UMANESIMO versus TECNOLOGIA?

E’ una questione di Tecnopsicologia

Negli ultimi decenni, i media digitali hanno rivoluzionato la società e la cultura, producendo profondi cambiamenti nella comunicazione, nella condivisione delle informazioni e nei rapporti tra le persone. Per comprendere meglio l’impatto di questi cambiamenti, alcuni studiosi hanno deciso di utilizzare le teorie di Marshall McLuhan, un noto filosofo e teorico dei media del XX secolo.

McLuhan, nel suo celebre saggio Understanding Media, sosteneva che i media non erano semplici strumenti per trasmettere informazioni, ma erano in grado di influenzare profondamente la società e la cultura in cui venivano utilizzati. Secondo McLuhan, ogni nuovo media produceva un cambiamento radicale nella percezione del mondo e nella forma in cui le persone interagivano tra loro.

Alcuni studiosi contemporanei hanno applicato queste teorie alla società digitale, analizzando l’impatto dei nuovi media come Facebook, Twitter e Internet in generale. In particolare, hanno esplorato come queste piattaforme abbiano cambiato il modo in cui le persone comunicano e condividono informazioni, producendo una maggiore interconnessione globale.

Ad esempio, i social media hanno permesso di creare comunità online che superano i confini geografici e culturali, consentendo una maggiore libertà di espressione e la condivisione di idee. Tuttavia, questi stessi strumenti hanno anche portato alla creazione di bolle informative, in cui le persone interagiscono principalmente con individui che condividono le loro stesse opinioni.

Inoltre, l’utilizzo di Internet ha creato nuove forme di interdipendenza globale, in cui le persone possono comunicare e lavorare insieme a distanza. Questo ha portato a nuove opportunità di collaborazione e di scambio di conoscenze, ma ha anche prodotto nuovi rischi come la dipendenza da Internet e la perdita di privacy.

Ho iniziato ad occuparmi del rapporto tra l’Umanesimo & Tecnologia un paio di decenni fa. Maturando consapevolezza su questo tema  abbiamo iniziato – con i colleghi del gruppo di ricerca all’università –  a promuovere il Tecnorealismo. Per poi definire il concetto di Digital Divide Culturale e la necessità di introdurre la figura del Mediatore della Cultura Digitale per tentare di supportare gli innumerevoli immigrati digitali che avrebbero sicuramente sofferto di inconsce paure, forse intravedendo nascenti problemi  per gli effetti dovuti alla repentina transizione digitale.


Il tecnorealismo è una corrente di pensiero che cerca di mediare tra l’ottimismo tecnologico e il pessimismo tecnologico. Il tecnorealismo sostiene che la tecnologia ha un ruolo importante da svolgere nella società, ma deve essere valutata in modo critico e responsabile. I sostenitori del tecnorealismo riconoscono i vantaggi che la tecnologia ha apportato alla società, come ad esempio l’aumento dell’efficienza nei processi produttivi, l’abbattimento delle distanze geografiche attraverso le comunicazioni, e la diffusione di conoscenza e cultura. Allo stesso tempo, riconoscono anche i rischi e le sfide che la tecnologia comporta, come la perdita di posti di lavoro a causa dell’automatizzazione, la dipendenza dalla tecnologia, la diminuzione della privacy, e la minaccia di armi tecnologiche. Il tecnorealismo cerca quindi di trovare un equilibrio tra l’utilizzo della tecnologia per migliorare la vita umana e la comprensione delle possibili conseguenze negative dell’uso eccessivo della tecnologia. Questo approccio incoraggia una discussione critica e consapevole sulla tecnologia, e sottolinea l’importanza di valutare attentamente l’impatto che la tecnologia può avere sulla società. In sostanza, il tecnorealismo si propone di combinare l’entusiasmo per la tecnologia con una consapevolezza critica delle sue conseguenze, e di promuovere un uso responsabile e consapevole della tecnologia nella società.


Le idee di McLuhan hanno fornito agli studiosi in questo campo un importante punto di riferimento per comprendere l’evoluzione dei media e della comunicazione nel XX secolo e oltre. La sua visione della tecnologia come estensione delle capacità umane e della comunicazione come fattore fondamentale nella formazione della cultura e della società rimane altamente rilevante oggi, in un’era in cui internet e i social media stanno trasformando profondamente il modo in cui ci connettiamo e interagiamo.

Tuttavia, i critici di McLuhan hanno sottolineato che la sua visione di un futuro iper-tecnologico potrebbe portare ad un’alienazione dalla realtà fisica e a una perdita di senso di comunità. Ma forse i critici hanno dimenticato che McLuhan ha sempre sostenuto che la tecnologia non è una forza autonoma, ma piuttosto un’estensione delle capacità umane, e che la sua influenza dipende dall’uso che se ne fa. McLuhan avrebbe infatti intuito la dipendenza sempre crescente dalle tecnologie digitali che avrebbe portato perfino a nuovi problemi di salute mentale, come l’ansia da FOMO (Fear of Missing Out) e la depressione da solitudine. Problemi dovuti ad una naturale conseguenza dell’uso improprio delle tecnologie, e per questo avrebbe sostenuto che è necessario utilizzarle in modo consapevole e critico per creare un futuro sostenibile e umano.

Il tema che studia il rapporto tra l’Umanesimo e la Tecnologia è multidisciplinare e coinvolge diverse discipline come la filosofia, la sociologia, la psicologia sociale, la tecnopsicologia, le scienze cognitive, l’antropologia, la comunicazione, l’informatica, la scienza politica, l’etica, e molte altre.


 La tecnopsicologia è un campo di ricerca interdisciplinare che cerca di comprendere le connessioni tra la tecnologia, il linguaggio e lo sviluppo psicologico basato sul linguaggio. La tecnopsicologia studia l’impatto delle tecnologie digitali sulla psicologia individuale e sociale, compresi i cambiamenti nel modo in cui le persone comunicano, elaborano le informazioni, costruiscono l’identità e gestiscono le relazioni. Si concentra anche sull’effetto di tecniche di comunicazione mediate dal computer, come l’interazione uomo-computer e la realtà virtuale, sulla cognizione e sul comportamento umano. In sintesi, la tecnopsicologia si occupa di esaminare l’interazione tra la tecnologia e la psicologia, al fine di comprendere i cambiamenti nel comportamento e nel pensiero degli individui e della società nel loro complesso. La ricerca applicata in questo campo si concentra sull’applicazione delle teorie e delle metodologie della tecnopsicologia allo sviluppo di nuove tecnologie e alla comprensione del loro impatto sulla società, la cultura e la politica. Ad esempio, uno dei settori in cui la tecnopsicologia sta trovando applicazione è l’interfaccia uomo-macchina (Human-Computer Interaction, HCI), che si occupa di progettare e sviluppare sistemi informatici e interfacce utente che siano efficaci, efficienti e soddisfacenti per gli utenti. Un altro campo di applicazione della tecnopsicologia è l’analisi del comportamento umano online, in particolare attraverso l’analisi dei dati generati dai social media e dalle piattaforme di e-commerce. Questo tipo di analisi può fornire informazioni preziose sulle preferenze e i comportamenti degli utenti, consentendo alle aziende di adattare i loro prodotti e servizi alle esigenze dei clienti. Infine, la tecnopsicologia è sempre più utilizzata nell’ambito dell’educazione e della formazione, dove le tecnologie educative possono essere progettate per supportare il processo di apprendimento degli studenti e migliorare l’efficacia dell’insegnamento. In generale, la ricerca applicata in tecnopsicologia mira a sviluppare soluzioni pratiche per i problemi reali, tenendo sempre in considerazione gli aspetti sociali, culturali e politici che possono influire sull’adozione e sull’efficacia delle tecnologie.


La tecnologia, infatti, è un fenomeno complesso e pervasivo che influisce in modo significativo su molti aspetti della vita umana, dalla cultura all’economia, dalla politica alla psicologia individuale e collettiva.

L’approccio multidisciplinare è essenziale per comprendere gli effetti della tecnologia sulla società e sulle persone, non solo dal punto di vista tecnico ma anche dalle implicazioni sociali, culturali ed etiche. Ad esempio, la tecnologia può influire sulla comunicazione tra le persone, sulle relazioni sociali, sulla privacy, sulla sicurezza informatica, sulla libertà di espressione, sulla partecipazione politica, sulla salute mentale e fisica, e molto altro ancora.

Inoltre, la tecnologia si evolve costantemente e velocemente, rendendo necessario un costante aggiornamento e una continua riflessione critica sulla sua influenza sulla società e sulla cultura umana. Per questo motivo, il tema dell’umanesimo e tecnologia richiede un approccio interdisciplinare e collaborativo per affrontare i problemi e le sfide che emergono dal rapporto tra l’uomo e la tecnologia.

L’Umanesimo e la Tecnologia rappresentano quindi due concetti che possono essere visti come contrapposti o, al contrario, come complementari.

Da un lato, l’umanesimo si focalizza sull’uomo e sulla sua capacità di ragionamento, creatività, moralità e libertà. Dall’altro lato, la tecnologia si riferisce alle conoscenze e alle tecniche utilizzate per produrre beni e servizi.

Nel corso degli anni, il dibattito sull’Umanesimo e la Tecnologia ha assunto diverse forme ed ha portato a conclusioni diverse. In generale, si può dire che le opinioni siano divise tra coloro che vedono la tecnologia come una minaccia per l’umanità e coloro che vedono la tecnologia come un’opportunità per migliorare la qualità della vita.

Tuttavia, negli ultimi anni, è emerso un nuovo tema nel dibattito sull’umanesimo e la tecnologia, ovvero la disumanizzazione indotta dalla tecnologia. In questo contesto, la disumanizzazione si riferisce alla perdita di elementi fondamentali dell’essere umano, come l’empatia, la moralità, la creatività e la libertà, a causa dell’eccessiva dipendenza dalle tecnologie.

In effetti, il dibattito sull’impatto della tecnologia sulla disumanizzazione non è nuovo. Già nel 1954, il sociologo statunitense David Riesman aveva pubblicato un libro intitolato The Lonely Crowd in cui descriveva l’alienazione e la disumanizzazione che derivavano dalla moderna società di massa e dalla tecnologia di massa.

Negli ultimi anni, tuttavia, la discussione si è intensificata, in parte a causa dell’avvento di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’automazione e l’Internet delle cose. Molti esperti e studiosi hanno sollevato la preoccupazione che queste tecnologie possano portare alla disumanizzazione e alla perdita di valori umani importanti come l’empatia, la compassione e la solidarietà.

Una delle principali preoccupazioni riguarda l’automazione dei lavori umani. Con l’introduzione di robot e intelligenza artificiale sempre più sofisticati, molte persone temono che il lavoro umano possa diventare obsoleto e che le persone possano diventare inutili e non necessarie nella società. Questo potrebbe portare a un senso di alienazione e disumanizzazione, in cui le persone perdono il senso di scopo e di valore nella loro vita.

Un altro punto di preoccupazione è la dipendenza dalla tecnologia e dai social media. Molti esperti ritengono che le persone stiano diventando sempre più dipendenti dai loro dispositivi digitali e dai social media, al punto da perdere la capacità di interagire e comunicare in modo significativo nel mondo reale. Ciò potrebbe portare a una diminuzione della capacità di empatia e di compassione verso gli altri e ad una perdita del senso di comunità e di solidarietà.

Inoltre, l’uso della tecnologia in alcuni settori, come la sorveglianza di massa e la guerra automatizzata, solleva preoccupazioni riguardo alla privacy, alla libertà e alla dignità umana. Questi sviluppi tecnologici potrebbero portare a una società in cui le persone sono costantemente sotto sorveglianza e in cui le decisioni che influenzano le loro vite sono prese da macchine senza alcun input umano.

Tuttavia, non tutti gli esperti sono d’accordo sul fatto che la tecnologia stia portando alla disumanizzazione. Alcuni sostengono che la tecnologia abbia il potenziale per migliorare la vita umana e promuovere la solidarietà e la compassione, se usata correttamente. Ad esempio, la tecnologia può essere utilizzata per connettere le persone in tutto il mondo e aiutare a creare un senso di comunità globale.

Inoltre, l’automazione dei lavori umani potrebbe liberare le persone da lavori noiosi e ripetitivi, consentendo loro di concentrarsi su attività che richiedono creatività e pensiero critico. La tecnologia può anche essere utilizzata per aiutare a risolvere problemi globali come il cambiamento climatico e la povertà, fornendo soluzioni innovative e sostenibili.

Chi ha ragione ..?
Il concetto di umanesimo e tecnologia ha a che fare con la tecnopsicologia.

Il termine Umanesimo si riferisce all’idea che l’uomo è al centro dell’universo e che le tecnologie dovrebbero essere progettate per migliorare la qualità della vita umana. La Tecnopsicologia, d’altra parte, studia l’interazione tra tecnologia e psicologia umana, e cerca di comprendere come la tecnologia può influenzare il pensiero, l’emozione e il comportamento umano. In questo senso, il concetto di umanesimo e tecnologia si concentra sulla progettazione di tecnologie che migliorino la qualità della vita umana, mentre la tecnopsicologia si concentra sulla comprensione di come le tecnologie influenzino l’esperienza umana e come possono essere utilizzate in modo efficace per migliorare il benessere mentale e fisico.

Una cosa sembra certa, il digital divide culturale sembra essere motivo di stress per molti immigrati digitali, soprattutto anziani. Ancora oggi come venti anni fa.

Sono oramai molti gli studiosi che sono considerati tra i maggiori esperti al mondo sulla tematica dell’analisi dell’impatto dei media digitali e le nuove tecnologie sulla società, la cultura e la politica, e alcuni nomi che spiccano sono:

  1. Sherry Turkle: professore al MIT, Turkle è autrice di numerosi libri sulla psicologia delle tecnologie digitali, tra cui “Life on the Screen” e “Reclaiming Conversation”. Il suo lavoro si concentra sulla relazione tra le persone e i robot, sulle implicazioni sociali dell’intelligenza artificiale e sull’impatto dell’uso dei dispositivi mobili sulla comunicazione e le relazioni umane.
  2. Danah Boyd: ricercatrice presso Microsoft Research e docente presso l’Università di New York, boyd è autrice di “It’s Complicated: The Social Lives of Networked Teens” e “Participatory Politics: Next-Generation Tactics to Remake Public Spheres”. Il suo lavoro si concentra sulla relazione tra giovani, tecnologia e partecipazione politica.
  3. Ethan Zuckerman: ricercatore presso il MIT Media Lab, Zuckerman si occupa di studiare l’impatto dei media digitali sulla politica e sulla società. È autore di “Rewire: Digital Cosmopolitans in the Age of Connection” e ha fondato il Global Voices, una rete di giornalisti e blogger che si occupa di riportare notizie dal punto di vista dei cittadini nei paesi in via di sviluppo.
  4. Nicholas Negroponte: fondatore del MIT Media Lab, Negroponte è autore di “Being Digital” e ha lavorato a lungo sulla convergenza tra tecnologia e cultura. Il suo lavoro si concentra sulla tecnologia come strumento per la creazione di nuove forme di espressione artistica e culturale.
  5. Manuel Castells: sociologo spagnolo che si è occupato della relazione tra tecnologie digitali, comunicazione e società. È autore di diversi libri tra cui “The Rise of the Network Society” e “Communication Power”. Il suo lavoro si concentra sulla costruzione sociale della tecnologia e sull’implicazione politica della rivoluzione digitale.
  6. Derrick De Kerchove: uno studioso e filosofo belga, noto soprattutto per i suoi contributi nel campo della cultura digitale e della teoria dei media. Ha scritto numerosi libri sul tema della tecnologia e della società, tra cui “Connected Intelligence: The Arrival of the Web Society” e “The Skin of Culture: Investigating the New Electronic Reality”.

Il lettore che vuole approfondire questa importante tematica ha oggi molta letteratura a disposizione per costruirsi la sua personale opinione.

Nel frattempo propongo la conoscenza di una nuova tecnologia al servizio dell’Umanità …

… non più disabilità

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