C’è una linea sottile tra la follia e la strategia.
A volte chi sembra agire senza logica sta solo scegliendo un linguaggio che gli altri non capiscono.
La “teoria del pazzo” è il paradosso del potere: controllare la percezione fingendo di perderne il controllo.
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“Nihil est sine ratione”
– Cicerone, De Divinatione, II, 15
Machiavelli, Sun Tzu e la strategia dell’imprevedibilità
La “Teoria del Pazzo” è una strategia politica e diplomatica basata sull’idea di far credere agli avversari che un leader sia imprevedibile o persino irrazionale, inducendo timore e incertezza per scoraggiare il confronto diretto. Questo concetto ha radici antiche, risalendo a pensatori come Niccolò Machiavelli e Sun Tzu.
Machiavelli e l’arte della follia simulata
Niccolò Machiavelli, ne Il Principe (1513), suggerisce che un sovrano possa trarre vantaggio dal simulare la follia per confondere e intimidire i nemici. Secondo Machiavelli, la politica non si basa su una morale assoluta, ma sull’adattabilità e sulla capacità di manipolare la percezione degli altri. Un leader che appare imprevedibile e pronto a decisioni drastiche può scoraggiare gli avversari senza dover ricorrere alla forza diretta.
Sun Tzu e l’inganno come arma strategica
Le idee di Machiavelli trovano un’eco nelle massime di Sun Tzu, il generale e stratega cinese vissuto nel VI-V secolo a.C. Ne L'Arte della Guerra, Sun Tzu descrive l’inganno e l’imprevedibilità come strumenti chiave per la vittoria:
- “Tutta la guerra si basa sull’inganno.”
- “Quando sei forte, fingi di essere debole. Quando sei debole, fingi di essere forte.”
- “Sconfiggere il nemico senza combattere è la suprema eccellenza.”
Secondo Sun Tzu, la guerra, così come la politica e la diplomazia, non è solo una questione di forza bruta, ma anche di intelligenza strategica. Creare confusione e incertezza nel nemico può essere più efficace di un attacco diretto.
Casi Storici di “Follia Percepita”
Numerosi leader hanno adottato strategie simili alla “Teoria del Pazzo”, sfruttando la percezione della loro imprevedibilità o ferocia per ottenere vantaggi politici e militari.
Gengis Khan (XIII secolo)
Il terrore come arma psicologica
- Strategia
Diffondeva storie esagerate sulla distruzione inflitta ai nemici, spesso sterminando intere città per creare un effetto psicologico devastante. - Risultato
Molte città si arresero senza combattere, temendo rappresaglie terribili.
Vlad III di Valacchia (XV secolo)
L’impalatore e il terrore psicologico
- Strategia
Durante l’invasione del 1462, fece impalare migliaia di prigionieri lungo la strada che portava alla capitale, spingendo gli Ottomani alla ritirata. - Risultato
Sebbene in inferiorità numerica, riuscì a tenere a bada un esercito enormemente superiore.
Ivan il Terribile (XVI secolo)
La follia come strumento di governo
- Strategia
Creò l’Opričnina, un corpo di polizia segreta che eseguiva massacri casuali di nobili russi, impedendo la formazione di alleanze contro di lui. - Risultato
La nobiltà russa rimase costantemente nel terrore, permettendogli di mantenere il potere assoluto.
Napoleone Bonaparte (XIX secolo)
La follia strategica
- Strategia
Adottava tattiche di guerra rapide e inaspettate, sorprendendo gli avversari con manovre imprevedibili. - Risultato
Per anni le potenze europee non riuscirono a prevedere le sue mosse, portandolo a vittorie straordinarie.
Esempi recenti di “Follia Percepita”
- Adolf Hitler e la crisi dei Sudeti (1938)
percepito come estremista situazionale, riuscì a ottenere concessioni senza guerra - Nikita Krusciov e la crisi di Berlino (1958-1959)
Krusciov fu percepito come un leader emotivo e imprevedibile, generando preoccupazione tra i leader occidentali. Tuttavia, il suo tentativo di ottenere concessioni dagli USA fallì, poiché questi ultimi rimasero risoluti. - Richard Nixon e la guerra del Vietnam
Nixon avrebbe utilizzato la “Teoria del Pazzo” per far credere all’URSS e al Vietnam del Nord che fosse pronto a un conflitto nucleare. Tuttavia, secondo lo storico Stephen Walt, questa strategia non ha portato vantaggi significativi, aumentando solo il rischio di un’escalation incontrollata. - Saddam Hussein (2003)
Percepito come estremista disposizionale, portò gli USA a considerarlo una minaccia permanente e a rimuoverlo. - Muammar Gheddafi
Percepito come totalmente irrazionale, divenne un bersaglio diretto di attacchi esterni.
Krusciov, allora Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, si infuriò per un intervento del rappresentante delle Filippine, Lorenzo Sumulong, il quale accusò l’URSS di ipocrisia, sostenendo che i sovietici criticavano il colonialismo occidentale mentre essi stessi dominavano le nazioni dell’Europa orientale con la loro influenza politica e militare.
Krusciov, irritato, cominciò a protestare violentemente, arrivando al punto di sbattere una delle sue scarpe sul tavolo per attirare l’attenzione e mostrare la sua indignazione.
Tipologie di “Follia Percepita” e impatti strategici
Secondo uno studio di Roseanne W. McManus, la “follia percepita” nei leader politici si può classificare lungo la dimensione disposizionale o situazionale, le due dimensioni principali:
- Leader con preferenze estreme situazionali
- Disposti a tutto per una causa specifica, rendendo le loro minacce credibili e aumentando la probabilità di concessioni.
- Leader con deviazione situazionale dalla razionalità
- Imprevedibili in contesti specifici, incutono timore senza compromettere del tutto la loro affidabilità.
- Leader con preferenze estreme disposizionali
- Sempre aggressivi e insaziabili, spesso portano gli avversari a considerarli una minaccia costante.
- Leader con deviazione disposizionale dalla razionalità
- Considerati imprevedibili in modo incontrollabile, rendono difficile il negoziato e possono provocare un’escalation di ostilità.

L’analisi della McManus suggerisce che le forme di follia percepita situazionali possano offrire vantaggi strategici, mentre quelle disposizionali risultano pericolose e controproducenti. La politica internazionale e la diplomazia restano spesso un gioco di percezioni, minacce e calcoli strategici.
La Deception strategy
In sostanza, la Teoria del Pazzo è il costrutto di base, il fondamento di una strategia che si impiega in ambito militare, politico e nell’intelligence: la Deception Strategy. Questa strategia consiste nel manipolare la percezione dell’avversario inducendolo a compiere mosse errate, sottovalutare o sovrastimare le minacce e perdere il controllo della situazione.
L’obiettivo principale della deception (inganno) è creare un vantaggio asimmetrico, inducendo il nemico a reazioni dettate dalla paura, dall’incertezza o dall’eccesso di prudenza. Le tecniche possono variare da disinformazione intenzionale a simulazione di stati emotivi o strategici, fino alla costruzione di scenari che deviano l’attenzione da obiettivi reali.
Assunto che la percezione non sia la verità, tuttavia il rischio è che un uso eccessivo di deception possa ritorcersi contro chi la applica, portando alla perdita di credibilità o generando una reazione spropositata da parte dell’avversario. Per questo, come Sun Tzu e Machiavelli insegnano, l’arte della deception non è solo basata sull’inganno, ma anche sulla capacità di gestire il caos senza esserne travolti.
Situazionale
un comportamento dettato dal contesto specifico in cui un leader opera. Questi leader possono apparire estremi o imprevedibili in determinate circostanze, ma in altre situazioni tornano a comportarsi in modo più razionale. Questa strategia può rendere le minacce credibili e aumentare la probabilità di concessioni dagli avversari.
Disposizionale
un tratto stabile della personalità di un leader, che lo rende percepito come costantemente aggressivo, irrazionale o imprevedibile. A differenza dei leader situazionali, quelli disposizionali tendono a essere visti come minacce costanti, rendendo difficile il negoziato e aumentando il rischio di escalation di conflitti.
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