Red Lights un invito a considerare che ciò che non comprendiamo oggi potrebbe diventare chiaro domani, ma anche una riflessione sull’accettazione di sé e delle proprie complessità.
Questa mattina mi è venuto a trovare un giovane illusionista per un consulto su come poter impiegare effetti visivi digitali per creare nuove forma di illusioni: l’incontro mi ispirato a rivedere Red Lights, un thriller psicologico che intreccia scienza, paranormale e tensione filosofica, regalando agli spettatori un viaggio ricco di mistero e introspezione.
Diretto e scritto da Rodrigo Cortés nel 2012, il film si avvale di un cast di tutto rispetto, con Cillian Murphy, Sigourney Weaver e Robert De Niro che danno vita a personaggi complessi e carismatici. Al centro della narrazione si staglia il confine labile tra scetticismo razionale e fede nell’inconoscibile, un tema che affascina e inquieta allo stesso tempo.
La storia ruota attorno a due scienziati, la dottoressa Margaret Matheson e il suo assistente Tom Buckley, che si dedicano con passione a smascherare falsi fenomeni paranormali. La loro missione li porta a investigare su Simon Silver, un sensitivo leggendario che ritorna sotto i riflettori dopo anni di assenza. Ma con l’addentrarsi nelle pieghe oscure di questa indagine, si trovano a fare i conti con eventi sempre più inspiegabili, capaci di mettere in crisi le loro certezze più profonde.
Rodrigo Cortés costruisce il suo racconto attingendo da un ricco serbatoio di ispirazioni. Si percepiscono echi delle indagini di Harry Houdini, celebre per il suo impegno nel smascherare frodi, e il peso delle riflessioni di scettici come James Randi e più recentemente Penn e Teller la sottile linea tra scienza e pseudoscienza.
La sceneggiatura si nutre di studi sulla psicologia della percezione, mettendo in luce quanto sia facile per la mente umana cadere preda di illusioni, bias cognitivi e suggestioni. Ma non è solo una questione di inganni: il film affronta con intelligenza il fascino dell’ignoto, ricordandoci che alcune verità potrebbero effettivamente sfuggire alla comprensione razionale, come si rivela nel finale del film che si trasforma in una porta aperta verso molteplici interpretazioni, sovvertendo tutto ciò che credevamo di sapere, lasciandoci in bilico tra la possibilità che il paranormale esista davvero e una lettura più simbolica del potenziale umano. Il colpo di scena infatti sfida lo spettatore, sembrando dirci che la razionalità ha i suoi limiti e che forse dovremmo abbracciare l’ignoto con un pizzico di speranza.
Questo non è solo un invito a considerare che ciò che non comprendiamo oggi potrebbe diventare chiaro domani, ma anche una riflessione sull’accettazione di sé e delle proprie complessità.
L’intera opera di Cortés è un’abile danza tra tensione e riflessione. La performance di Robert De Niro, nei panni di Simon Silver, è carismatica e magnetica, mentre Sigourney Weaver e Cillian Murphy offrono interpretazioni profonde, intrise di umanità e vulnerabilità. La regia, sostenuta da una fotografia raffinata e da una colonna sonora suggestiva, amplifica l’atmosfera enigmatica, immergendo lo spettatore in un universo dove ogni certezza può essere messa in discussione.
Red Lights non è un film che si limita a intrattenere. È un invito a guardare oltre, ad interrogarsi sui confini della conoscenza e sul rapporto tra scienza e mistero. Rodrigo Cortés ci regala un’esperienza cinematografica che stimola la mente e il cuore, lasciandoci con più domande che risposte. In questo risiede il fascino più grande del film: la capacità di farci riflettere, ricordandoci che, in fondo, la vera meraviglia risiede nell’ignoto.
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