Come il capitalismo sta trasformando Internet contro la democrazia” di Robert W. McChesney esplora il modo in cui il capitalismo ha sfruttato il potenziale democratizzante di Internet per trasformarlo in uno strumento di controllo economico e politico. L’autore analizza come, inizialmente, il web sembrasse offrire una piattaforma per la libertà di espressione e la partecipazione democratica, ma col tempo sia diventato sempre più dominato da grandi aziende capitalistiche che limitano l’uguaglianza, la privacy e il potere dei cittadini. Pubblicato nel 2013, dopo 10 anni la sua tesi sembra trovare davvero conferma.
McChesney mette in luce diversi aspetti chiave di questa trasformazione:
- L’egemonia delle grandi corporazioni
Grandi imprese tecnologiche, attraverso il monopolio dei dati e della pubblicità, sono riuscite a controllare Internet, riducendo lo spazio per la libertà di espressione e il dibattito democratico. - Declino del giornalismo
Internet ha portato alla crisi del giornalismo tradizionale, e con esso ha ridotto la qualità delle informazioni a disposizione del pubblico. Questo ha diminuito la capacità dei cittadini di partecipare in modo informato alla vita politica. - Sorveglianza e controllo dei dati
La crescente sorveglianza digitale da parte delle aziende tecnologiche e dei governi compromette la privacy e la libertà individuale, erodendo il potenziale di Internet come spazio democratico. - Alternative e riforme
McChesney sostiene la necessità di riforme radicali, incluse regolamentazioni più severe, per limitare il potere delle corporazioni e ripristinare Internet come strumento democratico. Il libro propone anche il rafforzamento dei media pubblici e un maggiore intervento politico per garantire che la rete serva l’interesse collettivo e non solo quello delle élite economiche.
Nel primo capitolo “Quale elefante nelle stanze digitali?”, l’autore affronta la domanda chiave del libro. Egli esamina come il capitalismo e la democrazia siano entrati in conflitto nell’era di Internet. Sebbene inizialmente Internet fosse visto come una forza democratizzante, McChesney mostra come il potere capitalistico abbia gradualmente trasformato il web in uno strumento per aumentare il controllo aziendale e ridurre le potenzialità democratiche. Egli discute l’importanza dell’economia politica della comunicazione per comprendere i problemi emergenti legati a Internet.
Nel secondo capitolo “Il capitalismo è uguale alla democrazia?“, viene esplorato il dibattito sulla compatibilità tra capitalismo e democrazia. Egli si chiede se il capitalismo, nella sua forma attuale, possa davvero coesistere con i valori democratici. Attraverso l’analisi delle dinamiche economiche, l’autore conclude che il capitalismo moderno, con la sua logica orientata al profitto, ostacoli la piena realizzazione della democrazia.
Nel terzo capitolo “Internet e capitalismo (I): Dove vagano i dinosauri?”, McChesney analizza la transizione di Internet da una piattaforma non commerciale a un ambiente dominato dalle grandi aziende. Egli descrive come le corporazioni di telecomunicazioni, considerate in via di estinzione, siano riuscite a sopravvivere adattandosi al nuovo panorama digitale, mantenendo un forte controllo sull’accesso e sui contenuti online.
Nel quarto capitolo “Internet e capitalismo (II): L’Impero del senza senso?“, si approfondisce il fenomeno del capitalismo monopolistico online. Egli descrive come poche grandi aziende abbiano preso il controllo della rete, utilizzando la pubblicità e la sorveglianza di massa per incrementare i profitti. McChesney mette in evidenza le implicazioni di queste pratiche per la libertà e la privacy, analizzando anche il rapporto tra le grandi aziende tecnologiche e il governo statunitense.
Nel quinto capitolo “Il giornalismo è morto! Lunga vita al giornalismo?”, McChesney esamina il declino del giornalismo nell’era digitale. Egli critica l’idea che Internet abbia migliorato la qualità dell’informazione e sostiene che la crisi del giornalismo tradizionale abbia ridotto la capacità dei cittadini di partecipare attivamente e informati alla vita democratica. McChesney sottolinea l’importanza di un sistema mediatico indipendente per una democrazia sana.
Nel sesto capitolo “Rivoluzione nella rivoluzione digitale?”, lo studioso riflette su come il potenziale rivoluzionario di Internet sia stato compromesso dal controllo capitalistico. Egli considera le azioni politiche necessarie per riprendere il controllo democratico del web, sottolineando l’importanza di politiche pubbliche efficaci per limitare il potere delle grandi aziende tecnologiche e promuovere una rete più equa e democratica.
In sintesi, il libro è un’avvincente critica di come il capitalismo abbia distorto Internet, rendendolo meno democratico e più orientato al profitto, e propone soluzioni per riportare il web alla sua promessa originaria: quello di essere uno spazio libero e democratico.
Robert Waterman McChesney professore americano presso il Dipartimento di Comunicazione dell’Università dell’Illinois è noto per i suoi studi sulla storia e l’economia politica delle comunicazioni e per il ruolo dei media nelle società democratiche e capitaliste. McChesney affermando che l’accezione “media deregolamentati ” è un termine improprio, descrive le organizzazioni mediatiche come un oligopolio sancito dai governi e posseduto da poche entità aziendali altamente redditizie, che hanno influenza legislativa e controllano la copertura delle notizie e che possono distorcere la comprensione pubblica delle questioni mediatiche. McChesney ha descritto la sua idea di deterioramento dell’attuale sistema mediatico statunitense, affermando che questa caduta libera minaccia il sistema democratico stesso.
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