OGAS, l’Internet che fu immaginato dall’Unione Sovietica

Negli anni ’60 del secolo scorso, gli scienziati sovietici erano impegnati nell’implementazione del progetto OGAS.

Grazie a questa idea, l’Unione Sovietica aveva quasi creato la propria rete Internet, qualche decennio prima di altri

Nel pieno della Guerra Fredda, negli anni ’60, la competizione tra il blocco sovietico e gli Stati Uniti si estese ben oltre il campo militare, abbracciando anche il dominio tecnologico. Tra le ambiziose iniziative tecnologiche concepite dall’Unione Sovietica, il progetto OGAS (Sistema Statale di Raccolta e Elaborazione Informazioni), nato nel 1963, mirava a digitalizzare l’economia e la gestione dello stato tramite il prodromo di una rete informatica avanzata, anticipando di anni l’avvento di Arpanet negli Stati Uniti. OGAS rappresentava un tentativo pionieristico di integrare la pianificazione centralizzata con la tecnologia digitale, conferendo all’URSS un potenziale ruolo di apripista nelle tecniche di gestione centralizzata e nelle idee di digitalizzazione.


Nel 1961, alla vigilia del XXII Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), l’articolo di Anatoly Kitov “Kibernetika i upravlenie narodnym chozjajstvom” (“Cibernetica e gestione dell’economia nazionale”) delineò la visione della cibernetica come chiave per la gestione economica automatizzata e centralizzata dell’URSS. Pubblicato nella raccolta “Kibernetiky na službu kommunizmu” (“Cibernetica al servizio del comunismo”) curata da Aksel’ Berg, l’articolo sosteneva che l’economia sovietica potesse essere vista come un “complesso sistema cibernetico,” composto da cicli interconnessi, da ottimizzare tramite centri di elaborazione dati diffusi in tutto il Paese. Kitov propose un sistema nazionale di centri informatici per raccogliere e ridistribuire dati economici, creando così una rete automatizzata e centralizzata per la gestione dell’economia. L’articolo ebbe grande impatto e il XXII Congresso del PCUS inserì la cibernetica tra le scienze cruciali per la costruzione delle basi tecniche e materiali del comunismo. Il programma del Partito, adottato dopo il congresso, sosteneva l’uso estensivo di dispositivi elettronici e sistemi di controllo per l’industria, l’edilizia, i trasporti, e la gestione scientifica e contabile. La stampa sovietica accolse entusiasticamente questa nuova visione, definendo i computer come “macchine del comunismo.” Negli Stati Uniti, l’articolo di Kitov suscitò un notevole interesse. La rivista Operations Research pubblicò una recensione positiva, in cui D. G. Malcolm affermava che «Se qualsiasi Paese volesse ottenere un’economia completamente integrata e controllata nella quale si applicano i principi “cibernetici”, l’Unione Sovietica sarebbe in vantaggio rispetto agli Stati Uniti nel raggiungere tale obiettivo.[…] La cibernetica potrebbe essere una delle armi considerate da Chruscev per “seppellire” l’Occidente» Malcolm suggerì che la cibernetica potesse essere una delle “armi” che Nikita Chruščëv intendeva utilizzare per “seppellire” l’Occidente. La conseguenza fu che la CIA reagì aprendo una sezione speciale per monitorare i progressi sovietici in cibernetica, mentre, nel 1962, alcuni consiglieri del Presidente Kennedy iniziarono a temere che entro il 1970 l’URSS avrebbe potuto sviluppare una tecnologia di produzione radicalmente innovativa, superando così gli Stati Uniti in ambito tecnologico.


L’idea progetto apparve nell’ambiente accademico alla fine degli anni ’50 nel pensiero di Anatoly Kitov – il primo in URSS ad organizzare e guidare il lavoro scientifico sulla risoluzione di problemi militari con l’uso di computer elettronici – e negli anni ’60 -’70 sviluppata con la guida di Viktor Glushkov.

Lo scienziato cibernetico Glushkov, prevedeva una rete su tre livelli: una centrale di coordinamento a Mosca, hub regionali per i dati locali e nodi periferici nelle varie industrie e amministrazioni statali. Ogni livello avrebbe raccolto dati sull’economia e la produzione per centralizzarli a Mosca, dove sarebbero stati analizzati per consentire un monitoraggio in tempo reale della produzione e distribuzione delle risorse. Una visione avanzata per l’epoca, OGAS mirava anche a ridurre il ruolo della moneta cartacea, sostituendola con una valuta elettronica che, in prospettiva, avrebbe potuto trasformare i sistemi di pagamento, un concetto lontano ma anticipatore rispetto ai pagamenti digitali moderni.

L’obiettivo e le sfide di OGAS

Nelle intenzioni di Glushkov, OGAS doveva supportare la pianificazione economica sovietica tramite una gestione automatizzata e centralizzata delle informazioni, regolando gli squilibri economici e ottimizzando la distribuzione delle risorse. La rete avrebbe creato un sistema di monitoraggio e regolazione economica, riducendo gli sprechi e facilitando il controllo sulle dinamiche di produzione e consumo in modo molto più rapido ed efficace rispetto ai metodi tradizionali. Tuttavia, nonostante la portata innovativa, OGAS si scontrò con difficoltà pratiche significative.

In un sistema burocratico altamente frammentato, i ministeri e le varie amministrazioni statali videro in OGAS una minaccia alla propria autonomia. La centralizzazione delle informazioni economiche avrebbe ridotto il potere decisionale di ogni entità, facendo sì che i ministeri opponessero forti resistenze all’implementazione del progetto. Inoltre, l’assenza di finanziamenti adeguati e la complessità tecnica della rete contribuirono a rallentarne lo sviluppo e infine a bloccarlo.

Un progetto incompiuto ma storicamente rilevante

OGAS resta dunque un esempio emblematico dell’approccio sovietico alla tecnologia e della sua ambizione di guidare lo sviluppo digitale statale. Sebbene il progetto – in parte messo in pratica creando un “Sistema di Pianificazione Automatizzata” messo in funzione alla fine degli anni ’70 che doveva diventare parte integrante dell’OGAS –  non sia mai stato compiuto, il tentativo di creare una rete nazionale di gestione economica centralizzata anticipava le moderne discussioni sulla digitalizzazione delle infrastrutture statali e sull’economia automatizzata. OGAS evidenzia come l’URSS fosse all’avanguardia nelle idee, anche se la realizzazione pratica si scontrava con le limitazioni strutturali di un sistema burocratico e ideologicamente orientato che, col passare del tempo, si è dimostrato più lento nell’adattarsi alle trasformazioni globali che hanno caratterizzato il business capitalista e il commercio tecnologico, nonostante ne avessero avuto anche l’intuizione ante-litteram, come ad esempio con le intuizioni di Nikolai Veduta.  


Lo scienziato cibernetico sovietico Nikolai Veduta (economista cibernetico sovietico bielorusso) profetizzò nel suo libro “Cibernetica economica”,  nel 1971 :«Ogni individuo ha molteplici bisogni per i quali ha specifiche funzioni produttive. Queste funzioni sono determinate dalla società. Sulla base delle informazioni sui bisogni delle persone, la società forma informazioni sui bisogni sociali. Dall’informazione sui bisogni sociali e sulle possibilità di produzione si forma l’informazione sui compiti della produzione sociale e sulla limitazione del consumo non produttivo. I compiti della produzione sociale possono essere realizzati solo quando ogni singolo membro della società riceve informazioni sulla funzione produttiva assegnatagli dalla società e, in conformità con queste informazioni, gestisce sul posto di lavoro la totalità dei mezzi di produzione che gli sono stati assegnati. In questo modo, le informazioni sui bisogni e sulle risorse si muovono verso l’alto dall’individuo, raggiungono il vertice della gerarchia di produzione sociale e da lì scendono verso il basso, ritornando all’individuo sotto forma di compiti di produzione e vincoli di consumo non produttivi. Gli esseri umani agiscono sia come consumatori che come produttori. Tra il consumatore umano e il produttore umano esiste un vasto e complesso sistema di raccolta, trasmissione, archiviazione, elaborazione e rilascio di informazioni. In questo sistema, le informazioni sui bisogni e sulle risorse vengono trasformate secondo leggi ben definite in informazioni sulle influenze necessarie sui mezzi di produzione e sui vincoli sul consumo non produttivo determinati dai vincoli delle risorse. Le conquiste della scienza e della tecnologia moderne ci permettono di affermare che tutti i processi di informazione che funzionano tra i consumatori umani e i produttori umani possono essere automatizzati, cioè eseguiti senza persone e meglio di quanto sono eseguiti dagli esseri umani. Ma questo compito può essere risolto solo grazie al duro lavoro di scienziati, economisti, ingegneri e operai, attraverso gli sforzi congiunti della scienza e della produzione»


Il  blocco ideologico

OGAS non divenne mai completamente operativo, ma il progetto resta un episodio chiave per comprendere l’approccio sovietico all’uso della tecnologia, focalizzato sull’efficienza statale e sul controllo centralizzato, piuttosto che sullo sviluppo per scopi commerciali e di sviluppo di business capitalistici.

In Unione Sovietica, la tecnologia era prevalentemente concepita come uno strumento per il progresso sociale – ad esempio nel settore sanitario come in campo diagnostico con il contributo del fisico sovietico Vladislav Ivanov, che apportò innovazioni fondamentali nella Risonanza Magnetica Nucleare –  o per raggiungere obiettivi strategici di difesa (ovviamente nell’industria militare), e di prestigio internazionale come nella corsa allo spazio.

Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’emergere di un’economia globale basata sul mercato, la Russia si trovò improvvisamente a dover competere con le economie tecnologiche avanzate dell’Occidente, senza più il sostegno del suo sistema statalista. Tuttavia, la lunga immersione in un sistema economico e culturale centralizzato aveva lasciato un’impronta profonda. Questa visione statalista, per molti versi rigida, contribuì probabilmente a un “blocco psicologico” dettato forse da un’ideologia che continuava ad influenzare la classe dirigente russa, limitando l’adozione di un modello d’innovazione del tessuto economico-industriale flessibile e orientato al mercato e rallentando così la transizione verso un’economia tecnologica dinamica.

In questo senso, la traiettoria sovietica differisce nettamente da quella cinese. A partire dalle riforme economiche di Deng Xiaoping negli anni ’70 e ’80, la Cina riuscì infatti a integrare pratiche di mercato mantenendo al contempo una struttura di controllo statale. Questo approccio, che ha unito centralizzazione e apertura alla competitività, ha consentito alla Cina di diventare rapidamente una potenza tecnologica globale.


Note di approfondimento
Il progetto OGAS rappresenta uno dei tentativi più ambiziosi dell’Unione Sovietica di dominare l’arena tecnologica nel contesto della Guerra Fredda. A differenza dell’Arpanet statunitense, sviluppato pochi anni dopo con l’obiettivo di creare una rete di ricerca militare, OGAS si proponeva di digitalizzare l’intera burocrazia statale, rendendo l’Unione Sovietica un pioniere nella centralizzazione digitale. Questo progetto, tanto ambizioso quanto complesso, è trattato in diverse fonti letterarie che ne ricostruiscono la genesi, lo sviluppo e il fallimento. Benjamin Peters, nel suo testo How Not to Network a Nation: The Uneasy History of the Soviet Internet (2016), approfondisce il contesto storico della cibernetica sovietica e i tentativi di creare una rete nazionale. Peters analizza l’approccio di Viktor Glushkov, il principale artefice del progetto, il quale immaginava OGAS come un’infrastruttura capace di monitorare ogni aspetto dell’economia, centralizzando le informazioni per ottimizzare la produzione e la distribuzione delle risorse. Secondo Peters, però, OGAS non riuscì a decollare a causa delle tensioni interne tra i ministeri e delle resistenze burocratiche, che temevano la perdita di autonomia in favore di una centralizzazione eccessiva. L’evoluzione della cibernetica sovietica è ulteriormente esplorata da Slava Gerovitch in From Newspeak to Cyberspeak: A History of Soviet Cybernetics (2002). Gerovitch sottolinea come la cibernetica, inizialmente sospettata per le sue origini occidentali, divenne gradualmente un pilastro della strategia sovietica. Secondo Gerovitch, la cibernetica sovietica trovò nella pianificazione economica un terreno fertile, ma scontò le sue origini sospette, ostacolando il supporto necessario per la piena realizzazione del progetto OGAS. L’autore analizza come i concetti cibernetici si integrarono lentamente nel sistema socialista, solo per scontrarsi con le complesse dinamiche di potere interne. Viktor Glushkov, principale promotore e teorico del progetto, fu uno dei protagonisti della cibernetica sovietica. Nei suoi scritti, tra cui Introduction to Cybernetics (1966), Glushkov delineò le basi teoriche per una gestione economica digitalizzata e automatizzata, proponendo un sistema di monitoraggio in tempo reale che anticipava le moderne reti di controllo centralizzate. Glushkov e i suoi collaboratori avevano persino proposto una valuta elettronica per sostituire il denaro cartaceo, una concezione che, come emerge dalle sue opere, mirava a trasformare l’economia sovietica in una struttura completamente digitalizzata, con vantaggi in termini di efficienza e riduzione della burocrazia. Un’analisi indiretta ma interessante è fornita da Thomas P. Hughes in Networks of Power: Electrification in Western Society, 1880-1930 (2013). Pur non trattando direttamente OGAS, Hughes offre un punto di vista storico sulle reti infrastrutturali e sul loro ruolo nel contesto economico-politico. Il concetto di “reti di potere” esposto nel libro è applicabile a OGAS, evidenziando le sfide della centralizzazione e del controllo in progetti su vasta scala. La rete OGAS avrebbe rappresentato una forma di “potere informatico” che, integrando ogni aspetto dell’economia, avrebbe radicalmente ridefinito il controllo statale sulle risorse. Infine, The Computer as a Communication Device (1968), scritto da J.C.R. Licklider e Robert W. Taylor, introduce i principi dell’uso dei computer come strumenti di comunicazione e scambio dati. Sebbene occidentale, questo testo esprime idee parallele a quelle alla base di OGAS, evidenziando la sinergia tra progetti di networking nelle due superpotenze. Licklider e Taylor avevano immaginato i computer come mezzi per unire le persone e facilitare la condivisione di dati su larga scala, un concetto che, sebbene applicato a un contesto di ricerca militare, aveva elementi comuni con le aspirazioni sovietiche di OGAS. Per concludere la nota, una citazione del pensiero di Evgeny Morozov a OGAS non solo in termini di continuità storica ma anche per l’analisi critica del “feudalesimo digitale”. Morozov, analizzando i primi tentativi sovietici di controllo e gestione delle informazioni come OGAS, identifica in essi le radici dell’approccio moderno russo alle reti digitali di sorveglianza e controllo. OGAS può dunque essere visto come il precursore di una visione che ha poi informato le infrastrutture digitali russe, le quali ancora oggi sono legate all’idea di controllo statale centralizzato. Morozov confronta questa visione con quella delle Big Tech occidentali, specialmente della Silicon Valley, che, a suo avviso, rappresentano un “feudalesimo digitale.” Qui il potere digitale, ormai concentrato in poche mani, non assume responsabilità sociali, ma rimane un’estensione del potere statale statunitense, intensificato dal legame con il Pentagono. Al contrario, la Cina ha adottato un approccio che integra fortemente innovazione e politica statale, creando una sovranità tecnologica che combina difesa, innovazione e sviluppo economico. Morozov sottolinea, inoltre, come l’Unione Europea sia in ritardo nell’attuare una politica digitale che possa sostenere una sovranità tecnologica propria, come auspicato da Macron. In questo contesto, OGAS funge da esempio storico di come la Russia, già negli anni ’60, tentasse di unire tecnologia e centralizzazione statale, un obiettivo che la Cina ha realizzato con successo negli ultimi decenni. Per l’Europa, ispirarsi a questo tipo di integrazione potrebbe significare sviluppare una rete digitale che serva la sovranità economica e militare. In ultimo, il progetto Syllabus di Morozov, ideato ad Harvard, offre uno strumento per monitorare la qualità delle fonti e delle informazioni globali, mettendo a disposizione un algoritmo che indicizza milioni di documenti su tematiche fondamentali per l’umanità. Questa iniziativa riflette una nuova concezione di intelligenza collettiva, che potrebbe contribuire a uno sviluppo digitale basato su conoscenze affidabili e condivise, contrariamente al monopolio informativo del “feudalesimo digitale.”
Queste fonti offrono un quadro completo sulla nascita, evoluzione e sfide affrontate dal progetto OGAS, collocandolo nel contesto più ampio della cibernetica e delle reti digitali durante la Guerra Fredda. OGAS rimane un esempio significativo delle potenzialità e dei limiti della tecnologia quando incontra le dinamiche ideologiche e burocratiche di un sistema centralizzato.


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