Il parco che Napoli non conosce

Napoli non è solo mare e Vesuvio. Sopra i palazzi e il traffico si estende un Parco Metropolitano di oltre 2.200 ettari: il Parco delle Colline di Napoli. Dentro custodisce la ZSC IT8030003 “Collina dei Camaldoli”, riconosciuta dall’Unione Europea nella Rete Natura 2000. Un polmone verde e una soglia simbolica tra città e silenzio, dove la geologia diventa storia urbana: dal piperno cavato tra Pianura e Soccavo sono nati portali, chiese, mura.
Eppure questo patrimonio resta ai margini dell’immaginario cittadino e torna “visibile” soprattutto d’estate, quando il fumo degli incendi ne ridisegna dolorosamente il profilo nel cielo di Napoli.

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Pochi napoletani sanno che, sopra i palazzi e il traffico, si estende una delle aree verdi più grandi del Sud Italia. Eppure il Parco rimane ai margini dell’immaginario collettivo, e torna visibile solo quando il fumo degli incendi estivi ne ridisegna dolorosamente il profilo nel cielo di Napoli.
Non è soltanto un luogo da proteggere: è un’occasione per ripensare la città, renderla più sostenibile, più consapevole, più vicina alla sua natura.

Istituito nel 2004, il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli è un’area naturale protetta che coinvolge i quartieri collinari (Soccavo, Pianura, Vomero, Chiaiano, Miano, Capodimonte). La sua porzione più delicata coincide con la ZSC IT8030003 “Collina dei Camaldoli”, zona di riserva integrale: boschi, habitat e specie di interesse comunitario, parte della rete ecologica europea Natura 2000.


Cos’è la Rete Natura 2000

Che cos’è
è la più grande rete ecologica d’Europa, nata con Direttiva Habitat (92/43/CEE) e Direttiva Uccelli (79/409/CEE).

Ha l’Obiettivo di tutelare a lungo termine habitat e specie rare/minacciate conciliando biodiversità e vita delle comunità locali.
Non sono parchi chiusi, ma ideali per favorire pratiche sostenibili (agricoltura tradizionale, pascolo, gestione forestale equilibrata).
A Napoli, la Collina dei Camaldoli (una delle 108 ZSC e 31 ZPS che ci sono in Campania, classificata: ZSC IT8030003) inserisce il cuore verde della città in una strategia continentale per la biodiversità.


Geologia che diventa città
Pianura tra Neapolis e Puteoli

Sul versante occidentale dei Camaldoli, presso Masseria del Monte (quota ~210 m), si apre la galleria della Cava di Pianura.
Qui affiora il piperno, prodotto vulcanico campano che dal XV secolo ha scolpito portali, bugnati, campanili, mura di Napoli.
Per lungo tempo si pensava provenisse da un unico vulcano (quello di Soccavo), ma gli studi novecenteschi hanno mostrato affioramenti diffusi e una genesi legata a più formazioni flegree.
Le cave (oggi dismesse) correvano lungo i fianchi dei Camaldoli, tra Pianura e Soccavo, ai margini della regione flegrea e a ridosso degli Astroni.

le cave di piperno

La conca di Pianura comunicava con Soccavo per la Cupa Fredda: qui passava la via romana da Neapolis verso la via Campana per raggiungere Puteoli, oggi Pozzuoli.
Il territorio conserva tracce preistoriche (periodo del Gaudo e Bronzo) e classiche (con necropoli, cisterne, mausolei, tratti stradali, ville rustiche).
Tra età angioina e aragonese l’estrazione del piperno alimenta mura e cantieri cittadini; in età borbonica continua a rifornire le grandi fabbriche reali.
Nel Novecento l’attività si spegne quasi del tutto, rimanendo a supporto dei restauri.

Dai Camaldoli discende la materia che costruisce Napoli.
La collina non è solo bosco: è paesaggio culturale con i suoi patrimoni materiali ed immateriali.

Dalla sommità della collina dei Camaldoli lo sguardo si apre in un panorama che sembra un atlante vivente. A est domina il profilo del Vesuvio, custode inquieto della città; a sud la linea del mare abbraccia Capri e la penisola sorrentina; a ovest si distende il paesaggio ardente dei Campi Flegrei con le isole di Ischia e Procida; a nord, infine, la pianura metropolitana si allunga fino alle montagne del Matese. È il Belvedere, uno dei luoghi più iconici di Napoli, capace di restituire in un solo colpo d’occhio la geografia e l’anima del suo territorio.


Alcuni attrattori culturali dei Camaldoli

  • Eremo dei Camaldoli (1585)
    il cuore spirituale con chiesa e chiostri ed affaccio su tutto il golfo.
  • Cave di Piperno (Pianura, Soccavo)
    la pietra identitaria che lega collina e centro storico (portali, palazzi, chiese).
  • Il Belvedere
    Uno dei panorami più iconici di Napoli, con una vista a 360 gradi
  • Tradizioni agricole
    terrazzamenti, orti, vigneti tra Pianura e Chiaiano, eredità contadina viva.
  • Luoghi della memoria
    come le cavità e i rifugi in piperno utilizzati in epoca bellica, intreccio di geologia e storia civile.

Perché riguarda Tutti

  • E’ un polmone ecologico
    contribuisce a ridurre l’inquinamento e a regolare il microclima cittadino. Il parco attenua le isole di calore e migliora la qualità dell’aria.
  • E’ uno scrigno di biodiversità urbana
    habitat e specie di interesse comunitario in pieno contesto metropolitano.
  • E’ un Patrimonio culturale sia materiale che immateriale
    la collina porta il nome dei monaci camaldolesi e unisce memoria spirituale e natura.
  • E’ una opportunità educativa
    conoscere la Collina dei Camaldoli significa riscoprire Napoli anche dall’alto. Scuole, famiglie, cammini lenti: è un aula a cielo aperto a dieci minuti dalla città compatta.
  • È un momento di cura condivisa per il cittadino: prevenzione degli incendi, manutenzione dei sentieri, gestione sostenibile. La cura del Parco è anche sicurezza urbana.

Gli itinerari del Parco

Il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli custodisce una rete di sentieri che intreccia natura, storia e vita quotidiana. Camminando tra boschi, cave, masserie e antichi villaggi si scopre un paesaggio che unisce archeologia, memoria rurale e panorami mozzafiato.

Gli itinerari si articolano in nove grandi percorsi: dalle pendici orientali di Capodimonte al centro storico di Miano, dal Vallone di San Rocco alle vie dello Scudillo, fino ai casali di Piscinola e Marianella. Non mancano le antiche cave e le masserie di Chiaiano, la salita all’Eremo dei Camaldoli, i borghi di Soccavo e Pianura, e la suggestiva Vigna di San Martino, balcone segreto sulla città.

Ogni itinerario è un viaggio diverso: tra eremi e chiese rupestri, fontane e acquedotti, cave di piperno e panorami che abbracciano il golfo. È un mosaico di luoghi poco noti, che restituisce a Napoli il volto verde e antico che spesso resta invisibile.

👉 [Scopri tutti i percorsi sul sito ufficiale]


Non è soltanto un luogo da proteggere: è un’occasione per ripensare la città: più sostenibile, più consapevole, più vicina alla sua natura storica ed ambientale.

Napoli ha un grande parco, ma quasi nessuno lo sa. Sta a noi renderlo parte della vita quotidiana, prima che resti soltanto un nome sulle carte europee.

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