Sfatiamo il mito

La locuzione “cervello di gallina” è spesso usata in senso dispregiativo, ma la ricerca scientifica dimostra che gli uccelli, incluse le galline, possiedono straordinarie capacità cognitive.
Il neuroscienziato Giorgio Vallortigara, nel suo Cervello di gallina, affronta proprio questo pregiudizio, mostrando come i polli abbiano una sorprendente consapevolezza dell’ambiente, memoria spaziale, capacità di riconoscere oggetti e di distinguere simboli e geometrie.
Dunque la scienza moderna sta ribaltando il paradigma secondo cui gli uccelli avrebbero una mente inferiore rispetto ai mammiferi. Nello studio Thinking chickens: a review of cognition, emotion, and behavior in the domestic chicken si sottolinea che la struttura cerebrale degli uccelli è diversa, ma non meno complessa di quella dei mammiferi. Il loro pallio, funzionalmente analogo alla neocorteccia umana, permette loro di svolgere operazioni avanzate di elaborazione cognitiva.
Percezione e rappresentazione mentale
Un elemento fondamentale trattato da Vallortigara è la capacità degli uccelli di completare amodalmente gli oggetti, ovvero percepire un oggetto come intero anche se parzialmente nascosto. Questo fenomeno, che noi umani diamo per scontato, è stato dimostrato nei pulcini, che si comportano in modo simile ai neonati umani dai quattro mesi in poi.
Gli esperimenti sulle galline condotti al Roslin Institute mostrano che questi animali utilizzano anche indizi pittorici per percepire la profondità in immagini bidimensionali, proprio come gli esseri umani. Il che suggerisce che la loro percezione visiva non è semplicemente un meccanismo rudimentale, ma un’elaborazione attiva della realtà.

Ne La vita segreta degli uccelli. Come amano, lavorano, giocano e pensano di Jennifer Ackermann ci si focalizza sul canto degli uccelli, evidenziando che la comunicazione tra volatili è più sofisticata di quanto si credesse, con elementi di apprendimento e modulazione del canto simili a quelli presenti nei primati.
Il problema della mente e dell’intenzionalità
Uno dei temi più affascinanti affrontati da Vallortigara è se con gli uccelli possiedano una teoria della mente, ovvero la capacità di attribuire stati mentali ad altri individui. Il libro mostra esperimenti in cui le galline sembrano tenere conto del comportamento altrui in modo strategico, suggerendo una rudimentale comprensione dell’intenzionalità.
Questa linea di ricerca si allinea con gli studi citati nel magazine Il Bol Live, dell’Università di Padova che descrivono i corvi come capaci di pianificare azioni, usare strumenti e risolvere problemi in modo comparabile ai primati. Questo dimostra che l’intelligenza negli uccelli non è solo frutto di riflessi istintivi, ma si basa su elaborazioni cognitive sofisticate.
Il ruolo dell’epigenetica nell’evoluzione cognitiva
Vallotigara in un altro articolo pubblicato su OggiScienza sulle cinciallegre introduce un altro elemento chiave: l’epigenetica, ovvero il modo in cui l’ambiente influenza l’attivazione o la repressione dei geni. Questo studio dimostra che alcune capacità cognitive negli uccelli possono essere il risultato di un’adattabilità evolutiva recente, suggerendo che il loro comportamento intelligente sia plasmato non solo dalla selezione naturale, ma anche da fattori ambientali e culturali.
Capacità numeriche e logiche
Una delle scoperte più sorprendenti è che le galline possiedono abilità matematiche rudimentali. Nel suo libro, Vallortigara descrive come i pulcini siano capaci di distinguere quantità numeriche e di eseguire operazioni semplici come la somma e la sottrazione di gruppi di oggetti. Questo contraddice l’idea che la cognizione numerica sia un’esclusiva dell’essere umano.
Queste osservazioni sono rafforzate dai temi riportati nell’articolo Bird Intelligence: Research Reveals The Unexpected, che cita studi secondo cui molte specie di uccelli mostrano abilità avanzate di conteggio e problem-solving.
Il confronto con gli esseri umani
Infine, Vallortigara discute come il cervello degli uccelli e quello dei mammiferi abbiano seguito strade evolutive diverse per risolvere problemi simili. Il fatto che alcuni uccelli possano riconoscere il loro riflesso nello specchio – un test che in passato si riteneva superato solo da poche specie come scimmie, delfini ed elefanti – mostra che l’autoconsapevolezza potrebbe non essere un’esclusiva dei mammiferi superiori.
Nel libro di Vallortigara si suggerisce che gli uccelli possano costituire un modello di studio utile per comprendere l’apprendimento umano. Infatti, la struttura modulare del loro cervello potrebbe ispirare nuove ricerche nel campo delle neuroscienze e dell’intelligenza artificiale.
Concludendo, l’insieme di questi studi e osservazioni porta a un’unica, sorprendente conclusione: gli uccelli non sono affatto creature primitive dal punto di vista cognitivo, ma posseggono capacità avanzate che mettono in discussione la nostra tradizionale concezione dell’intelligenza.
Attraverso la fusione delle ricerche di Vallortigara con fonti disponibili, emerge un quadro coerente e rivoluzionario: l’intelligenza non è una prerogativa dei primati, ma si è evoluta in modo indipendente anche negli uccelli, portando a soluzioni diverse ma altrettanto efficaci per affrontare il mondo.
Questa prospettiva ha profonde implicazioni per il futuro delle neuroscienze, dell’etologia comparata umana e persino dell’intelligenza artificiale, aprendo nuove strade per comprendere i meccanismi alla base della mente e della coscienza.
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