La collana I Poeti di Ponte Vecchio nasce con l’intento di offrire uno spazio di espressione alle voci più significative della poesia contemporanea, valorizzando autori che, attraverso i loro versi, sanno raccontare la complessità del nostro tempo con sensibilità e profondità. Il progetto editoriale si propone di creare un ponte tra tradizione e innovazione, dando vita a un dialogo poetico che attraversa epoche, esperienze e visioni del mondo diverse. Ogni raccolta pubblicata nella collana riflette la ricchezza di stili e tematiche che caratterizzano la poesia attuale, spaziando dall’introspezione individuale alla critica sociale, dalla memoria storica alle sfide della modernità. Il titolo stesso evoca il simbolismo del ponte come luogo di incontro tra passato e presente, tra parola scritta e sentire universale. I Poeti di Ponte Vecchio si configura, quindi, come un laboratorio di poesia aperto, in cui le voci selezionate contribuiscono a disegnare una mappa emozionale del nostro tempo, lasciando tracce indelebili nel panorama letterario contemporaneo.

Giorgia Dublino è stata selezionata per pubblicare le sue poesie nella 68a di questa collana poetica. Attraverso i suoi versi, l’autrice esplora le contraddizioni della società moderna, ponendo l’accento sullo smarrimento dell’individuo nell’era digitale, sulla riscrittura della memoria collettiva, sull’alienazione imposta dalla tecnologia e sulla costante ricerca di autenticità. La sua poesia si caratterizza per un linguaggio incisivo e una capacità rara di tradurre in immagini poetiche le tensioni e le inquietudini del nostro tempo.Giorgia osserva il mondo con una lucidità che si traduce in versi taglienti, colmi di consapevolezza e di disincanto. La sua poesia è un viaggio tra le pieghe di una società che corre senza sosta, inghiottendo i suoi stessi abitanti in una spirale di aspettative e illusioni. L’individuo moderno si perde nel frastuono della contemporaneità, circondato da parole vuote e promesse inconsistenti.

In Fiamma nel caos, l’autrice tratteggia il ritratto di un’umanità alla deriva, in cui il progresso non è sinonimo di evoluzione ma di alienazione. Le luci artificiali accecano più che illuminare, il tempo scorre cieco e indifferente, e il successo si rivela un idolo di cartapesta. Eppure, anche in questo scenario di frenesia e disorientamento, qualcosa resiste: la speranza, fragile ma incrollabile, trova rifugio nello sguardo innocente dei bambini, simbolo di una purezza non ancora corrotta dalla corsa al nulla.
Un’immagine simile ritorna in Ciclo misto, dove la vita si trasforma in un ciclo incessante di doveri, ruoli e prestazioni da compiere senza sbavature. L’illusione di poter controllare tutto si sgretola sotto il peso delle aspettative sociali, lasciando emergere la fatica di chi, ogni giorno, cerca di non deludere il mondo. In questo incessante rincorrersi di responsabilità e ambizioni, la perfezione si rivela solo un inganno, un ideale irraggiungibile che spezza e consuma.
Mentre il mondo si affanna a costruire nuove narrazioni di progresso, la memoria viene riscritta e il passato diventa terreno di manipolazione: in Censurando le vergogne, Giorgia denuncia il tentativo di cancellare tutto ciò che non si conforma ai valori attuali, alterando il senso stesso della storia. Le opere classiche vengono rimodellate, le parole sostituite, le immagini edulcorate, come se il passato potesse essere purificato da ciò che oggi appare scomodo. L’autrice si chiede se questo processo sia davvero un atto di giustizia o piuttosto una forma di rimozione collettiva che finisce per privarci di una comprensione autentica della nostra eredità culturale.
Anche in Nel gioco delle mamme, la società appare contraddittoria: mentre proclama il valore dell’inclusione, crea nuove regole che più che unire sembrano dividere. L’infanzia, con la sua spontaneità e il suo bisogno di spazio, si scontra con un mondo che impone categorie rigide e codici di comportamento. Giorgia ci invita a riflettere su cosa significhi davvero accogliere, senza trasformare l’inclusione in un’ennesima costruzione artificiale.
Se la società riscrive la storia e impone nuovi schemi, la tecnologia contribuisce ad alimentare un’esistenza sempre più filtrata e irreale: in Freud sull’iPhone, l’autrice porta la psicanalisi nel mondo digitale, mostrandoci un’umanità prigioniera del proprio bisogno di validazione. I social network diventano il nuovo teatro dell’ego, dove ogni interazione è un riflesso distorto della realtà. Il desiderio di essere visti, apprezzati, confermati nell’esistenza si traduce in una dipendenza emotiva che alterna euforia e vuoto. Freud, osservando dall’alto, sorriderebbe amaramente nel vedere l’(e)scatenarsi a ogni notifica, mentre il Super-Io, severo, ci ricorda quanto poco autentico sia ciò che stiamo inseguendo.
È in questo scenario che si inserisce Conversazioni inaspettate, una poesia che coglie il cambiamento culturale attraverso gli occhi di un bambino. Le nuove generazioni si fanno domande diverse, rifiutano gli stereotipi, immaginano mondi più liberi. Tuttavia, la domanda che sottende la poesia è se davvero siamo pronti a permettere questo cambiamento, o se la società continuerà a mantenere rigide le sue strutture anche quando proclama di volerle abbattere.
Questa tensione tra libertà e costrizione si riflette nel cuore della poetica di Giorgia Dublino, che indaga con attenzione la lotta interiore dell’individuo contemporaneo: in Scelte, il compromesso si impone come unica via possibile: scegliere non significa sempre trovare la strada giusta, ma spesso si riduce a dover optare tra due soluzioni ugualmente difficili. Il peso della responsabilità schiaccia, le opzioni sembrano soffocanti, ma fermarsi non è un’alternativa. Ogni passo è una battaglia silenziosa, un atto di resistenza contro un mondo che impone ruoli e doveri senza lasciare spazio alla vulnerabilità. Questo tema è centrale anche in Battaglie silenziose, dove l’autrice racconta la fatica di chi si rifiuta di indossare maschere, scegliendo la via più difficile: rimanere fedeli a sé stessi. Non è una lotta visibile, non ci sono proclami o scontri aperti, ma ogni giorno è una prova di forza contro un sistema che premia l’omologazione e punisce l’unicità.
In Dall’oggi al domani, Giorgia affronta il tema del cambiamento, quell’imprevedibilità che rende la vita tanto spaventosa quanto necessaria. La transizione da un giorno all’altro può essere destabilizzante, ma anche carica di possibilità. Accettare l’incertezza, imparare a fluire con il tempo anziché tentare di imbrigliarlo, diventa la chiave per trovare un equilibrio tra il desiderio di controllo e la necessità di lasciarsi sorprendere.
Infine, la critica dell’autrice si lega a Sorridere e andare oltre, una poesia che riflette sulla superficialità delle interazioni umane. Giorgia denuncia il rumore costante delle parole vuote, delle opinioni imposte senza ascolto, e suggerisce che a volte il gesto più rivoluzionario è un sorriso: un atto di ribellione silenziosa contro la frenesia e l’inconsistenza del mondo.
La poesia di Giorgia Dublino è un dialogo aperto con la realtà, un tentativo di mettere a nudo le ipocrisie, le illusioni e le contraddizioni di un mondo che oscilla tra progresso e alienazione. I suoi versi non offrono soluzioni, ma spalancano finestre su riflessioni profonde, invitando il lettore a fermarsi, a interrogarsi, a non accettare passivamente ciò che gli viene imposto. In un’epoca che premia la velocità, la sua voce poetica è un invito a rallentare, a riscoprire il valore del dubbio e della complessità. E forse, a trovare, anche nel caos, la fiamma di qualcosa che ancora merita di essere custodito.
Giorgia Dublino
«Mamma e imprenditrice nella comunicazione. Alla base del mio approccio artistico c’è l’esplorazione della semiotica dei media per svelare le verità nascoste. Scrivo delle contraddizioni della vita. Ogni parola è un atto di resistenza per capire me stessa e il mondo.»
Giorgia pubblica le sue riflessioni quotidiane sul suo blog Jorjette.
Ha recentemente pubblicato Tiberio un Imperatore fuori Tempo, una satira pungente sull’isola di Capri, suo luogo d’adozione. Un’opera che invita alla riflessione, utilizzando l’ironia e la parodia per esplorare temi universali come la decadenza, la trasformazione e l’eredità storica.
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