l’Éidola nelle Estetiche dei mondi immateriali

Nel panorama delle riflessioni estetiche contemporanee, Éidola. Estetiche dei mondi immateriali di Massimo Sgroi (in collaborazione con Damiano Errico) si distingue come un’opera densa, capace di intercettare e problematizzare le trasformazioni dell’immaginario nell’era del digitale. Il titolo stesso richiama i simulacri platonici, ma con una declinazione postmoderna, dove la realtà e la sua riproduzione virtuale non sono più in opposizione, bensì si fondono in un’unica matrice interconnessa.

Sgroi si muove con maestria tra filosofia, estetica e critica dell’arte, intrecciando il pensiero di Baudrillard, McLuhan e Dick in un tessuto concettuale che analizza il passaggio dall’Homo sapiens sapiens all’Homo Ibridus, un essere sempre più decentrato tra fisicità e rappresentazione, tra presenza e proiezione digitale. Il corpo, nell’era del metaverso e dell’intelligenza artificiale, non è più solo un involucro biologico, ma un’entità disseminata, modulabile, sottoposta a una mutazione pervasiva che riformula l’identità stessa.

Nel testo, l’arte diventa sia oggetto di analisi che strumento critico: può ancora svelare le dinamiche di potere celate dietro la simulazione? O rischia di essere essa stessa inglobata nel sistema come pura merce feticcio, privandosi della sua funzione sovversiva? Sgroi evidenzia la necessità di una nuova alfabetizzazione estetica, capace di navigare la complessità della contemporaneità senza cadere nelle trappole del determinismo tecnologico.

Il capitolo sull’intelligenza artificiale si interroga sulla possibilità che le macchine possano sviluppare una forma di creatività autentica, riprendendo le questioni sollevate da Asimov e Dick. Se l’AI può imitare l’arte umana, è davvero in grado di produrre senso? O si limita a ricombinare schemi preesistenti secondo logiche algoritmiche? La riflessione si spinge oltre, suggerendo che l’incontro tra umano e macchina non è solo una questione di interfaccia, ma di epistemologia: il nostro stesso modo di pensare è già alterato dall’interazione con i media digitali.

Sgroi non si limita a un’analisi accademica, ma costruisce un discorso che invita il lettore a una presa di coscienza critica, in un presente dove il reale è già “more than real”, come direbbe Baudrillard. Il libro si colloca così nel solco di una riflessione radicale sull’estetica dell’ipermodernità, offrendo spunti essenziali per chiunque voglia comprendere l’impatto delle tecnologie emergenti sulla nostra percezione del mondo.

Un’opera necessaria, che si muove tra il disincanto e la possibilità di un nuovo paradigma. Siamo davvero destinati a dissolverci nei nostri stessi simulacri, o esiste ancora uno spazio di resistenza estetica? La risposta, suggerisce Sgroi, dipende dalla nostra capacità di vedere oltre l’illusione e riappropriarci dello sguardo critico.

In “Éidola nelle Estetiche dei mondi immateriali” si affronta:
il Concetto di Estetica nei Mondi Digitali
con l’impatto della digitalizzazione e della simulazione tecnologica sulla percezione della realtà. L’idea di eidola rimanda ai simulacri di Platone, ma nel contesto contemporaneo viene riletta alla luce della smaterializzazione dell’esperienza umana, in cui il corpo stesso diventa una proiezione immateriale.

L’ identità e corpo ibrido
Viene esplorata la fusione tra umano e macchina, con riferimenti al concetto di cyborg e all’interazione tra corpo fisico e sua rappresentazione digitale. Si sottolinea il passaggio dall’Homo Sapiens all’Homo Ibridus, che non è più definito solo dalla sua fisicità ma anche dalla sua estensione digitale.

La realtà virtuale e percezione
Il testo introduce riflessioni sulla dissoluzione della distinzione tra reale e virtuale, evocando autori come Jean Baudrillard e Philip K. Dick. Viene sottolineata la perdita di confini tra simulacro e realtà, con il virtuale che non è più una semplice imitazione, ma un nuovo stato del reale.

Il ruolo dell’Arte e della Creatività
L’arte è vista come un possibile antidoto alla “androidizzazione” della società, capace di rivelare la manipolazione della realtà operata dai nuovi media. Tuttavia, si evidenzia il rischio che l’arte stessa venga inglobata nel sistema economico come puro feticcio.

L’ intelligenza artificiale e il post-umano
Si discute il ruolo delle AI nella creazione artistica e nel ripensamento dell’identità umana. Il testo richiama le leggi della robotica di Asimov e le implicazioni filosofiche della macchina che imita il pensiero umano, domandandosi se le AI potranno mai possedere coscienza e creatività.

Il Futuro tra tecnologia e umanità
Il libro termina con una riflessione sul futuro dell’umanità nell’era digitale. Si chiede se l’essere umano sia destinato a dissolversi nella sua versione sintetica o se ci siano ancora spazi per una rinnovata coscienza dell’identità umana nell’era tecnologica.

In sintesi, il testo è un viaggio filosofico-estetico nel rapporto tra umanità e tecnologia, con un forte riferimento alle teorie del post-umano e della simulazione digitale. L’arte e l’estetica vengono proposte come strumenti critici per comprendere e forse resistere alla completa smaterializzazione dell’esperienza umana.


Massimo Sgroi è critico d’arte contemporanea e scrittore italiano, attivo da oltre 25 anni nel panorama artistico nazionale. Ha curato importanti mostre collettive e personali in Italia, tra cui “More than Real”, “Mutoidi”, “L’Ultima Cena” e le personali di artisti come Obey, Jan Van Oost e Miltos Manetas. Attualmente, Sgroi ricopre il ruolo di direttore artistico del Museo di Arte Contemporanea di Caserta, contribuendo alla promozione e diffusione dell’arte contemporanea nella regione. ​ La sua attività si estende anche alla scrittura, con contributi su riviste specializzate e partecipazioni a conferenze e dibattiti sul ruolo dell’arte nella società contemporanea.​

Tra le sue pubblicazioni si annoverano:​

  • Il videogame trascendente”
    un’analisi delle estetiche del terzo millennio.​
  • “F for fake”
    un approfondimento sulle tematiche dell’inganno nell’arte.​
  • “Il volo del minotauro”
    una distopia cyberpunk ambientata nel 2051
    .​
  • La felicità al potere”
    un’autobiografia autorizzata dell’ex presidente uruguaiano José “Pepe” Mujica, curata insieme a Cristina Guarnieri. ​

Damiano Errico è un artista e fotografo italiano nato a Caserta nel 1970. La sua formazione artistica ha inizio all’Istituto d’Arte di San Leucio, dove incontra il pittore Bruno Donzelli, sotto la cui guida apprende le tecniche pittoriche. Successivamente, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove studia fotografia con Mimmo Jodice, ampliando così i suoi orizzonti artistici verso la fotografia. ​ Errico ha esposto le sue opere in gallerie e musei, e condivide la sua esperienza attraverso workshop e seminari di fotografia. Attualmente risiede a Caiazzo, un borgo collinare, dove organizza seminari per i suoi studenti. ​ Il suo lavoro si distingue per la fusione tra pittura e fotografia, creando immagini che richiamano l’estetica pittorica. Errico si considera un ritrattista e spesso tiene workshop sul ritratto sia in Italia che all’estero. Nel 2013 ha pubblicato “Fleur”, una raccolta di 50 ritratti femminili che esplorano l’universo femminile.


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