A Brave New World vs Happycracy

Nell’ascoltare la riflessione di Galimberti che ha tenuto alla Gran Loggia di Rimini, mi viene in mente Brave New World (Il Mondo Nuovo), il famoso romanzo distopico dell’autore inglese Aldous Huxley  in cui i progressi della tecnologia – come in quella riproduttiva, nelle scienze cognitive, per la manipolazione psicologica e il condizionamento classico – si combinano per creare una società distopica che viene sfidata dal protagonista della storia.

Podcast: “L’uomo nell’etá della tecnica” secondo Umberto Galimberti, Rimini 15 Aprile 2023

Il Mondo Nuovo è stato scritto, nel 1931 e pubblicato nel 1932. Descrive una società futuristica in cui la tecnologia e la scienza hanno preso il sopravvento sulla natura umana. La trama si svolge in un Mondo dove alcune nuove tecnologie sono impiegate per creare individui perfettamente adattati alla loro funzione sociale, eliminando ogni forma di individualismo.

Il filosofo e psicologo Umberto Galimberti sollecita in me la riflessione su come abbia effettivamente senso interrogarsi anche oggi sul testo di Huxley che prende a bersaglio lo sviluppo scientifico e tecnologico di una nuova era, immaginata allora, e come sembra essere dopo un secolo, quella in cui stiamo vivendo, oggi.  

Interrogarsi sul testo di Huxley è importante poiché affronta temi di grande attualità come lo sviluppo scientifico e tecnologico, la manipolazione genetica, il controllo sociale e la perdita della libertà individuale.

Huxley prevede un futuro in cui la tecnologia avrebbe portato ad un mondo in cui gli individui non sarebbero stati liberi di scegliere il proprio destino, ma sarebbero stati forzati a seguire le regole del sistema. In questo senso, il romanzo è una critica alla avvenente società industriale e alla cultura del consumismo.

Interrogarsi sulle tematiche affrontate da Huxley nel suo romanzo ci consente di riflettere, per operare un parallelismo sullo sviluppo tecnologico e scientifico in atto nella nostra società, sulla sua influenza alla nostra vita quotidiana, sulle nostre relazioni sociali e sulla nostra libertà individuale. Inoltre, ci spinge a considerare l’importanza di un equilibrio tra il progresso scientifico e tecnologico e la salvaguardia dei valori umani fondamentali, come la libertà e l’autodeterminazione.

Huxley già ai suoi tempi sembrava essere consapevole della  fatale  inadeguatezza  di  larga  parte  della  politica,  della  sociologia  e  dell’etica  contemporanea; non a caso anche il nostro contemporaneo noto sociologo Zygmut Bauman lo dichiara apertamente nel suo “La Caduta degli Intellettuali”.

Huxley critica apertamente il sistema politico, l’organizzazione sociale e la cultura del suo tempo, sostenendo come essi fossero inadatti a fornire risposte alle sfide che l’Umanità avrebbe dovuto affrontare nel futuro.

Lo scrittore riteneva che la società stesse andando nella direzione tale da essere guidata da un’ideologia dominante basata sulla tecnologia e sull’efficienza, tendente a ridurre gli Individui a meri strumenti della produzione e del consumo. Questa visione del mondo, secondo Huxley, metteva in pericolo i valori fondamentali dell’umanità, come la libertà, la creatività e la dignità personale. Inoltre, Huxley metteva in dubbio le teorie sociali e psicologiche prevalenti nel suo tempo, sostenendo che esse non riuscivano a comprendere appieno la natura umana e a fornire soluzioni ai problemi sociali. Ad esempio, egli era scettico sulla capacità delle teorie marxiste di superare le contraddizioni del capitalismo, e criticava l’approccio freudiano alla psicologia per la sua enfasi sulle pulsioni sessuali e sulle dinamiche inconsce.

Ciò perché gli sviluppi tecnologico-scientifici stavano già fornendo configurazioni nuove, dove i concetti di  Libertà, Fratellanza e Uguaglianza stavano andando ad essere sostituiti dalle idee di Comunità, Identità e Stabilità. Infatti Huxley intuiva che gli sviluppi tecnologico-scientifici della sua epoca stavano fornendo nuove configurazioni sociali e politiche che non erano più quelle della Rivoluzione francese in cui i principi di Libertà, Uguaglianza e Fraternità erano considerati fondamentali.

In Mondo Nuovo, Huxley immagina una società futuristica in cui il potere tecnologico e scientifico ha permesso di creare una comunità organizzata e stabile, ma in cui l’identità individuale è stata sacrificata in nome dell’efficienza e dell’ordine. L’individuo viene creato artificialmente e viene programmato per svolgere un ruolo specifico all’interno della società, perdendo così la propria autonomia e la propria individualità.

Pertanto il concetto di Comunità in Huxley diventa particolare e molto diverso da quello che normalmente intendiamo con questo termine. Nel romanzo Huxley immagina una società in cui la tecnologia e la scienza hanno permesso di creare una comunità organizzata e stabile, ma in cui l’identità individuale è stata sacrificata in nome dell’efficienza e dell’ordine. La comunità è creata artificialmente attraverso l’indottrinamento e la manipolazione genetica, in modo da creare individui perfettamente adattati alla loro funzione sociale. La comunità è organizzata in classi sociali, in cui ogni individuo ha un ruolo preciso e non può sfuggire alla propria destinazione sociale. In questa società, la comunità diventa il valore supremo, al di sopra dell’individuo e della sua libertà. La comunità è considerata come l’unico modo per garantire la stabilità e la prosperità della società, e per evitare le disuguaglianze e i conflitti che caratterizzavano la società precedente. Nella Comunità dunque l’Identità individuale è creata artificialmente, in modo da garantire l’adattamento dell’individuo al proprio ruolo sociale. Gli individui prima creati in laboratorio sono poi programmati per svolgere un ruolo specifico all’interno della società. Non esiste più la diversità individuale, ma solo una ripetizione infinita di individui identici tra loro, che non hanno desideri, passioni o sogni personali. In questo immaginario distopico, l’identità individuale viene sacrificata in nome dell’efficienza e dell’ordine sociale. L’individuo non ha alcuna libertà di scelta o di espressione, ma deve adattarsi alle esigenze della società. L’identità individuale, quindi, diventa un concetto vuoto e privo di significato, in cui l’individuo perde la propria autonomia e la propria dignità.

Comunità ed Identità costruite in un laboratorio psicosociale conducono ovviamente alla Stabilità. Il concetto di Stabilità in Huxley rappresenta un altro aspetto centrale della sua critica. Nella società descritta da Huxley, la stabilità viene garantita pertanto attraverso l’eliminazione della diversità individuale, dell’individualismo e dell’emotività. Gli individui sono creati artificialmente e sono programmati per adattarsi al loro ruolo sociale, senza avere desideri personali o passioni individuali. La stabilità sociale viene mantenuta attraverso il controllo totale del pensiero e delle emozioni degli individui, in modo da evitare ogni forma di conflitto o ribellione. In questa società, la stabilità diventa il valore supremo, al di sopra della libertà individuale e dell’autonomia personale. L’individuo viene considerato come un elemento sostituibile e privo di valore, che deve adattarsi alle esigenze della società. La stabilità pertanto diventa una sorta di dogma, che giustifica la soppressione della libertà individuale e la creazione di una società uniforme e omogenea.

Huxley sostiene che l’identità individuale è un elemento fondamentale della nostra umanità e della nostra libertà, e che la sua rimodellazione artificiale porta a una perdita irreversibile dei valori umani essenziali.

«Il  mondo  nuovo  è  un  unico  campo  di  concentramento che si crede un paradiso non essendoci nulla da contrapporgli”

Questa citazione in Huxley rappresenta una delle sintesi della critica al sistema sociale e politico immaginato nel suo romanzo.

In sostanza, Huxley sostiene che questa nuova configurazione sociale contrasta pertanto con i principi della Rivoluzione francese, in cui l’individuo veniva visto come un soggetto autonomo e libero di scegliere il proprio destino. La tecnologia e la scienza avanzano creando una nuova forma di controllo sociale, che limita la libertà individuale e riduce gli individui a meri strumenti della produzione e del consumo.

Secondo Huxley, il mondo nuovo rappresenta un unico campo di concentramento in cui la libertà individuale è completamente soppressa in nome dell’efficienza e dell’ordine sociale. Nella società descritta da Huxley, gli individui sono privati della loro identità e delle loro passioni personali, e sono ridotti a meri strumenti del sistema. La società viene mantenuta sotto controllo attraverso l’indottrinamento e la manipolazione genetica, in modo da creare individui perfettamente adattati al loro ruolo sociale. In questo campo di concentramento che rinchiude l’Umanità  gli individui sono costretti ad adattarsi alle esigenze del Sistema senza avere alcuna possibilità di scelta o di espressione personale. L’idea di paradiso, presente nella società futuristica descritta da Huxley, è in effetti una sorta di illusione, poiché gli individui non hanno nulla da contrapporre a questa società totalizzante e uniforme.

Le tematiche di Libertà e conformismo,  libertà  e  manipolazione  del  desiderio sono centrali nella critica di Huxley.

In sintesi, Huxley mette in guardia contro la perdita della libertà e della diversità individuale nella società tecnologica e scientifica, e contro la manipolazione del desiderio e delle emozioni degli individui. La sua critica rappresenta una difesa della libertà e della diversità individuale come valori fondamentali dell’Umanità, che devono essere protetti e salvaguardati.

Huxley intuisce che la rimozione della possibilità psicologica delle alternative è un mezzo vincente per imporre il conformismo politico e ideologico e realizzare la disumanizzazione dell’individuo nella società; sostenendo che questa rimozione della possibilità psicologica delle alternative è la strada del Sistema  quale mezzo vincente per imporre il conformismo politico e ideologico. Gli individui non hanno alcuna possibilità di pensare diversamente o di esprimere opinioni alternative, poiché non hanno la capacità psicologica di farlo. La loro identità è completamente modellata dal Sistema, e non hanno alcuna libertà di scelta o di espressione personale.

«Una tale frottola che è cessata di esistere del tutto …»

Questa altra citazione di Huxley si riferisce alla critica che egli rivolge alla religione e alla spiritualità nella sua opera. Secondo Huxley, la religione e la spiritualità sono diventate così prive di significato e così influenzate dalle ideologie dominanti, da essere diventate una sorta di “frottola”, ovvero di un vuoto ed inutile insieme di credenze e pratiche.

“Se Dio è Morto il futuro non è più una promessa…” (U. Galimberti, citando Friedrich Nietzsche). La religione e la spiritualità sono state ridotte a mere superstizioni e rituali vuoti, prive di valore e di significato per la vita umana. Huxley, infatti, sostiene che nel suo Mondo immaginario la religione e la spiritualità sono diventate obsolete e inutili nel mondo moderno, e che sono state sostituite dalla scienza e dalla tecnologia come fonti di conoscenza e di significato.

Il mondo distopico di Huxley è in contrapposizione alla “Happycracy”

Questa visione distopica di Huxley è all’opposto del concetto di Happycracy, di Democrazia della Felicità.

Il mondo distopico descritto da Aldous Huxley nel suo romanzo “Il Mondo Nuovo è in netta contrapposizione alla happycrazia, ovvero una società che si sforza di garantire la felicità e il benessere dei suoi membri. Nel mondo di Huxley, la felicità è ottenuta attraverso l’uso di droghe e la soppressione delle emozioni e della libertà individuale, mentre la happycrazia ideale prevede la felicità come conseguenza di una società libera e giusta, in cui ogni individuo ha la possibilità di esprimersi e di realizzarsi secondo i propri desideri e aspirazioni. In altre parole, il mondo di Huxley rappresenta una forma estrema di controllo sociale, in cui la felicità è imposta dall’alto, mentre la happycrazia rappresenta un ideale di società in cui la felicità è un obiettivo condiviso e raggiunto attraverso il rispetto dei diritti e delle libertà individuali.

L’idea di happycracy è stata oggetto di dibattito nella teoria politica e sociale. I suoi sostenitori sostengono che la felicità e il benessere dei cittadini devono essere il principale obiettivo della politica pubblica, mentre i suoi critici mettono in guardia contro il rischio di ridurre la politica a un semplice strumento per la promozione della felicità individuale, a discapito della giustizia sociale e della libertà individuale.

Il tema della Happycracy – o di una società incentrata sulla felicità – è stato affrontato da diversi pensatori, sia nella filosofia che nelle scienze sociali, già da tempo. Oltre a quelli citati in qualche mia precedente riflessione, alcuni altri esempi di autori che hanno discusso della felicità come obiettivo sociale includono:

Alcuni esempi di autori che hanno discusso della felicità come obiettivo sociale includono:

  • Jeremy Bentham: filosofo britannico del XVIII secolo, fondatore del “utilitarismo”, una dottrina morale che sostiene che il fine ultimo delle azioni umane è il piacere o l’utilità. Bentham sosteneva che il compito della politica fosse quello di massimizzare il piacere o la felicità della maggioranza delle persone.
  • John Stuart Mill: filosofo inglese dell’Ottocento, sostenitore dell’utilitarismo come principio di giustizia sociale. Mill ha proposto l’idea di una “società felice”, in cui la felicità individuale e collettiva sarebbe stata raggiunta attraverso l’educazione, l’arte, la scienza e la cultura.
  • Richard Layard: economista britannico e autore del libro “Felicità: lezioni da una nuova scienza”, che propone l’idea di una “politica della felicità” come strumento per affrontare le sfide sociali e economiche del nostro tempo.
  • Martin Seligman: psicologo americano e fondatore della psicologia positiva, che ha proposto l’idea di una “psicologia della felicità” come approccio per migliorare il benessere e la qualità della vita delle persone.

Saremo o non Saremo nel Brave New World, questo è il dilemma.

Timothy Snyder ci spiega come si costruisce un regime autoritario e come cercare di fermarlo. Snyder è Levin Professor di Storia alla Yale University ed autore di Su Tyranny, Black Earth e Bloodlands, il suo lavoro ha ricevuto il premio letterario dell’American Academy of Arts and Letters, l’Hannah Arendt Prize e il Leipzig Book Prize for European Understanding

A questo link la trascrizione del suo speech.


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