Secondo alcuni esperti, un periodo di servizio civico obbligatorio può offrire benefici ad una Nazione, promuovendo la cittadinanza attiva attraverso il divario socioeconomico e creando forti legami sociali
Il presidente della Francia Emmanuel Macron vuole ripristinare il servizio militare obbligatorio per i giovani cittadini francesi .
A prima vista sembra sorprendente che quest’idea sia promossa da un leader che marcatamente si definisce marcatamente moderno. Il servizio militare obbligatorio è stato (ed è ancora, in quelle nazioni dove è tuttora in vigore) un concetto scomodo per molti, che richiama alla mente gli orrori della guerra, come quella civile americana, delle guerre mondiali o della guerra del Vietnam, quando i giovani uomini venivano arruolati contro la loro volontà.
In tempi di pace, tuttavia, il servizio militare svolge una funzione completamente diversa. Disquisendo per la re-istituzione del servizio militare obbligatorio negli Stati Uniti, lo studioso di studi di governance William Galston teorizzò gli effetti negativi nell’affidarsi a una forza militare di volontari e i potenziali benefici di un periodo limitato di servizio civico.
Il servizio nazionale obbligatorio che si estenda per meno di un anno, proposto in Francia, sottolinea il ‘dovere civico’, ed è abbastanza ‘indulgente’ per evitare di essere considerato strettamente militarista.
Galston scrive che il reclutamento basato sul volontariato contribuisce a quella che lui chiama “cittadinanza facoltativa: cioè quella ‘strisciante convinzione’ che essere un cittadino comporta ‘diritti senza responsabilità’ e che dobbiamo fare per il nostro paese solo ciò che scegliamo di fare”.
In altre parole, Galston sottolinea che fare affidamento su una ‘forza volontaria’ si indebolisce la ‘nozione pubblica di responsabilità inerente alla cittadinanza e- estendo il concetto – si inficia il senso del dovere verso i propri concittadini. Galston denota il potere del servizio militare obbligatorio come uno strumento atto a favorire un senso di solidarietà e di nazione. Senza di essa, sostiene, una nazione è più suscettibile al conflitto interno e meno resiliente di fronte alle minacce esterne, siano esse politiche, ambientali o di altro genere.
William Galston, filosofo politico e morale, detiene la Cattedra Ezra K. Zilkha in Studi di Governance e senior fellow presso il thin-tank Brookings Institute .E’ stato docente alla Saul Sterne Preside della facoltà di Politiche Pubbliche all’Università del Mayland. E’ stato vice assistente alle politiche interne dell’Amministrazione Presidenziale Clinton. E’ editorialista esperto del Wall Street Journal.
Galston è chiaro che il suo sostegno al servizio militare obbligatorio non riflette affatto un supporto ad progetto di re-introduzione della leva obbligatoria tout-court, egli scrive: “è difficile vedere come una persona ragionevole possa preferire quel sistema (usato in passato, n.d.r) fatalmente imperfetto alle istanze odierne”, osservando che l’idea del servizio universale sarebbe quella di promuovere la cittadinanza attiva attraverso un progetto (che pone il suo focus) sulle differenze socioeconomiche.
La popolazione francese sembra essere d’accordo
Sebbene (in Francia) aleggino mormorii di malcontento, la BBC riporta che il 60% della popolazione (francese) è a favore dell’idea, almeno in linea di principio. Il modello di servizio militare proposto sottolinea l’assunzione di un ‘dovere civico’ che si estenda per meno di un anno, e sembra abbastanza indulgente in termini militari, per evitare di essere considerato strettamente militarista.
L’Europa è indiscutibilmente divisa e la Francia cerca di assumere un peso sempre più pesante nell’intento di mantenere unita l’Unione europea. Un senso di comunità e di solidarietà sarà fondamentale per governare la nazione negli anni a venire. Sembra che l’obiettivo ultimo di Macron (con questa proposta) sia quello di creare legami sociali più forti tra i singoli membri della gioventù francese, nonostante i loro diversi background, un’idea condivisa da Galston.
“Non voglio esagerare i benefici civici che potrebbero derivare da una reintroduzione della leva obbligatoria. Tuttavia, un maggiore contatto tra i figli e le figlie dell’alta borghesia privilegiata e il resto della società rappresenterebbe un vero progresso”, scrive Galston, proseguendo: ” … inoltre, alcuni dei migliori scienziati sociali riscontrano una stratta connessione tra il periodo post-bellico (WWII) in cui era vigente il servizio militare e la dedizione produttiva, di quella generazione, alla vita civile. Se implementare la mia proposta potrebbe produrre anche solo una minima parte di questi positivi dividendi civici, ne varrebbe la pena”
References
– ( V. Dublino, tradotto ed adattato da ) Is Mandatory Military Service Good for a Country?, 2018, JSTOR Daily
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