Identità Sociale e comportamento economico

L’economia dell’identità parte dall’assunto che il comportamento economico non possa essere pienamente compreso senza considerare le influenze sociali e culturali che modellano l’identità di ogni individuo. L’identità sociale, intesa come la percezione di sé stessi all’interno di un gruppo, influenza profondamente le scelte economiche, andando oltre la logica tradizionale della massimizzazione dell’utilità e introducendo variabili come norme sociali, valori culturali e appartenenza di gruppo.

Un paradigma in evoluzione. L’impulso di Gary Becker.

Becker, pur basandosi sul concetto di razionalità economica, ha dato un impulso cruciale al cambiamento di paradigma nell’analisi economica. Nel suo celebre programma di ricerca, Becker ha esteso i principi economici tradizionali a comportamenti non di mercato, come la formazione della famiglia, l’educazione e la criminalità. Questa estensione ha introdotto l’idea che gli individui operano in modo razionale in ogni ambito della vita, cercando di massimizzare il proprio benessere anche in decisioni che sembrano non strettamente legate all’economia.

Sebbene Becker abbia continuato a parlare di razionalità economica, la sua visione ha fornito la base per approcci successivi, che hanno integrato fattori sociali e culturali. Becker ha dimostrato che anche in settori tradizionalmente considerati estranei all’economia, come la famiglia e la discriminazione, è possibile identificare incentivi e costi che influenzano le scelte umane. Questo ha preparato il terreno per concetti più complessi, come quelli esplorati nell’economia dell’identità.

Una interazione complessa. Identità e scelte economiche

L’economia dell’identità va oltre la razionalità pura per analizzare come le scelte economiche siano fortemente influenzate dalla percezione dell’individuo rispetto al proprio gruppo di appartenenza e alle norme che ne derivano. Secondo questa prospettiva, le persone non prendono decisioni economiche unicamente per motivi di guadagno materiale, ma per conformarsi a un’identità sociale.

Questo significa che le scelte economiche, come quelle riguardanti il consumo, il risparmio, il lavoro o la famiglia, variano in base all’interazione tra le norme sociali del gruppo di appartenenza e la percezione dell’identità individuale. Le norme del gruppo influenzano ciò che è considerato “giusto” o “accettabile” e quindi modellano i comportamenti economici.

Un esempio emblematico è il comportamento di consumo. Alcuni individui possono scegliere di acquistare prodotti che rafforzano il loro senso di appartenenza a un gruppo o che rispecchiano i valori culturali della loro comunità. Altri possono privilegiare scelte che li distinguono o li allineano a un gruppo sociale diverso, rivelando come l’identità influenzi i modelli di consumo.

Perché individui in condizioni economiche simili decidono in modo diverso?

Una delle intuizioni chiave dell’economia dell’identità è che individui con condizioni economiche simili possono prendere decisioni molto diverse, proprio a causa delle differenze nella loro identità sociale e culturale. Mentre la teoria economica tradizionale potrebbe aspettarsi che persone con redditi o educazione simili facciano scelte economiche simili, l’economia dell’identità dimostra che la percezione di sé e l’influenza del gruppo sociale possono portare a comportamenti divergenti.

Ad esempio, due individui con redditi equivalenti possono avere abitudini di risparmio opposte: uno potrebbe risparmiare per investire nel proprio futuro, in linea con le norme del suo gruppo, mentre l’altro potrebbe preferire un consumo più immediato, per rispondere alle aspettative di prestigio e ostentazione presenti nella sua comunità. Allo stesso modo, scelte educative o lavorative possono essere dettate non solo dalle possibilità economiche, ma anche dalle norme e dalle aspettative sociali legate all’identità di genere, etnia o appartenenza culturale.

L’Identità al centro dell’Economia. L’influenza di Akerlof.

L’evoluzione dell’economia dell’identità è stata formalizzata da George Akerlof, che insieme a Rachel Kranton ha sviluppato una teoria esplicita sull’influenza dell’identità nelle scelte economiche. Secondo Akerlof, le persone agiscono per mantenere e rafforzare la loro identità all’interno della società. Le scelte economiche non sono quindi solo una questione di massimizzazione dell’utilità, ma anche di coerenza con il proprio ruolo sociale.

Questo approccio offre una spiegazione chiara del motivo per cui individui che si trovano nelle stesse condizioni economiche possano prendere decisioni diverse: ognuno cerca di conformarsi alle norme e ai valori del proprio gruppo sociale. L’identità diventa quindi un elemento cruciale per comprendere le preferenze e i comportamenti economici, ampliando il raggio d’azione dell’analisi economica tradizionale.

Becker come pioniere, Akerlof come evoluzione

Gary Becker, pur lavorando all’interno del paradigma della razionalità economica, ha aperto la strada a una comprensione più ampia del comportamento umano nell’economia. La sua estensione dei principi economici al comportamento non di mercato ha ispirato nuovi modi di analizzare le scelte umane, gettando le basi per l’economia dell’identità. George Akerlof ha portato questa intuizione un passo avanti, dimostrando esplicitamente che l’identità e le norme sociali sono fattori cruciali per comprendere le decisioni economiche.

In definitiva, l’economia dell’identità riconosce che l’individuo non agisce solo come un agente razionale, ma come un essere sociale e culturale che prende decisioni economiche in base alla sua percezione di sé e alle aspettative del gruppo a cui appartiene. Questo approccio arricchisce la nostra comprensione del comportamento economico, offrendo una visione più sfumata e completa delle motivazioni che guidano le scelte degli individui.


Note di approfondimento

L’Economia dell’Identità è un campo di studio che esplora come l’identità personale e sociale influenzi le scelte economiche degli individui. In questa prospettiva, le decisioni economiche non vengono prese solo in base a incentivi finanziari o alla razionalità economica tradizionale, ma anche in base a come le persone vedono sé stesse e il loro ruolo nella società. Fattori come il genere, l’etnia, la classe sociale, la cultura e l’appartenenza a determinati gruppi influenzano il modo in cui gli individui agiscono in ambito lavorativo, educativo, di consumo o nelle relazioni sociali. L’identità diventa così una lente attraverso cui interpretare e prevedere i comportamenti economici, riconoscendo che le persone sono motivate non solo da interessi materiali, ma anche dal desiderio di conformarsi a norme sociali e mantenere un’immagine coerente con la propria identità. Questa teoria è stata resa popolare da economisti come George Akerlof e Rachel Kranton, i quali hanno dimostrato che l’identità è un fattore cruciale nell’economia, in grado di spiegare scelte che altrimenti potrebbero apparire irrazionali dal punto di vista economico tradizionale.

Gary Becker, insignito del Premio Nobel per l’Economia nel 1992 “per aver esteso il dominio dell’analisi microeconomica a una vasta gamma di comportamenti umani e interazioni, compresi quelli non di mercato …” è considerato un pioniere nel campo dell’economia comportamentale. Il suo programma di ricerca si basa sull’idea che il comportamento umano, anche al di fuori delle tradizionali transazioni di mercato, segua gli stessi principi fondamentali di razionalità economica. Becker ha sostenuto che gli individui agiscono secondo una logica di costi e benefici in una vasta gamma di contesti, inclusi l’istruzione, la famiglia, la criminalità e le decisioni legate alla salute. Becker ha dimostrato che è possibile applicare gli stessi modelli economici tradizionali a settori apparentemente distanti dall’economia, come la discriminazione, il comportamento criminale e le scelte legate alla formazione familiare. Secondo il suo approccio, anche le scelte non di mercato, come decidere di investire in istruzione o di sposarsi, possono essere analizzate attraverso il prisma della teoria economica, con l’obiettivo di massimizzare il benessere personale. Il suo lavoro ha aperto la strada a una comprensione più ampia dell’economia, evidenziando come le scelte umane siano influenzate da incentivi, preferenze e vincoli, contribuendo a un cambiamento di paradigma nel modo in cui l’economia analizza il comportamento umano.
Vedi anche: >http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/economics/laureates/1992/press.html

George Akerlof insignito del Premio Nobel per l’Economia nel 2001, è attualmente Koshland Professor of Economics presso l’Università della California, Berkeley. Akerlof ha ricevuto il Nobel insieme a Michael Spence e Joseph Stiglitz per le sue ricerche pionieristiche sull’informazione asimmetrica e per il suo celebre articolo “The Market for Lemons”, in cui ha dimostrato come l’asimmetria informativa possa portare al fallimento dei mercati. Il suo lavoro ha profondamente influenzato il campo dell’economia, dimostrando che quando una parte del mercato ha informazioni migliori rispetto all’altra, possono verificarsi inefficienze che influenzano il funzionamento del mercato stesso. Questo concetto ha avuto un impatto significativo non solo nell’economia teorica, ma anche nelle politiche pubbliche, aprendo la strada a nuove modalità di regolamentazione e gestione dei mercati. Akerlof ha anche collaborato con Rachel Kranton nello sviluppo della teoria dell’economia dell’identità, che esplora il ruolo che l’identità sociale gioca nelle decisioni economiche, spostando l’attenzione dall’homo economicus razionale a un modello che tiene conto delle dinamiche sociali e culturali. Vedi anche: > http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/economics/laureates/2001/akerlof-lecture.pdf  http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/economics/laureates/2001/popular.html

#Questa riflessione tesa all’attivismo di conoscenza è estratto da: la Cultura sviluppa …la Sostenibilità


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