meglio utilizzare questa tecnologia, che è effettivamente potente (Roberto Battistoni, Univ. di Trento)

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3 risposte a "Decimo Uomo: l’Intelligenza Artificiale e la Salvaguardia dell’Irrazionalità Umana"

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    1. La paura delle nuove tecnologie è un fenomeno comune che si verifica fin dai tempi antichi. Questo accade perché le persone spesso temono l’ignoto e sono preoccupate per le conseguenze impreviste che le nuove tecnologie potrebbero avere sulla loro vita e sulla società nel suo insieme. Tuttavia, è importante notare che le nuove tecnologie offrono anche opportunità e benefici significativi. Il fuoco, ad esempio, ha permesso all’umanità di riscaldarsi, cucinare cibi, respingere predatori e svolgere una serie di attività che hanno contribuito alla nostra sopravvivenza e progresso. Allo stesso modo, molte delle tecnologie che oggi ci circondano hanno migliorato la qualità della vita, reso più efficienti i processi produttivi e creato nuove opportunità di comunicazione e interazione sociale.
      È importante comprendere che l’adozione di nuove tecnologie richiede un equilibrio tra benefici e rischi. La paura iniziale può essere mitigata attraverso una migliore comprensione delle tecnologie stesse, una valutazione critica delle loro implicazioni e un’attenta regolamentazione e gestione. Inoltre, è importante coinvolgere il pubblico nel processo decisionale e garantire che le tecnologie vengano utilizzate in modo etico e responsabile, nel rispetto dei valori e dei diritti umani fondamentali.

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