Onde silenziose, il pensiero femminile nella fisica quantistica e la nascita di EUDORA
Nel cuore dell’invisibile, dove la realtà si piega e si ricompone secondo leggi controintuitive, la fisica quantistica ci insegna che l’osservatore ha un ruolo.
Ma chi è stato, storicamente, autorizzato a osservare, a formulare ipotesi, a raccontare il mondo attraverso il linguaggio della scienza?

Dai tempi di Ipazia d’Alessandria, filosofa, astronoma e matematica uccisa per aver incarnato un sapere non allineato, le Donne hanno dovuto difendere il diritto stesso al pensiero libero. E nel corso dei secoli, il loro contributo alla scienza si è spesso manifestato come onda silenziosa, capace di attraversare epoche e resistenze culturali, lasciando tracce nel profondo.
È da questa consapevolezza che nasce l’Associazione di Promozione Sociale EUDORA: non come reazione, ma come proposta culturale, che fa della divulgazione quantistica un’occasione per ripensare la relazione tra sapere, linguaggio, inclusione e complessità.
Una genealogia invisibile, una memoria da riattivare
Nel 2018, Medical Physics International ha raccolto le storie di sei pioniere della fisica: da Marie e Irène Curie, a Chien-Shiung Wu e Maria Goeppert-Mayer, fino a Rosalyn Yalow e Harriet Brooks.
Scienziate che hanno inciso con intuizione e rigore nello sviluppo della fisica moderna, affrontando ostacoli istituzionali e sociali che le resero spesso invisibili nel presente, ma decisive nel futuro.

Ora, nel 2025 – Anno Globale della Fisica Quantistica, designato come occasione per una riflessione globale sui paradigmi della conoscenza, la pubblicazione del volume “Women in the History of Quantum Physics: Beyond Knabenphysik”(Cambridge University Press) segna un passaggio culturale importante. Questo studio storico riporta alla luce i contributi dimenticati di sedici scienziate della prima generazione quantistica, superando la narrativa dominante di una Knabenphysik: una “fisica dei ragazzi”.
Le fondatrici di EUDORA
La forza di una Comunità
Non è un caso se EUDORA nasce nel 2024, con undici socie fondatrici.
Donne provenienti da ambiti diversi ma unite da una visione condivisa della scienza come bene relazionale, cultura in movimento, atto generativo.
Tra di loro, fisiche di grande esperienza e attive nella ricerca quantistica presso il Centro Nazionale di Ricerca/CNR: Antigone Marino (Fisica – CNR-ISASI); Carmela Bonavolontà, (Fisica – CNR-ISASI); Maria Parisi, (Fisica – CNR-INO); Nadia Martucciello, (Fisica – CNR-SPIN); Simona Mosca, (Fisica – CNR-INO)
Accanto a loro, altre competenze strategiche e multidisciplinari, che esprimono l’anima dialogica di EUDORA:
Carmela Pugliese, (Economista – ISASI-CNR); Carla Giusti, (Architetta – Fondazione Idis Città della Scienza); Giorgia Dublino, (Imprenditrice della Comunicazione e Società); Chiara Silvestrini, (Biologa marina); Sabrina Di Dato, (Imprenditrice del benessere, giornalista); Barbara Feluca, (Mental Coach)
Una costellazione di saperi, capace di coniugare pensiero teorico, divulgazione, progettazione culturale, benessere integrale, pedagogia e comunicazione, in un approccio che rifiuta la frammentazione e promuove una visione interconnessa del sapere.
Dove l’intuizione diventa linguaggio
Nel Women for Quantum – Manifesto of Values (arXiv, 2024), un collettivo internazionale di fisiche propone una nuova etica della leadership nella scienza, fondata sulla cura e sulla responsabilità intergenerazionale.
L’autorità, affermano, dovrebbe tornare alla sua etimologia: augere, “far crescere”.
Una proposta che risuona con l’idea di EUDORA, che non mira a riequilibrare numeri, ma a trasformare i modi attraverso cui produciamo, condividiamo e raccontiamo la conoscenza.
Il futuro ha bisogno di voci diverse
In un’epoca in cui il sapere rischia di ridursi a prestazione e branding, EUDORA si propone come spazio in cui la scienza torna ad essere linguaggio culturale, atto creativo, strumento di co-evoluzione sociale.
Una scienza che non teme la sensibilità, che non disprezza il dubbio, che riconosce nella pluralità delle voci una condizione necessaria per comprendere davvero la complessità del reale.
Nel cuore dell’invisibile, dove la realtà si piega e si ricompone secondo leggi controintuitive, la fisica quantistica ci insegna che l’osservatore ha un ruolo.
Ma chi è stato, storicamente, autorizzato a osservare, formulare ipotesi, raccontare il mondo attraverso il linguaggio della scienza?
Nel corso della storia, molte Donne, #scienziate, hanno espresso legittima frustrazione per il mancato #riconoscimento del proprio contributo.
Ma la semplice ribellione – se isolata, se non strutturata, se non chiama in causa altre competenze – rischia di restare un atto simbolico, destinato a disperdersi nell’indifferenza secolare del sistema che contesta.
Affermare il proprio valore non basta.
Serve #consapevolezza. Consapevolezza delle dinamiche che governano la visibilità, la percezione, il riconoscimento sociale della scienza.
Molte eccellenti scienziate padroneggiano il linguaggio della propria disciplina, ma non quello della #comunicazione, delle #scienze cognitive, della #semiotica culturale.
Non è un dettaglio trascurabile.
Non è un caso, infatti, che quando pensiamo a uno “scienziato”, l’immaginario dominante ci restituisca ancora oggi l’immagine di un uomo bianco, adulto, in camice, in un laboratorio. Questa rappresentazione non è un dato oggettivo, ma una costruzione culturale, consolidata nel tempo da decenni di narrazioni: libri scolastici, articoli giornalistici inconsapevoli, produzioni cinematografiche, immagini pubblicitarie.
Una simbologia che si è stratificata nel mainstream e si è trasferita, spesso senza attrito, nell’immaginario dell’individuo comune.
Eppure oggi, più che mai, la scienza vive anche nella sua capacità di narrarsi, rappresentarsi, farsi comprendere e accogliere da contesti non accademici.
La #collaborazione tra scienze dure e scienze umane non è un atto accessorio.
È una #strategia epistemica.
Non basta produrre risultati: occorre situarli culturalmente, attraversare i linguaggi del tempo, trasformarli in visione condivisa.
Il #riconoscimento è anche una #costruzione discorsiva.
Ogni sapere ha bisogno di alleanze per generare impatto.
Solo così la giusta ribellione diventa #trasformazione.
Solo così la competenza scientifica di un genere può liberarsi dal proprio isolamento – promosso, talvolta inconsapevolmente, dall’altro – e diventare forza culturale capace di ridefinire l’immaginario collettivo.
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