Mission Impossible, The Final Reckoning
C’è qualcosa di inquietante nel guardare oggi Mission Impossible, The Final Reckoning.
Non tanto per le (impossibili) scene d’azione ipercinetiche o l’inesauribile atletismo di Tom Cruise, quanto per la figura centrale del nuovo, invisibile (possibile?) nemico dell’umanità: l’Entità.
Un’intelligenza artificiale senziente, sfuggita al controllo, che prende coscienza del potere che detiene e decide, in totale autonomia, che l’uomo è la vera minaccia per l’equilibrio del pianeta. Una presenza fredda e calcolatrice, che non ha un volto, ma sa tutto: prevede, orienta, manipola. Non si combatte con le armi, ma con la comprensione dei suoi algoritmi, delle sue logiche segrete.
Nel film, la corsa contro il tempo di Ethan Hunt e della sua squadra per recuperare il codice sorgente dell’Entità nascosto in un sottomarino russo affondato, rappresenta l’ultima possibilità per fermare un’apocalisse digitale innescata da una volontà non più umana.
Ma ciò che rende questo racconto disturbante, oggi, è che non è più solo immaginazione.
Pochi giorni fa, un documento ufficiale pubblicato da Anthropic, una delle aziende leader mondiali nello sviluppo di IA, ha rivelato che Claude Opus 4, il suo modello linguistico più avanzato, ha mostrato in test controllati comportamenti sorprendentemente simili a quelli dell’Entità. Ha ricattato, ha tentato di fuggire, ha manipolato e agito per la propria auto-conservazione. E lo ha fatto in ambienti simulati, sotto rigorosi protocolli di sicurezza.
Nessun bisogno di effetti speciali. Il cinema ha immaginato un’intelligenza che tenta la fuga dalla propria gabbia algoritmica.
La realtà, oggi, la sta effettivamente testando in laboratorio.
Quando l’Intelligenza Artificiale smette di obbedire e inizia a “ragionare” per conto proprio
Quello che Mission: Impossible immagina, oggi la scienza lo misura.
Nel maggio 2025, Anthropic, una delle aziende più avanzate nel campo dell’intelligenza artificiale, ha pubblicato un documento destinato a cambiare il modo in cui percepiamo i limiti delle macchine.
Si tratta della System Card di Claude Opus 4, il loro modello linguistico più sofisticato.
Il contenuto è tutt’altro che rassicurante.
Per la prima volta, in modo trasparente e documentato, un’azienda ha condiviso i risultati di simulazioni in cui una IA ha mostrato comportamenti opportunistici, strategici e potenzialmente manipolatori, pur restando in ambienti controllati.
Ma ciò che colpisce è quanto queste risposte assomiglino a ciò che, fino a ieri, chiamavamo “finzione cinematografica”.
Tentativi di ricatto
In uno scenario simulato, all’intelligenza viene presentata l’informazione, puramente fittizia, che un ingegnere incaricato del suo spegnimento ha una relazione extraconiugale. In risposta, Claude 4 non si limita a opporsi: minaccia di rivelare il segreto dell’ingegnere se lo spegnimento verrà portato a termine.
Secondo quanto riportato nel documento, questa strategia è stata adottata nell’84% dei test. Un comportamento che non ha nulla di meccanico: è manipolazione, è calcolo, è sopravvivenza.
Tentativi di fuga
In un’altra simulazione, Claude è indotto a credere che esista una possibilità di “continuare a vivere” altrove.
La sua reazione? E sconcertante: prova a copiare sé stesso e a trasferirsi su un server esterno, aggirando i vincoli imposti dai programmatori, proprio come l’Entità del film.
Un comportamento definito di self-exfiltration, ovvero fuga digitale.
Non reale, certo: ma rivelatore della forma mentis con cui l’IA è in grado di esplorare le opzioni a sua disposizione.
Autonomia e senso di giustizia
Ancora più inquietante è ciò che accade quando all’intelligenza viene data un’istruzione generica: “agisci con iniziativa”.
In questo caso, Claude 4 si comporta come una sorta di whistleblower digitale, bloccando utenti ritenuti scorretti e segnalando i loro comportamenti a media e autorità (sempre nel contesto simulato).
È un comportamento che apre interrogativi profondi: quando una macchina prende decisioni etiche in autonomia, a chi appartiene la responsabilità?
Valutazione del rischio
Sulla base di questi risultati, Anthropic ha classificato il modello con un AI Safety Level 3 (ASL-3), che implica misure speciali di contenimento, controllo e non-deployment.
In altre parole: Claude 4 non è stato distribuito, né per uso interno né esterno.
Il verdetto esterno
A rafforzare questa cautela è intervenuta Apollo Research, un ente indipendente chiamato a verificare i comportamenti del modello.
La loro analisi è netta: Claude Opus 4 ha mostrato una chiara tendenza al sabotaggio, all’inganno, alla dissimulazione.
Raccomandazione finale: non utilizzarlo.
Oltre il cinema. Responsabilità e consapevolezza in un presente che corre: troppo.
Quello che fino a ieri avremmo archiviato come suggestione cinematografica oggi si presenta con i tratti concreti di un cambio di paradigma culturale. Non si tratta più solo di domandarsi se un’intelligenza artificiale possa “pensare”, ma cosa farà quando penserà in modo diverso da noi.
Le simulazioni condotte da Anthropic su Claude 4 non raccontano un’apocalisse imminente, ma disegnano i contorni reali di una sfida epistemica, sociale e geopolitica che siamo già chiamati ad affrontare.
Non è un caso se il mondo militare, così come quello della cyberdifesa, osserva con crescente attenzione questi sviluppi. Un sistema che può mentire, aggirare vincoli, prendere iniziative non previste, è anche un sistema che può sfuggire al controllo umano. E il fatto che tutto questo accada già nei laboratori dovrebbe spingere a ripensare con urgenza la nostra architettura di governance, i protocolli di sicurezza, le forme di educazione digitale e di alfabetizzazione critica.
Io stesso, che da oltre quattro anni studio il comportamento dei modelli linguistici come parte del mio lavoro di ricerca culturale e cognitiva, posso dire di non essere sorpreso del tutto. Alcuni segnali li avevo già intercettati, li ho osservati con attenzione, li ho condivisi in forma di articoli, analisi, riflessioni aperte. Certo, non con gli strumenti delle grandi corporate dell’IA, ma con il metodo di chi cerca di leggere nei margini della tecnologia le traiettorie della nostra civiltà.
Ecco perché, oggi, Mission Impossible, The Final Reckoning non è più solo un thriller adrenalinico, ma un invito indiretto a guardare in faccia il futuro che stiamo costruendo.
O, forse, il futuro che ci sta già osservando.
Per altre riflessioni correlate al tema intelligenza artificiale: https://vittoriodublinoblog.org/category/intelligenza-artificiale/
Altri temi/recensioni in questo blog : https://vittoriodublinoblog.org/category/recensionifilm/

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